Ritrovo per pure caso nel libro di fotografie di Von Gloeden scattate a taormina questo estratto scritto da me ormai 10 anni fa.
Mi piace riproporlo qui, chissà che non inviti alla scoperta della mia terra, in particolare di Taormina, che da lui fu fotografata in maniera particolare e forse "oltraggiosa" ai tempi, che ha fatto conoscere questo piccolo incantevole paese in tutto il mondo, ma soprattutto perché questo libro fotografico fu un libro di viaggio, di scoperta. La Sicilia era considerata Africa. I Siciliani diversi, fauni quasi mitici e divini i cui segni di vita ci ricordano il loro essere uomini.
Queste foto raccontano una Sicilia di un tempo. Un viaggio poetico tra gli dei.
“Senza la Sicilia l’Italia non forma un quaro dell’anima; qui soltanto è la la chiave per capire tutti”
Questo l’invito del poeta Ghoete a visitare il Sud d’Italia, considerata ai primi dell’Ottocento a tutti gli effetti un territorio africano, che evoca allo stesso tempo la nostalgia della grecità e il gusto squisitamente romantivo verso l’esotismo, al punto da creare quello che verrà poi considerato il “mito della Sicilia”.
Il movimento romantico tedesco nutri una forte attrazione verso la natura e il paesaggio dell’isola en in particolare Taormina, il suo teatro e la sua incantevole ed alquanto incredibile vista, ispirò Ghoete nell’ideazione di Nausicaa, venne immortalata nei dipinti di Otto Gheleng ed impressa nelle singolari foto di Wilhelm Von Gloeden, rendendo il paese popolare in tutto il Nord Europa.
Il barone Von Gloeden sistabili a taormina inizialmente per curarsi dalla tubercolosi e subito si innamorò di questo paese posto tra Capo Sant’Alessio e la baia di Giardini Naxos perché:
“…tutta la storia dell’Italia, della Sicilia e della Grecia, in una parola del mondo mediterraneo, si riassumeva a Taormina. Un universo adatti a me e che poteva diventare completamente mio, e io avevo raggiunto il mio ideale, mi trovavo nell’Acropoli della bellezza. Non si trattava più di dipingere, ma di essere felici, di eternare beatitudine e non dei colori. Ormai la mia decisione era presa: a Taormina volevo vivere e morire. “
Fu il minuzioso ed appassionato lavoro da fotografo che rilanciò Taormina nel mondo facendola apparire una “piccola capitale omerica”.
Tra fichi d’india, rupi, mare ha fotografato ragazzi e ragazze taorminesi esplicitando l’estitesmo europeo dei tempi. Completamente nudi o legermente coperti sono stati immortalati facendone uscire dei divini ritratti fatti di fauni, satiri, divinità mitologiche, baccanti.
Un cammino a ritroso, quasi come quello di Ghoete in Italia, alla ricerca delle proprie origini, dalle fondamenta della storia il barone cerca così di immortalare chi è lui profondamente diverso: il Siciliano, diversità di cultura ed evidente diversità fisica.
Von Gloeden è riuscità a tradurre in immagini la realtà taorminese e i suoi abitanti così da ritrovare, come affermava Vittorio Sgarbi, “uno dei monumenti più significativi del gusto simbolista. La Natura di Sicilia, la dolcezza dei giardini di Taormina…come in un mondo greco mai tramontato pensò di ripopolarli con gli dei..”
La fortuna di quelle foto venne fatta dai soggetti che le rendevano vive, dei modelli umani dai tratti scuri e forti ma dall’aria ingenua e languida. Nudi ma con ghirlande di fiori. Leggere tuniche che riportano al mondo antico. Selvaggi.
L’essere siciliano, i suoi modi, i suoi gesti vengono catturati nella loro naturalezza ed innocenza. I suoi modelli e modelle venivano ritratti singolarmente e difficilmente in gruppo. Tutto questo per rendere lo scenario meno confuso favorendo così la focalizzazione su un solo soggetto, catturando chè che di più tipico e caratteristico vi era in quelle figure sognanti, nude o vestite, uomini o donne dagli occhi profondi e vaghi.
I giovani siciliani che furono suoi modelli vennero immortalati nudi senza risultare volgari. Ha conciliato brillantemente gli antipodi: la purezza e il peccato, l’ istinto e la dolcezza, la realtà e il sogno, il possibile e l’inverosimile.
I modelli di Von Gloeden hanno sicuramente contribuito a dar vita al “tipo siciliano”.
I colori, gli sguardi, i gesti colti da Von Gloeden trasmettono ciò che di più intimo e vero c’è nel popolo dell’isola, riuscendo ad esportare il fascino nello stesso tempo virile e dolcemente poetico di questi uomini, adagiati su colonne o accanto a piante di fichi d’india, con occhi sognati e sperduti.
Molteplici dunque le fotografie scattate dal barone, sia nel suo studio che nelle contrade taorminesi. Tutte le fotografie lo hanno condotto a spiegare l’ideale classico di cui per anni era stato alla ricerca e che, passo dopo passo, lo ha condotto alle origini.
Un luogo dove la realtà diventava comprensibile, in cui l’uomo stesso nella pluralità delle sue forme, espressioni e stati d’animo si conosce e si identifica come diverso tra i diversi.
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