Quando penso agli Stati Uniti e cerco informazioni su questo gigantesco Paese il nome che mi viene in mente è uno solo: Simona Sacrifizi.
Da 10 anni Simona documenta gli Stati Uniti nel suo blog, simonasacri.com, e sui social, essendosi guadagnata, con merito, il titolo di esperta oltre che interazioni ed il titolo di Socia Onoraria con VisitUSA Italy, associazione senza fini di lucro che ha come scopo quello di promuovere e sviluppare il turismo dall’Italia verso gli Stati Uniti e vincitrice, due volte negli ultimi 5 anni, del Media Award per la promozione turistica degli USA in Italia.
D’altronde le informazioni che Simona dispensa sono semplicemente una fonte inesauribile di consigli e punti di vista onesti e genuini su uno dei Paesi più complessi, grandi e variegati del mondo.
Nell’affermare che Simona sia un’esperta non scherzo mica e non lo scrivo alla leggera.
Perchè oltre a raccontare gli USA sul suo blog da un decennio, alle spalle ha ben 25 anni di viaggi consacrati quasi esclusivamente al Paese di cui conosce ogni angolo, anche quelli più remoti.
Una volta ho detto che non basta un anno per vederli tutti. Mi rendo conto che forse non basta una vita per portare a termine la missione, anche se lei mi pare sia sulla buona strada.
Ma oltre ad essere blogger e content writer Simona è ufficialmente anche una podcaster!
Gli appassionati di USA saranno infatti felici di sapere che è nato da pochissimo il podcast USA On the Road con l’obiettivo di approfondire e raccontare il Paese rendendolo accessibile a tutti ed in ogni momento.
Ed è proprio per celebrare questo nuovo ambizioso progetto che ho pensato di fare a Simona alcune domande.
Voglio infatti indagare il rapporto che la lega agli Stati Uniti ma vorrei anche “rubarle” qualche informazione pratica per viaggiare il Paese e magari convincere gli “scettici” a non fare il mio stesso errore: sottovalutarlo e rimandare un viaggio che, con il senno di poi, avrei dovuto fare molti anni prima.
Prima di entrare nel vivo dell'intervista voglio lasciarvi i dettagli di Simona con un consiglio spassionato. Seguitela!
È davvero bravissima e conosce gli Stati Uniti come pochi altri, quindi fatevi un favore e cominciate a leggere ed ascoltare i suoi racconti. Sono certa che a questi seguiranno le valigie!
Sito Web - Simona Sacri Travel Writer
Social - Facebook ed Instagram
USA on the road Podcast - Spotify - Apple Podcast - Spreaker - Google Podcast
La connessione, che ha poi dato vita ad una vera e propria passione, è nata grazie alla letteratura. Sono sempre stata un’avida lettrice, a 11 anni mia madre mi regalò “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain, una lettura e la conseguente scoperta di un mondo che mi presero talmente tanto dal convincermi a leggere altri libri di Twain, e poi a spaziare su molti altri autori dell’800 e del primo ‘900 americano, e a desiderare più di ogni altra cosa di visitare i luoghi narrati, a partire da quello che ancora oggi rappresenta uno dei miei percorsi del cuore negli States, il corso del Mississippi River.
Così qualche anno dopo ho iniziato a viaggiare negli Stati Uniti, ed oggi – dopo quasi 30 anni di esperienze in terra americana – continuo a farlo (per passione e per lavoro) con lo stesso entusiasmo e desiderio di scoperta.
Per me è sempre difficile offrire questo tipo di consiglio. Mi spiego meglio.
Gli Stati Uniti sono un paese immenso ed estremamente variegato da un punto di vista paesaggistico, storico e culturale.
L’errore che molti compiono è proprio quello di pensare che invece siano tutti uguali, e soprattutto uguali all’idea che si son fatti dalla tv, dai film e dalle serie, e questo è il motivo per cui al ritorno dal primo viaggio le opinioni si dividono quasi sempre in chi li ha amati alla follia, a volte con fin troppa enfasi, e chi invece non tornerebbe mai più, semplicemente perché non ha trovato ciò che si aspettava.
Quando mi si chiede un consiglio del genere io rispondo sempre con un’altra domanda, relativa alle aspettative (oltre che agli interessi ed alle passioni) che si hanno.
Fatta questa doverosa premessa, sicuramente per una prima volta consiglierei un viaggio itinerante, non la visita di una sola città, per poter assaporare e comprendere meglio le differenze cui alludevo prima. Per cui nel caso di New York, senza dubbio tra le mete più ambite, consiglierei dopo 5/6 gg in città di noleggiare un’auto e muoversi verso il New England, o verso le Grandi Pianure del Mid-West, o puntando alle città storiche della East Coast. Oppure volare direttamente sulla West Coast e attraversare parte del Southwest, prendendo in considerazione magari anche zone meno frequentate dal turismo di massa.
L’idea nasce dalla constatazione che in Italia podcast di viaggio dedicati agli USA non ce ne sono, i più sono di politica, costume e società, musica, etc..
Così ho deciso di dare voce a questo nuovo contenitore, dal titolo più che evocativo... “USA on the road”, con l’unico intento di coinvolgere sempre più appassionati ascoltatori, così come faccio ormai da 10 anni con i lettori del blog, su quanto di bello, insolito e sorprendente questo Paese abbia da offrire.
Partendo dagli spunti più insoliti, letterari, storici, culturali, tradizionali, cinematografici, paesaggistici, per permettere a chiunque lo desideri di saperne di più, oltre a trovare indicazioni utili per organizzare, e rendere ancora più speciale, il prossimo on the road negli States.
“USA on the road” è già presente su Spotify, Spreaker, Apple Podcast e Google Podcast, ogni mercoledì (siamo già al terzo) è on line un nuovo episodio con al termine tutta una serie di link di approfondimento. La narrazione principale è tutta mia ma ho in mente di coinvolgere più avanti alcuni ospiti speciali per offrire un valore aggiunto agli ascoltatori.
Amo New York perché è uno dei pochi luoghi al mondo che continua a sorprendermi, viaggio dopo viaggio.
Un microcosmo multietnico e variegato che muta con una velocità impressionante, che si piega nelle avversità, a volte anche drammaticamente, eppure sempre capace di reagire e risorgere più stimolante, accattivante ed affascinante che mai.
Il mio consiglio è quello di non fermarsi alle solite 5 cose da fare tra Manhattan, ma di andare oltre nella stessa Manhattan, di visitare Brooklyn non solo per il Brooklyn Bridge e la Promenade, penso a Brooklyn Heights, Dumbo, Williamsburg, Buschwick, Coney island, e così per il Queens, The Bronx e Staten Island.
Nota: Simona ha scritto TANTISSIMO su New York, rimando quindi al suo blog dove troverete tantissime informazioni sulla città. Leggete: TUTTO SU NEW YORK
L’East Coast USA, nello specifico i luoghi legati alla storia, all’epopea delle grandi figure che mi hanno ispirato ed alla letteratura, New York sicuramente in cima assieme al Massachusetts, lo stato che amo più di tutti in assoluto perché “casa” dei miei autori e libri del cuore, poi l’Old Deep South, tra cui la Louisiana, il Mississippi, l’Alabama, il Tennessee, la Georgia, il South e North Carolina, gli stati della Civil War, delle Piantagioni di indaco, riso e cotone, dei Civil Rights, del Jazz, del Blues, del Country, ed infine il Northern Pacific per natura e spazi infiniti.
Mi fermo qui, perchè la lista è davvero lunga!
Partendo dalla considerazione iniziale, il fatto che molti ritengano che esista una tipologia standard di “americano”, nulla di più sbagliato!
320 milioni di abitanti, un melting pot di culture ed etnie impressionantemente variegato, e soprattutto una differente formazione storica e culturale che spesso non varia solo da stato a stato, ma da città a città. Capirai che semplificare con la frase “è il classico americano” (spesso inteso come arrogante, grezzo e scarsamente acculturato) non è assolutamente corretto e giusto.
Sicuramente al secondo posto metterei il pregiudizio che negli Stati Uniti a prescindere si mangi male, errore! Ci sono numerose eccellenze alimentari e produzioni a km0, il problema è che chi arriva negli USA, specie le prime volte, cerca i classici fast food, diner e food truck resi celebri da film e serie tv, che tra l’altro sono molto più economici di altre soluzioni.
Come non citare poi “gli Stati Uniti sono un paese senza storia”, quante volte me lo son sentita ripetere. E’ ovvio che avendo solo 300 anni di vita il loro retaggio non possa essere paragonato a quello Europeo, ma quello che molti ignorano, oltre alla possibilità di approfondire la storia millenaria delle culture native con viaggi tematici, è che in questi 300 anni di eventi, e cambiamenti in ogni campo che hanno influenzato il mondo intero, in bene ed in male ovviamente, ce ne sono stati parecchi. Parliamo quindi di un paese relativamente giovane, ma non senza storia.
Sicuramente è possibile viaggiare in bus – pensa solo ai mitici Greyhound, i protagonisti dei primi viaggi verso Ovest, citati più volte dallo stesso Kerouac, prima ancora del boom dell’auto – o in treno, gli Amtrak hanno delle rotte spettacolari.
Io ho provato entrambe le soluzioni, il treno più volte ed i Greyhound un paio di volte. Sono mezzi di trasporto più utilizzati sulle coste atlantiche, e sulle tratte che prevedono soste più frequenti, nel Mid-West, in Florida o nel Deep South, molto meno (per le distanze infinite) nel Northern Pacific, nel Great American West e nel Southwest.
Assolutamente si!
Il bello del viaggiare negli Stati Uniti è che puoi vivere ed interpretare lo stesso percorso/destinazione in modi e dinamiche totalmente differenti. Il tutto supportato da un’ampia e variegata offerta di soluzioni di spostamento ed alloggio, dalle più economiche alle più lussuose.
Credo che citare proprio un passaggio di quel vecchio post riassuma il mio “mal di States” e molto di quanto detto in questa intervista.
“Una volta conosciute le grandi, accecanti, platinate, affollate, caotiche megalopoli che in modo apparentemente disorganico si distribuiscono in questo vastissimo territorio, sale il desiderio di prendere una macchina e spingersi oltre, proprio dove all'inizio sembra che non ci sia poi granchè.
Ed invece é lì, oltre una sgangherata tavola calda, oltre le insegne luminose di un vecchio motel e gli sbiaditi cartelli stradali di una strada di provincia, oltre quella graziosa cittadina sistemata nel bel mezzo del nulla, sopravvissuta ad una guerra di secessione e alle lotte per i diritti civili, oltre i racconti di un vecchio veterano del Vietnam, oltre le zucche di Halloween, oltre i piccoli originalissimi musei incontrati per caso e per fortuna lungo il percorso, oltre una fetta di deliziosa e profumata torta di mele con lo sciroppo d'acero... che si nasconde la vera America, quella che si lascia attraversare, che si fa conoscere ed assaporare, che ti racconta una vecchia storia lasciandoti poi col desiderio di saperne di più.
Quella dei grandi spazi, della libertà, intesa in tutte le sue sfumature, della possibilità, dei contrasti, degli eccessi, delle fattorie, dei piccoli centri, del Blues, del Jazz e del Rock, del patriottismo e delle bandiere orgogliosamente esposte sulle verande, della democrazia a tutti i costi, l'America di Lincoln, di Martin Luther King, di Kerouac, di Kennedy, di Elvis, di Armstrong.
Emozioni, sensazioni, percezioni che cambiano in base al viaggiatore che, difficile ed esigente che sia, da qualsiasi parte del mondo provenga, in questa vasta terra riesce sempre a trovare un pò di quello che cerca. Ormai ne sono sicura, nessun dubbio, se esiste un Mal di States io ne sono decisamente affetta.”
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