Una giornata a Bagan (Birmania o Myanmar che dir si voglia)

Fa caldo in Birmania in questo mese. A breve arriveranno i mesi caldi, quelli che, a detta dei locali, fanno asfissiare e rimanere tutto immobile.
Noi abbiamo l’inverno e l’estata, un tempo addirittura le 4 stagioni, ormai di 4 stagioni c’è rimasta solo la pizza, loro distinguono le stagioni in secca e di monsoni.
Pioggie torrenziali che distruggono strade, campi, fanno morti per poi darsi il cambio con un caldo insopportabile.

In sella alla bicicletta affittata alla guest house, dopo avere fatto colazione con gli altri miei compagni di viaggio, pedalo alla volta dei templi di Bagan.
Ce ne sono più di 3000.
Una citta sacra enorme, tra palme ed erba alta dove pascolano le mucche e si nascondono poche costruzioni abitate. Sembra una pacifica città abbandonata.

Pedalo sulla strada polverosa. Al primo piccolo tempio mi fermo per una foto ricordo. Ero energetica e ben organizzata.
Bottiglia di acqua, un panino, occhiali da sole, macchina fotografica, un taccuino. Indossavo leggings e una maglietta che copriva le spalle, come vuole la tradizione in Birmania.

Un ragazzino in motorino si ferma accanto a me e cominciamo a chiacchierare.
Ha 16 anni. Va a scuola ma quello era il periodo delle vacanze quindi lavora pitturando e poi vendendo delle bellissime tele colorate.
Siamo nel Paese del Buddha, quindi praticamente tutti i disegni rappresentano il Buddha o le sue origini o i simboli della religione.

Visto che nei dipinti vedo animali, e visto che credevo che la religione buddista Chiedo del perché in questo Paese i cani vengono maltrattati. A mio rammarico ho notato che i cani non sembravano stare bene per le strade.
Di contro mi sono trovata in un tempio dedicato a una Anaconda, che ormai vive li da 25 anni e considerata la incarnazione di non ricordo chi (ma era una donna)  è libera di entrare ed uscire dalla sua piscina quando vuole. Ha pure un guardiano che seduto accanto si assicuri che sta bene. Questo succede a Bago per chi fosse interessato.
Il cane nella scala della reincarnazione secondo la religione buddhista sta all’ultimo livello, mentre il serpente al primo il massimo.  Pertanto il cane  vale meno di un serpente.

Gli chiedo di accompagnarmi in giro per i templi. So che lo fa e immagino che qualche spicciolo extra gli faccia comodo.

myanmar stupas

Stupas di Bagan

Lo seguo in bicicletta, lui avendo il motorino va più veloce ma si ferma spesso e aspetta che arrivi, con tanto di goPro in testa. Avrà pensato che ero ridicola.

Mi porta sui tetti dei templi, nei piccoli tunnel, scavalchiamo i cornicioni, saliamo fino in alto. E li con un po’ di ombra ci raccontiamo un po’ di noi.
E’ un ragazzino con la faccia da adulto, è quieto, come tutti i birmani e parla un buon inglese.  Mi piace il suo modo di parlare gentile. Fa tante domande, e anche io a lui, tra cui il mitico Buddha Rock, quello che fa le corna soprannominato da me così.
Tempo 10 minuti sono dovanti a un Buddha Rock alto 3 metri, Yes we rock!, gli dico.

Alcune volte lui mi lascia entrare nei templi da sola. Altre viene con me e mi racconta della scuola e delle sue vacanze.
Al Tempio Anananda mi lascia andare sola. Non capivo in base a cosa eleggesse i templi, forse troppa gente nei templi grandi potrebbe vederlo e la cosa non è gradita da qualcuno? Non so e non gli chiesi. Era comunque bello camminare in silenzio tra i corridoi.

All’uscita una signora mi grida “are you italian?” e mi sorride con i pochi denti rimasti.
Parlicchia un po’ di italiano, lo ha imparato a contatto con i turisti che comprano alla sua bancarella, dice che un giorno verrà in italia. Mi fa tenerezza perché so che con molto probabilità non vi andrà, ma i suoi occhi sono lucenti e buoni, a volte alimentare un sogno è l’unica fonte di gioia che si ha in una vita estremamente dura come la sua.

Nel giro di 2 minuti sono invitata a cena da lei. Nel monastero dove dei monaci ospitano lei e i 2 figli. Accetto.

Penso al regalo da portare, quindi racconto dell’invito e chiedo consiglio al mio giovane nuovo amico, che mi dice di regalarle una Longi (la gonna tipica). Non cibo, no oggetti inutili, qualcosa di pratico ed utile. Un vestito.

L’appuntamento era al tempio alle 8. Ma era già buio e in bicicletta mi ero perduta tra i campi, non avevo grandi punti di riferimento, se non alcuni templi ricoperte di luci e brillanti nella notte buio pesto, senza luci non potevo neanche guardare alla mappa.
Dopo tanto girovagare finalmente riconosco da molto lontano il Tempio Ananda. Devo raggiungerlo perché AyeAye mi aspetta.
Quando arrivo al tempio lei è già andata via. Io avevo una longhi con me, mi ero vestita bene, mi ero truccata e profomumata per questo incontro, non desisto, così in base alle poche informazioni che mi aveva dato il pomeriggio decido di cercarla.
La trovo dopo 30 minuti.

Bagan Birmania

Stupa di Bagan

Mi scuso per il ritardo e lei mi abbracciacca forte e mi dice che era felice che l’avessi trovata, che era preoccupata.
I ragazzini hanno già mangiato, scappano appena arrivo ma si nascondono dietro un muro, vedo e sento che mi guardano e ridacchiano, io faccio finta di niente, lo so che sono timidi. A un certo punto si avvicineranno soli.

Mi accomodo a terra su delle stuoie in questa grandissima stanza di bamboo.
AyeAye porta tutti i piatti. C’era mangiare per 4 persone e lei aveva fatto tutto questo per me. Mi continua ad abbracciare e dirmi quanto è felice di avermi a casa, mi tratta come una regina, io sono addirittura imbarazzata e guardo negli occhi una vecchia donna silenziosa seduta accanto a me. E' la sorella di un monaco, è venuta a trovarlo.  Non parla inglese, però non distoglie gli occhi da me, mi fissa a pochi centimetri di distanza. AyeAye mi dice che è la prima volta che vede un occidentale. E’ incuriosità.

Myanmar people

Nota l’ipod arancione nella borsa, le spiego cosa sia, è incantata e mi chiede se può ascoltare un po’ di musica, così auricolari alle orecchio muove le gambe a scatti, sta ballando con indosso la longy che le ho regalato e che userà il giorno dopo per andare al mercato a vendere la bicicletta, con quesi soldi comprerà bamboo per costruire una casa.

La polizia qualche giorno prima aveva intimato alla famiglia di andare via dal monastero in cui aveva vissuto 20 anni, la famiglia che interamente gravava sulle spalle di Aye Aye doveva sloggiare in 2 settimane e non sapevano dove andare. Nonostante questo racconto mi sorride, e mi abbraccia di nuovo e di nuovo, fuma tante sigarette.

E’ strano. Io ero in pena per lei, però lei prendeva questa cosa con filosofia e una risata facendo la cosa semplice: vedere la bici e con quei soldi comprare il bamboo, lei e i figli, quando non a scuola perché studiano entrambi, la costruiscono in 2 giorni.
Un problema tanto grave risolto così lucidamente, velocemente e con questo sorriso stampato.
Mi serve e mi riverisce e mi rendo conto che quella che avrebbe dovuto mangiare ero solo io, che imbarazzo!
La invito a condividere con me quelle buonissime pietanze , imbarazzata accetta.

Aye Aye è magra e una gran lavoratrice, è giovane ma sembra una vecchia, si vede che è stanca e che la vita non è stata tanto generosa con lei.
La mattina va al fiume a lavare i panni, guadagna qualcosa facendo da lavanderia, poi va alla bancarella al tempio per vendere i suoi oggetti ai turisti, e la sera quando già è tutto buio e i le luci colorate dei templi li fanno sembrare degli enormi alberi di natale, cucina e va a dormire.

Ogni giornata è la stessa, dal primo giorno della sua vita, non è mai andata fuori da Bagan. Quello è il suo mondo, fatto di bancarelle, templi e monastero.

Prima di andar via mi regala una scatola di legno dipinta da lei a mano, voglio lasciare qualche dollaro, per le canne di bamboo, ma lei rifiuta.
Candidamente mi dice “il dono è averti avuta qui in casa con noi”.

Vado via piangendo. Lezione imparata.

 

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Aggiornato il: 6 Novembre 2017
Scritto da: Giulia Raciti

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Scritto da Giulia Raciti

Esperta di Africa e Latino America sono in viaggio dal 2011. Attualmente a bordo di un van. Ho fatto un giro del mondo in solitaria durato 3 anni. Scrivo delle destinazioni che visito. Mi occupo di realizzazione viaggi personalizzati e su misura in Africa e Sud America sul sito dedicato Kipepeo Experience.

4 comments on “Una giornata a Bagan (Birmania o Myanmar che dir si voglia)”

  1. Ciao Giulia mi chiamo Luca ho letto il tuo diario e devo dire è che mi ha preso il cuore , descrivere quei momenti di una cena con delle persone stupende e solai dentro , io mi stò organizzando il mio prossimo viaggio sempre con lo zaino e via... questa volta ho deciso il Myanmar dove stare in contatto con la loro cultura io se tutto va bene rimarrò li 25 gg. girando da una città all'altra nel conoscere le loro abitudini , ti chiedevo ho bisogno di qualche info posso chiederti intanto una buona serata Luca.

  2. Cara Giulia

    Mi sono proprio emozionata leggendo il tuo racconto e la cosa mi imbarazza un po' perché mi trovo in ufficio e i miei colleghi mi guardano incuriositi...

    È sempre una meraviglia quando si condividono questi momenti con i locali...anche se a volte ci si sente terribilmente impotenti e si vorrebbe "spaccare" il mondo per loro...

    Parto per il Myanmar ora in febbraio, sola, zaino in spalla...leggo pareri contrastanti sul fatto di organizzare tutto sul posto e possibilmente con i locali (niente agenzie)...è possibile? o forse è meglio affidarsi a qualcuno?

    Grazie ti auguro tanta fortuna per i tuoi viaggi!
    ste

    1. Ciao Stefania e grazie per i complimenti...ma è scappata la lacrima= Scherzi a prte se al tempio incontri la mia amica salutala tanto tanto da parte mia!
      Per i tours non so che dirti, io ho fatto da me, tra l'altro le cose sono cambiate negli ultimi anni ma onestamente non so cosa sia ancora valido e cosa no.
      Magari ti va di chiedere a qualcuno di questi operatori locali un preventivo? http://www.evaneos.it/birmania/
      Ma ti ripeto io ho fatto da me e sebbene le tratte in bus siano state dure e il viaggio sia stato il più complesso d'Asia dall'altro lato lo trovo fattibile.
      Quando sei li poi ti affidi alla gente del luogo.
      Ho un amico a Yangon, posso vedere di mettervi in contatto. Che ne dici? Ciao!

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