Ormai da quasi due anni l’argomento Nomadi Digitali ha preso sempre più piede anche in Italia, uno stile di vita nuovo, indipendente e sicuramente affascinante e che spesso si associa al viaggio..ma è così semplice diventarlo? Insomma chi sono in verità questi personaggi che vogliamo immaginare come in costume e sdraiati sotto al sole con un laptop sempre a portata di mano?
Parto dalla considerazione per cui sebbene la parola Nomade indichi un movimento continuo, il fatto di essere uno di questi non significa necessariamente viaggiare in continuazione, anzi nella maggior parte dei casi è proprio il contrario.
Certo questa condizione di lavoro favorisce gli spostamenti, in quanto non avendo alcuna sede fissa di lavoro non si è obbligati a viaggiare, ma se chi viaggia esclusivamente ha 24 ore a disposizione per potere fare quello che desidera del suo periodo "libero", chi lo fa lavorando dovrà conciliare le due cose e dare la priorità a scadenze e clienti piuttosto che al tour e all'escursione.
Quindi in base a queste considerazione credo che posso identificare un nomade digitale semplicemente a colui che grazie alla possibilità di lavorare online (digitale) può permettersi di viaggiare se lo vuole (Nomade).
Una delle domande più frequenti è: come faccio a diventare un nomade digitale?
Quando ricevo queste email, generalmente rispondo: come faccio a diventare un ingegnere? O uno scrittore? O un pittore? O un maestro? E via dicendo.
Studio, esperienza, passione, tenacia e pazienza.
Non basta solo la passione per buttarsi in questo modo, non bastano solo gli studi o la voglia di fare.
L’esperienza è essenziale, e di questo ho già scritto a tal riguardo in più occasioni.
Se voglio scrivere a pagamento per altri siti, o come blogger scrivendo un tot di post al mese per potere avere questa opportunità devo provare quello che ho fatto nel passato, lo stesso vale per qualsiasi altra professione che permette di slegarsi dal "posto fisso".
Un mercato del lavoro globale implica ovviamente allo stesso tempo una competizione altrettanto internazionale e quindi più competitiva.
Bisogna essere in grado di farsi scegliere tra persone che sanno fare il tuo stesso lavoro, che hanno tariffe diverse dalle tue e con competenze similari.
La risposta ad entrambe le domande è NO.
Non è facile perché per costruirsi una credibilità si avrà bisogno di tanto tempo, così per trovare clienti, per guadagnare sempre più progetti di lavoro che paghino abbastanza così da arrivare a fine mese con il proprio stipendio. Non è facile, non è veloce, non è una attività che si può imporvvisare soprattutto se si vuole fare di questa la primaria ed unica attività lavorativa.
Credi davvero che lavorando indipendentemente avrai tutto il tempo a disposizione?
Il fatto che non si lavori in un ufficio non significa che si lavori meno o che si sia più liberi, anzi.
Bisogna rispettare tempi e richieste, a volte, molto spesso, si lavora molto di più di quanto si era preventivato e capita che ci si chieda “ma chi me lo ha fatto fare?”
Lavorare con clienti differenti tutte le volte significa avere a che fare con diverse personalità che potrebbe capitare di non sapere gestire.
Dal cliente che chiede il tuo aiuto ma non ti ascolta, notti passate al computer per terminare qualcosa che ha una scadenza imminente e tu non avevi fatto bene i calcoli, o ore buttate al vento parlando su skype con qualcuno che tanto non ne vuole sapere di quello che tu pensi "perché lui sa già tutto"…oppure l’indeciso o chi ti chiede una cosa e poi dopo 2 ore vuole l’opposto.
L’idea della palma e del cocco e del cocktail con l'ombrellino che troppo facilmente si associa a questo stile di vita ha poco a vedere con la realtà dei fatti.
Chi riesce davvero a lavorare tra tante distrazioni (musica del bar, via vai di gente, il caldo)?
Che schermo avete al computer per potere leggere solo il sole o addirittura sdraiati in spiaggia?
A volte le Wifi sono talmente tanto lente che perdi ore della tua giornata aspettando che ti si aprano 2 pagine.
Lavorare come free lance significa lavorare senza doversi recare in ufficio, ma pur sempre lavorare. Generalmente a prescindere da dove si viva si hanno tabelle di lavoro e bisogna cercare di creare le giuste condizioni di lavoro (tranquillità, silenzio, no distrazioni etc etc).
Lungi da me dal dire che non puoi. Puoi eccome! Ma devi avere le idee chiare su cosa sai fare e cosa puoi effettivamente fare.
Matteo è un giovane di neanche 30 anni che avendo delle case in affitto in Sardegna tramite il suo sito ha iniziato ad espandere l’offerta di ville in affitto in tutto il Mediterraneo.
Alessandro è un ragazzo che cominciando a scrivere di crescita personale ha inziato a scrivere e vendere i suoi ebooks facendo di questa attività una speculativa e redditizia fornendo un servizio utile ai suoi lettori.
Isabelle è una webdesigner che viaggia per il mondo disegnando siti web per clienti sparsi per il mondo.
E la lista potrebbe continuare…per ulteriori esempi date un occhio al sito Nomadi Digitali.
Ognuno di queste persone fa un lavoro differente, utilizza la rete in maniera distinta, ha delle proprie competenze e propensioni e da queste ha sviluppato un suo proprio business…chiedete pure a loro. E’ stato facile?
Si inzia come in tutti i lavori del mondo. Lentamente e dal basso, per poi con il tempo raccogliere i frutti.
Quindi, prima di dire che si vuole fare un certo lavoro perché una persona di cui leggi online ce l’ha fatta, chiediti se questa è la tua strada, se hai la più pallida idea di cosa fare questo implichi o se piuttosto con le esperienze maturate negli anni non possa sfruttarle in rete in maniera alternativa.
Internet offre tante opportunità, ma a volte il troppo confonde e si perde la propria direzione. Cominciare a lavorare come free lance significa pianificare attentamente il proprio percorso lavorativo e di vita, fare calcoli esatti ed essere sicuri che quella sia la strada che fa per noi, essere pronti ad affrontare periodi di mancanza di lavoro come quelli in cui se ne ha tanto, formarsi adeguatamente e non cedere mai….se questo è quello che vuoi davvero.
Sull’argomento guadagnare con un blog ho scritto un lungo post al quale rimando da questo link: come guadagnare con un blog.
Ci tengo a precisare e ricordare però alcune cose.
Siccome si scrive delle proprie passioni non significa sempre che solo di queste si possa vivere e neanche sopravvivere.
Credo che la direzione che il mercato del lavoro stia prendendo è sempre più volta al nomadismo digitale, in tutte le professioni.
Ma purtroppo il volersi improvvisare qualcosa senza avere le giuste basi potrebbe portare a un fallimento, che non si avrebbe se solo si imparasse a vivere la propria vita e non quella degli altri.
Se hai una idea, lavora su questa. Non avere sempre e solo in testa il guadagno, i soldi facili non esistono.
Fai una cosa perché ti piace, sii creativo e sfrutta al massimo le tue potenzialità.
Con il tempo quello che era un seme diventerà una pianta. Ma sai bene che questa pianta per crescere ha avuto bisogno, e continua ad averne, di acqua e cure costanti, non è cresciuta da un giorno all’altro solo perché la stagione di fioritura corrispondeva a quella in cui tu hai seminato.
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Evvai un post davvero molto chiaro, duro e crudo quanto basta per metterti sulla buona strada, ossia quella del principio di realtà!
Diventare Nomadi Digitali è possibile?
Sì, ma come per ogni cosa bisogna mettersi d'impegno, investire tempo ed energie, ed essere pronti a fronteggiare eventuali fallimenti.
grazie per questi spunti. fa bene anche solo sapere che una strada alternativa ESISTE
il tuo blog, le cose che racconti: aprono un mondo
Allora... scusa ma non sarò sintetica.
Innanzitutto ho 34 anni suonati.
Premetto che sono sempre stata brava nelle lingue straniere, e in Inglese in particolare, fin da bambina. Anche in Tedesco, che ho studiato per otto anni a scuola, avevo ottimi voti. Ora sto studiando per conto mio lo Spagnolo. E vengo da una famiglia di navigatori e di insegnanti.
I miei genitori hanno avuto la saggezza di mandarmi all'estero per vacanze studio fin da ragazzina... All'epoca, però, era in voga il teorema che solo le facoltà scientifiche ed economiche dessero sbocchi professionali. Sicché nel 2005 ho preso, con fatica, mille pause e ripensamenti in mezzo e un voto non eccelso, una laurea triennale in "Marketing e gestione delle imprese", che poi non ho utilizzato.
Le lingue mi hanno sempre salvata "in corner" tutte le volte che ho avuto bisogno di lavorare. Sempre.
Ma il lavoro di impiegata non mi ha mai soddisfatto, e ne ho cambiati parecchi di uffici in 8 anni... fondamentalmente lo trovo molto vincolante per la mia libertà personale e, in particolare, nel contesto in cui lo ho fatto negli ultimi 2 anni, mi era proibita qualunque forma di iniziativa e contributo. Ho notato, comunque, che la qualità dei lavori che ho svolto (e anche degli ambienti di lavoro) è andata via via peggiorando nel corso degli anni, man mano che l'Italia lentamente sprofondava in questa crisi. Da circa un anno, poi, l'azienda per cui lavoro ha cambiato gestione, e i miei nuovi capi hanno deciso che io non servo più, e si sono alacremente impegnati nel rendermi la vita impossibile. Un giorno sono scoppiata, e ora sono a casa in malattia da un mese e quasi mezzo.
Nel contesto "classico", dovrei darmi per vinta, arrendermi e rassegnarmi a mettere al mondo un figlio e fare la mamma casalinga... ma non è esattamente ciò che voglio.
Un giorno una coppia di miei vicini di casa è venuta da me e mi ha chiesto se me la sentivo di dare loro lezioni di Inglese. Ci ho pensato, ho detto di sì, proviamo. Ho visto che mi divertivo, mi piace molto insegnare. Visto che funzionava, ho provato a mettere un annuncio in un giornaletto della mia zona, e uno anche al distributore automatico del latte del mio paese. E mi sono arrivati degli altri allievi. In un determinato momento ho avuto quasi paura di non riuscire a gestirmeli tutti, visto che all'epoca ancora lavoravo in ufficio.
Ora si stanno avvicinando le vacanze estive, e un po' alla volta i miei allievi se ne vanno, visto che sono quasi tutti ragazzini. Due, però, mi hanno già confermato che verranno anche l'anno prossimo! E uno dei due, che aveva 4 in grammatica, è arrivato al 7 e 1/2! Wooow!
Poi ci sono anche quelli che con me non si trovavano bene e hanno deciso di provare da qualche altra parte. Non con tutti puoi avere successo.
Ma vado avanti, e mi sto organizzando per capire che forma legale dare al mio lavoro senza dover pagare una quantità di tasse insostenibile... altrimenti come faccio a proporre tariffe convenienti, se ci devo vivere?
Insegnare per conto mio è l'ideale per me: gli orari delle lezioni li scegliamo insieme con gli allievi, sicché se c'è bisogno di spostarli ci mettiamo d'accordo e stop. Se penso a prima, che anche per andare in posta a fare un pagamento dovevo fare richiesta scritta ai miei capi, e se non mi autorizzavano col cavolo che ci andavo, mi sento molto più libera di gestirmi. Il rovescio della medaglia è che ricevi una quantità enorme di "pacchi". Sei tornata a casa apposta per quell'allievo, e ricevi un sms 20 minuti prima della lezione in cui ti dice che non può venire. E per te è mancato guadagno.
E poi, certo, la crisi ha influito anche su chi può e non può più permettersi lezioni private, ma le lingue servono e serviranno sempre di più in un contesto globale. E se lo fai per conto tuo puoi anche permetterti di venire incontro a chi ha difficoltà...
Inoltre, visto che in estate non avrò nulla da fare, finalmente dopo tanti anni farò quel benedetto viaggio nel Centro America che sognavo da sempre... tornerò a settembre per provare il test di ingresso all'Università, corso di laurea per "Mediatore linguistico e culturale". Se non lo passo mi iscrivo a Lingue e lo riproverò fra un anno. Perché non potrò sempre e solo vivere di lezioni private, e anche quelle evolvono man mano che la lingua ed i metodi didattici evolvono. E non voglio precludermi la possibilità di fare concorsi, propormi in qualche scuola privata, qualche cooperativa... sì lo so che avrò 40 anni quando finirò, ma sarò una quarantenne giovane e con il cervello in movimento, non lobotomizzata da un lavoro ripetitivo e insoddisfacente! 🙂
Ciao Giulia,
beh certo che ha senso! Infatti molti, per curiosità, insoddisfazione o semplicemente necessità, ci provano. Alcuni si trovano poi bene, altri decidono di tornare indietro.
E sì, sono d'accordo anche sul fatto che non esiste una soluzione di vita standard che vada bene per tutti. La tua esperienza, come quella di altri come te (anche un amico del mio compagno Alessandro ha fatto una scelta simile alla tua) dimostra che si può, ma poi ognuno trova la sua ricetta.
Vorrei aggiungere che (ma questa è una cosa che tutti dovrebbero fare a priori!!!) essere freelance implica anche tenere sempre gli occhi bene aperti sul mondo esterno e quelli che sono i cambiamenti in atto... informarsi, tenersi aggiornati, drizzare sempre le antenne. E' quello che ci può salvare, in caso si decida di cambiare strada. Già per un dipendente di ufficio sarebbe buona cosa, ma per un lavoratore indipendente (sia esso nomade digitale o qualunque altra cosa voglia essere) diventa una necessità, oltre che un modo per essere pronti a cambiare strada qualora si voglia o si debba farlo.
Got it!
Grazie mille per i tuoi commenti che sono degli interessanti spunti di riflessione!
Continuo ad essere curiosa sulla tua attività!
Ciao Giulia, beh certo che ha senso... infatti in tanti ci provano, alcuni proseguono, altri si rendono conto che non fa per loro e tornano indietro. Quelli che dicono "che fico voglio farlo anch'io" spesso sono giovani, magari non hanno mai lavorato...
Per quanto riguarda il ritorno o no in ufficio... beh, sicuramente in Inghilterra hanno (o avevano) una visione del lavoro diversa da qua: anch'io avevo fatto un colloquio a Worcester, anni addietro, e ricordo il profondo rispetto che queste persone hanno avuto di me, anche se poi non mi hanno assunta; mi hanno addirittura pagato il volo A/R dall'Italia, sembra inconcepibile! Quindi non metto in dubbio che, almeno lì, si possa (o si potesse, non so) vedere una posizione lavorativa come un'opportunità e non come una gabbia... qui e ora le cose stanno un po' diversamente. O almeno lo sono state per me, che in 8 anni ho ricevuto tante belle promesse, ma alla fine sempre là sono stata lasciata, a fare le stesse cose. Mi ci sono adeguata perché pensavo non ci fossero alternative; poi però ho iniziato anche a venire calpestata, e a quel punto mi sono rotta.
Nel mio caso, ho scelto di fare una cosa molto diversa da quello che fai tu, non è stato Internet a "liberarmi" (anche se ha contribuito a farmi decidere, quando ho messo un annuncio online e ho visto la risposta); è stata semplicemente una "botta di culo", dei miei vicini di casa che mi hanno chiesto un piacere, io gliel'ho fatto, ho visto che erano molto contenti, ho provato a proporlo ad altre persone, ho avuto un feedback positivo... e ora sto provando a trasformarlo in un lavoro, anche se gli ostacoli sono molti. Magari un giorno tornerò anch'io a timbrare il cartellino, ma per ora voglio crogiolarmi, per un po', almeno nell'idea che un'alternativa sia possibile e perseguibile. Anche se non è facile.
Mi hai incuriosita...cosa fai?
La tua esperienza può essere uno spunto e idea per chi legge 🙂
Ciao Giulia,
ho letto il tuo articolo e ci ho pensato un po' su.
OK, siamo d'accordo che non è facile. Ma anche se può sembrare più "comodo", non è facile nemmeno recarsi ogni mattina in ufficio alla stessa ora, obbedire agli ordini che ti vengono impartiti anche se spesso ti sembrano stupidi, rispettare le gerarchie, mandare giù i mille bocconi amari che ogni dipendente manda giù... sopportare il disprezzo, la corruzione, il clientelismo e la spietatezza delle multinazionali...
La domanda che mi viene spontaneo porre a te e a chiunque altro abbia compiuto scelte simili alla tua, è: dopo questa esperienza, in cui hai visto i pro e i contro del lavorare come freelance, torneresti in ufficio a timbrare il cartellino?
Credo che dal tuo carattere, dalle esperienze che hai vissuto, dal tuo modo di concepire il lavoro e da che cosa desideri dalla vita, dipenda la risposta.
Ad esempio, non biasimo affatto le mie colleghe che, nonostante tutto, continuano imperterrite a timbrare il cartellino alle ore 8.30 di ogni mattina. Loro hanno altri obiettivi, altre aspirazioni e soprattutto un altro modo di vedere il lavoro rispetto a quello che puoi avere tu, o posso avere io.
Così come non glorifico te o i tuoi colleghi... semplicemente ci avete provato, ad alcuni sta andando stra-bene, ad altri magari meno, altri si renderanno conto che non era la cosa giusta per loro e torneranno indietro... è la vita! 🙂
Ciao Elisa,
grazie innanzitutto per il tuo commento.
Sai, quando mi chiedi se io fossi in grado di tornare a lavorare in ufficio a differenza di quello che pensi te la mia risposta è si!
Ma è anche vero che quello che cerco io è una situazione che non ho mai visto come un "lavoro da timbro cartellino" se non una bella posizione in una azienda internazionale dove ho imparato molto e che mi ha messo a contatto con persone di tutto il mondo.
Quindi fondamentalmente se riuscissi a trovare una soluzione del genere la cosa non mi dispiacerebbe affatto soprattutto in prospettiva di muovermi in una nuova città dove non conosco nessuno, non parlo la lingua con tutti i nessi e connessi.
Ma quando scrivo questo mi riferisco alla mia esperienza a Londra dove letteralmente ai tempi se il lavoro non ti piaceva o non ti trovavi bene con i colleghi ti licenziavi e cercavi altro...e probabilmente lo trovavi.
Però in relazione al post scritto quello su cui voglio puntare io è un'altra cosa.
Molte email che ricevo hanno tutte lo stesso oggetto: voglio fare il tuo lavoro, come posso diventarlo, figo lavorare dalla spiaggia e svegliarti a mezzogiorno.
Non è così..e abbinare sempre la palma con il computer non è l'immagine reale. NOn che non lo abbia fatto ma perchè ne ero obbligata (no o cattiva wifi in hotel, no soluzioni alternative).
E questa è una cosa.
La seconda è che spesse volte non si pensa che ognuno di noi può avere delle capacità o propensioni differenti, perchè non sfruttarle invece di credere che quello che gli altri facciano sia quello che fa al caso tuo?
Quindi non dico che non lo si possa fare, anzi, dico solo che serve impegno e soprattutto bisogna capire quello che si vuole e si può fare concretamente.
Internet è bello perchè da opportunità a tutti...perchè quindi seguire strade intraprese da altri quando comunque dobbiamo cominciare da 0? Cominciare da 0 per cominciare da 0, puntiamo più su una nostra idea e sviluppiamola.
Ha senso?
Ciao Alberto! Sempre bello sentirti!
Quello che voglio sottolineare io nel post non è l'impossibilità quanto la visione a volte errata che si ha di questo stile di vita che non corrisponde esattamente al tipo abbronzato che lavora con a lato una noce di cocco...forse all'inizio..poi le cose cambiano.
Ma soprattutto in base a molte email che ricevo, il fatto che ognuno deve essere in grado di prendere la prorpia strada e non quella mia o di qualcun altro che vive così perché "fa figo".
Anche io credo che se si voglia si possa riuscire, non ho infatti scritto che sia impossibile, scrivo però che ci vuole tempo, pazienza e anche una idea che sia la propria e personale che si confà alle tue esperienze come alle tue propensioni.
Giusto sbagliare..però che si sbagli per una idea propria e non per ricalcare i passi di qualcuno senza chiedersi cosa alternativamente si sarebbe potuto fare con quello che già si aveva o si conosceva.
quindi il senso è: fallo, credici, ma non illuderti che sia facile o che sarà sempre una passeggiata. Dire voglio fare il tuo lavoro (pur senza avere idea di cosa si tratta) è cosa differente dal dire "voglio sfruttare questa mia passione o questa mia idea e farne una professione".
E come tutto nella vita questo richiede impegno e forse qualche piccola sconfitta. Ma se il piano c'è, come gli obiettivi, come la voglia di realizzare qualcosa di proprio e personale...sono sicura che tutti ce la possono fare.
Ciao Giluia, condivido anche se personalmente penso che la cosa più importante per diventare un nomade digitale sia quella di capire quello che realmente si vuole fare e come si vuole vivere la propria vita.
Oggi le possibilità ci sono tutte, ma solo ponendosi degli obiettivi chiari è possibile raggiungerli...Quindi prima di capire cosa sai fare o cosa possiamo fare, secondo me è importante capire che cosa realmente vogliamo fare.
Io penso infatti che se realmente una persona vuole crearsi una professione mobile e indipendente sfruttando le opportunità del Web, le competenze per poterlo fare si possono acquisire, ma occorre avere una grande motivazione e un obiettivo chiaro the raggiungere.
Gli sbagli che necessariamente si fanno lungo il percorso non sono dei fallimenti, ma sono solo delle prove necessarie per arrivare a raggiungere un obiettivo...Il vero fallimento è quello di mollare prima di arrivare.
Su internet il vantaggio è che noi non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per provare a realizzare qualcosa o per mettere a frutto le nostre competenze. Inoltre le barriere d'ingresso nel business sono davvero basse e non servono grandi capitali the investire.
Oggi per aprire una qualsiasi attività offline (anche il semplice chiringuito sulla spiaggia tropicale) richiede investimenti e presenta dei rischi nettamente superiori. Per non parlare delle difficoltà che si hanno nell'accedere al mondo del lavoro dipendente.
Per me occorre: avere una strategia, fare tante prove cambiando anche direzione se necessario, ma sopratutto non bisogna mollare mai....sempre che: rendersi liberi di vivere e lavorare ovunque è quello che realmente desideriamo per la nostra vita.