Lenin Peak, un viaggio alla scoperta di se stessi

Aggiornato il: 4 Novembre 2023
Scritto da: Luca Matteucci

Viaggio in Kirghizistan - Alla conquista del Lenin Peak

Voglio raccontarvi una storia, fatta di delusioni, soddisfazioni, amore e odio. Questo non è uno dei miei soliti post, che potreste trovare online, ma va ben oltre. Preparare questa nuova avventura per il Kirghizistan, ha richiesto sudore, tempo, soldi e tanto altro. La scelta di questa meta, così particolare, nasce da un post letto di sfuggita in Facebook, dove mostrava questo paradiso ancora incontaminato dal turismo di massa. ll territorio prevalentemente montuoso del Kirghizistan, famoso per offrire trekking e ascese in montagna si presta ben poco ad un turismo che cerca relax, insomma quello che fa per me. Il suo territorio infatti, comprende buona parte della catena del Tian Shan e dei monti Alatau. Le cime più elevate dei due sistemi superano i 7000 mt, conservano molti ghiacciai e sono solcate da profonde valli fluviali. Il clima varia in funzione delle regioni territoriali: si passa dal tipo continentale-arido per le zone fino ai 2500 m, per arrivare a condizioni polari nei pressi delle cime più estreme. Le aree settentrionali e occidentali godono invece di clima più temperato. A rigor di logica, il periodo migliore per viaggiare in questo splendido paese va da fine Maggio a fine Settembre perché le temperature rendono praticabile qualsiasi itinerario di trekking o strada che non superi i 4000mt.

Come organizzare il trekking in Kirghizistan

Mi sono sforzato mesi a capire come potermi organizzare, cosa poter vedere e cosa poter fare soprattutto. Ero alla ricerca di un qualcosa che stimolasse il mio io interiore, un qualcosa che poteva farmi esplorare quella zona ben al di fuori del nostro confort fisico e mentale. La scelta e ricaduta sulla montagna e su un nuovo genere di esplorazione estrema in bici. Ma la domanda era cosa salire? Beh con tre vette sopra i 7000 mt il piatto era ghiotto, ma per non correre rischi eccessivi, la scelta è ricaduta sul più facile 7000 mt, il Picco Ibn Sina o comunemente chiamato Picco Lenin, dato PD+ (Grado difficolta alpinistica) che insiste al confine tra Kirghizistan e Tajikistan. Nonostante l’ascesa venga gradata PD+, rimane sempre una vetta di 7000 mt dove le condizioni meteo, ma soprattutto l’ambiente d’alta quota, fanno da padroni e quindi non è da sottovalutare. Per la parte esplorazione in bici, sono stato titubante fino all’ultimo, per capire come e quando inserire questa traversata di quasi 700Km, che mi avrebbe portato da Bishkek ad Osh in circa 10 giorni. Avrei attraversato, terre ben poco esplorate dal turismo in bici(moltissimi preferiscono fare la Pamir Highway), ma soprattutto che mi avrebbe portato ad salire ben due passi di montagna di oltre 3000mt. Su consiglio dell’agenzia alla quale mi sono appoggiato per tutte quelle che sono le incombenze logistiche inerenti l’ascesa, ho inserito questa differente avventura nell’ultima parte del mio soggiorno in Kirghizistan, in modo tale da non gravare troppo sulle condizioni fisiche prima dell’ascesa al Picco Lenin. Pianificare l’ascesa nei minimi dettagli è stato snervante, specie perché gli impegni al lavoro sono stati molteplici e la tesi di laurea ha occupato gran parte del mio tempo libero. Nonostante ciò, è stato un lavoro condotto minuziosamente senza lasciare nulla al caso, forte dell’esperienza Georgiana dell’ultimo inverno, che mi ha visto per ben 2 volte in ritirata su vette inaccessibili in quel periodo, non solo per le condizioni meteo ma anche per la tipologia di materiali portati al seguito, non consoni a quel genere di ascese e temperature. Preparare questa ascesa dal punto di vista fisico è stata una sfida. Nonostante non fossi al 100% dal punto di vista fisico, complice una tendinite rotulea che non dava cenni di miglioramenti e vari infortuni accorsi preparazione durante. Le condizioni fisiche, con le quali sono arrivato al giorno della tanto attesa partenza per questa nuova avventura, erano rincuoranti.

Come prepararsi al trekking in Kirghizistan

Incassata la sconfitta invernale, mi sono focalizzato su tutte quelle attività che potevano darmi la preparazione giusta a questa sfida. Prima fra tutte la corsa, un qualcosa con il quale mi depuro, da tutto quello che mi assale di negativo. A Marzo infatti, ho fatto un primo test su quelle che erano le mie condizioni dopo 3 mesi di allenamento intenso. Correre la mia prima mezza maratona è stata un emozione unica, specie perché correvo con la casacca dell’Associazione Sportiva Dilettantistica, del quale sono anche socio fondatore. Ci tengo a puntualizzare che il merito va al nostro primo presidente Gabriele e a tutti gli altri soci fondatori, Ugo, Giancarlo, Marco, Gianluca, Emanuele e Nino. La ROMA-OSTIA è stata un bel banco prova, visto il tempo di 1h 23’. Magari, per i tanti lettori che praticano podismo con frequenza assidua è un tempo ben poco interessante, ma per me è stata la gara e che gara devo dirvi.
Allo stesso tempo, quell’esperienza mi ha logorato nuovamente nel fisico, ma soprattutto nell’anima. Sono caduto, in quasi 2 mesi di stop imposti dal Tendine Rotuleo che dava qualche grana di troppo. In quel periodo ho immaginato la fine di un sogno, un sogno che si chiamava Picco Lenin. Nei mesi di stop dalla corsa, ho cercato di mantenere un accettabile condizione fisica, con estenuanti allenamenti in vasca e giornate senza fine a scalare. Si scalare o per i meno informati ad arrampicare. Una passione che nasce dal lavoro e che ora pratico con dedizione. Questa, è in grado di regalarti tanto, sotto molti punti di vista e nel mio breve assolo lavorativo, che mi ha portato a lavorare ad Aosta per circa 7 mesi si è rivelata basilare sia per stringere nuove amicizie, come Valentina, Alessandro, Andrea, Alessio, Fabio, Erika e tanti altri che ringrazio di cuore per aver arricchito il mio bagaglio culturale e sportivo.
L’arrampicata sportiva sembrava non bastarmi più e dal praticare alpinismo di entry level (cioè alle prime armi) ho cercato di focalizzare l’attenzione su un alpinismo più attento ai dettagli e alla sicurezza. Grazie ad Andrea e Alessio ci sono riuscito. Ho condotto ascese su misto e su pareti nord interessanti, sia da secondo di cordata che da primo di cordata. La prima vera ascesa realizzata in cordata è stata strana, perché non mi ero mai confrontato con una situazione simile. Salire in conserva corta (cosa a me sconosciuta, fino a quando Andrea non mi ha spiegato il significato) sull’Aiguille du Midi (3777mt), lungo una via e che via l’Eugster Digonale (Scala difficolta alpinistica AD) che da lontano mi sembrava inviolabile, è stato stupendo. A fine Maggio, ricomincio a calzare le mie amate scarpette da corsa e insieme al Coach Maurizio decidiamo di dedicarci alla disciplina del trail running o corsa in montagna, mettendo in calendario una gara di trail che si sarebbe disputata in valle. Al tempo stesso continuo a frequentare con assiduità le varie location di arrampicata sportiva e di alpinismo che insistono qua in Valle d’Aosta. Lo sconforto per la ricaduta fisica e per Nino sono ormai lontani e le uscite di stampo alpinistico sono sempre più frequenti. Andrea si è rivelato un guru della montagna, forte di tanti anni di pratica ha cercato di trasmettermi il più possibile il suo amore sconfinato per questa disciplina e tutto quello che c’è da sapere per salire sicuri in montagna. Con lui ho affrontato anche la parete Nord del Ciarforon (3640mt; AD+), una parete non troppo difficile, se non per un unico passaggio su roccia di 4°/5° che mi ha messo a dura prova, nonostante stessi arrampicando da secondo di cordata.
Grazie a questa seconda esperienza di alta montagna ho maturato fiducia nelle mie capacità alpinistiche e preso dalla voglia di volermi mettere in gioco ho proposto al mio amico Alessio, anche lui assiduo frequentatore della montagna e membro del Soccorso Alpino Ligure di salire la parete nord per eccellenza, la parete nord del Gran Paradiso (4061mt; D-). Uno scivolo di ghiaccio con pendenze che oscillano dai 50° ai 55°. Una salita che mi ha messo a dura prova, perché ho provato davvero quello che si prova a scalare in alta montagna da primi di cordata.
A distanza di qualche settimana il tanto atteso trail è diventato una realtà. Il Licony Trail organizzato dalla piccola e sorridente comunità di Morgex, (Paesino a circa 30’ da Aosta in direzione del Monte Bianco) ogni anno raccoglie decine e decine di atleti pronti a darsi battaglia in un ambiente unico. L’itinerario si sviluppava per oltre 23 Km reali con un dislivello complessivo di oltre 1500mt. Insomma, l’allenamento perfetto in vista del mio impegno al Picco Lenin. La gara tutto sommato è andata bene, strappando il 13° posto assoluto (Primo Trail corso in vita mia) sono riuscito a confermare la condizione fisica ottima del momento, ma al tempo stesso ho compreso i tanti trucchetti del corridore in montagna. L’ambiente che i locali hanno creato per la gara è stato fantastico, per assurdo i bambini itinerario durante ti davano cinque, dandoti una carica assurda o addirittura c’era chi voleva passarti la borraccia, vista la temperatura elevata riscontrata gara durante. Davvero una gara stupenda e a momenti avevo gli occhi lucidi, per quanto mi stava dando la gara. Sembrano cose superflue o stupide, ma questo sconfinare oltre il nostro confort fisico e mentale, non fa altro che rafforzare sempre di più le nostre energie nello sport come nella vita.
Recuperato dalle fatiche del trail e da una piccola distorsione riportata gara durante a causa di una caduta, il fatidico giorno della partenza sembrava stagliarsi alle porte e così mi sono concesso un ultima salita in compagnia della mia amica di gelato Ilaria. Nonostante la vetta che volevamo conquistare, non fosse la migliore per condizioni, abbiamo deciso lo stesso di realizzare l’ascesa, inserendo un pernotto in quota il giorno prima della vetta. Per Ilaria questa sarebbe stata la sua prima vetta, ma visto che anche lei proveniva da un infortunio, ha deciso di non salire, fermandosi a poco meno di 100 mt dalla vetta. La giornata si è poi conclusa con una meritata birra, conscio del fatto che Ilaria ha dimostrato di essere all’altezza di quest’ambiente affascinante ma al tempo stesso maledettamente pericoloso.

Dopo tanto allenamento finalmente si parte!

Eccoci al giorno della partenza, tutte quelle che erano le pratiche burocratiche legate alle autorizzazioni e ai trasporti(il servizio ha un costo di 350$, ma fidatevi sono i migliori e le loro strutture imbattibili), sono state risolte in maniera rapida grazie all’agenzia Ak-Sai Travel di Bishkek(la stessa ha una piccola sede in OSH). Ciò nonostante, l’inconveniente non ha tardato nel farsi vivo. Infatti al mio arrivo ad OSH i bagagli erano rimasti a terra in quel di Mosca, complice un piccolo ritardo nel volo Roma-Mosca che ha portato al mancato imbarco dei bagagli. Puntualmente Oksana di Ak-Sai Travel, ha saputo rimediare al problema, recuperando i bagagli il giorno stesso della mia partenza. Il viaggio verso il Campo Base del Lenin Peak, vi porterà via una giornata intera, quindi contate di dedicare almeno 2 giorni del vostro programma, al trasferimento da e per il Campo Base del Lenin Peak. Il Campo Base, sorge in un’area alquanto remota del Sud Kirghizistan. L’itinerario, a tratti monotono, avvolte vi regalerà scorci di paesaggi unici. L’organizzatissimo Campo Base dell’Ak-Sai Travel gode di tutti confort possibili. D otato di docce, sala mensa (colazione, pranzo e cena al buffet per 15 $ al pasto), negozio per piccoli acquisti (Birra, Bombole di Gas da 230gr e 450gr, Acqua,etc..)e pannello elettrico per ricaricare apparecchi elettronici. Insomma tutto quello per mettervi a vostro agio.
Da qui, inizia tutta quella che è la fase di acclimatamento che spero mi farà raggiungere la vetta del Picco Lenin. Prima ascesa di questa spedizione, è stato il Petrovsky Peak (4700 m), vetta semplice (F+), che offre dalla sua sommita uno splendido primo piano sul Lenin. Nonostante risulti semplice la stessa non è da sottovalutare, specie se no si è mai stati in alta montagna.
Conseguita la vetta del Petrovsky, il giorno seguente mi sono diretto verso il Campo 1 o Campo Avanzato (Posto molto spartano, con una vista unica sul Lenin Peak). Una passeggiata molto tranquilla (14km), che presenta solo il superamento di un piccolo passo di montagna (circa 4150mt). Per chi come me, viaggia con tutto il materiale al seguito c’è la possibilità di trasportare il materiale dal Campo Base, al Campo 1 con i cavalli per circa 3$ al kg (Partenza dei cavalli dal Campo Base dalle 7:30 fino alle 9:00 circa, a seconda del numero di clienti che deve salire). Dal Campo 1, potrete decidere se continuare il vostro acclimatamento su vette di minor importanza o iniziare a calpestare la via per il Lenin Peak (soluzione gettonata, se non avete troppo tempo). Io ho optato per la prima, infatti ho deciso di salire lo Yuhin Peak (5080mt). Data l’assenza di neve e la sua scarsa difficolta alpinistica ho optato per una corsetta fino in vetta.
Archiviata anche questa ascesa, ho deciso di anticipare quelli che erano i miei programmi, portandomi con tutto il materiale utile per l’ascesa proprio sotto all’attacco della via che porta al vetta del Lenin Peak o meglio che porta al Campo 2 del Lenin Peak. Qua, ho iniziato la seconda parte del mio acclimatamento, dirigendomi presso il Campo 2 (circa 7h dal campo Ak-Sai Travel). Nel periodo a cavallo tra Luglio e Agosto, il pericolo crepacci è sempre dietro l’angolo, quindi vi consiglio di attaccare la via alle prime luci dell’alba, da qui infatti la necessità di arrivare proprio sotto l’attacco della via in tenda. Arrivare al Campo 2 (5400mt) è stata una vera impresa, sembrava non arrivare mai, ogni passo lo zaino era sempre più pesante e il fiato sempre più corto. Ad un certo momento preso dallo sconforto si palesava l’idea di rinunciare, ma la voglia di esplorare, la passione, la motivazione intrinseca, che alla fine racchiude un po' tutte le ultime parole dette e non solo mia hanno dato la forza per arrivare al Campo 2. Dopo la notte trascorsa al Campo 2, ho fatto ritorno al Campo 1, lasciando però gran parte del materiale al Campo 2. Tale strategia è stata adottata al fine di evitare di salire dal Campo 1, al Campo 2 con un zaino ultra pesante, che andrebbe di certo ad influire sulle giornate successive. Al mio arrivo presso il Campo 1, ho dovuto affrontare il problema del materiale in affitto che non era disponibile, da qui poi è nato un passaparola nel gruppetto di alpinisti che ho frequentato al Campo 1 e in un paio d’ore materassino e sacco letto erano già in tenda prestate dal mio amico Indiano Karman. Ovviamente, neanche la tenda era di mia proprietà, ma era di un ragazzo Polacco che doveva portare del materiale al Campo 2 al Campo 1. Dal Campo 1, una volta ricaricate le batterie, mi sono di nuovo diretto al Campo 2 dove mi aspettava gran parte del mio materiale. Questa prima parte di ascesa mi ha regalato una soddisfazione unica, perché mi sentivo davvero bene e i due giorni di riposo avevano dato i suoi frutti. Nonostante ciò, la partenza è stata un po’ lenta, perché avevo deciso di aiutare il mio nuovo amico Karman, a trasportare tutto il materiale utile, presso Campo 2. Dopo neanche 45’ di cammino, mi sono sentito di consigliare allo stesso, di fermarsi, mettere da parte l’orgoglio, visto che energie e tempo non erano più dalla sua parte.
Itinerario durante, ho avuto modo di testare differenti modi di camminare e di reinterpretare la traccia della via normale, che non capisco il motivo vada dritta per dritta rispetto la massima pendenza. Alla fine, per chiudere questa prima giornata di salita al Campo 2 ho impiegato poco più di 5 ore, complice uno zaino leggero (ma quanto basta) e un giorno di riposo che ha dato i suoi frutti. L’atmosfera al Campo 2, è solare e avrete modo di conoscere una molteplicità di persone. Qua, mi sono poi dedicato al confezionamento del mio zaino per salire l’indomani al Campo 3, limando al limite il materiale eccezion fatta per il cibo. Infatti, ho deciso di trasportare una razione giornaliera in più in caso dovessi rimanere al Campo 3 più di 2 notti. L’indomani la sveglia non ha suonato troppo presto, visto che di crepacci ce ne sono veramente pochi, a differenza della prima parte che ne è costellato. L’ascesa al Campo 3 è andata molto bene, soprattutto perché avevo tutto il materiale al seguito. Negli ultimi 100mt di ascesa, stavo perdendo un po' di smalto, ma spararsi oltre 1700mt di dislivello in 2 giorni a queste quote non è da poco. Il Campo 3, si presenta un po' troppo spartano(nessun rispetto, dal punto di vista igienico da parte della compagine maschile) e soprattutto costellato da una miriade di tende fisse, di proprietà delle varie agenzie. Il feedback pomeridiano, proveniente dal mio corpo sembrava essere positivo e se lo stesso si fosse prolungato per l’intera nottata, l’indomani mi sarei dedicato all’ultima parte di ascesa, coprendo gli ultimi 1000mt che mi separavano dalla vetta. La fortuna non mi ha voltato le spalle, è difficile spiegare il mix di gioia e dolore che pervadeva il mio interiore. È stata l’esperienza più dura della mia vita, un mix di freddo ( -25°/ - 30°), stanchezza (dovuta al fatto di essere poco acclimatato) e sconforto, dato dai due compagni di ascesa Sebatian e Pavol, che ad una certa hanno mollato, rendendo tutto estremamente difficile.
Provato mentalmente e fisicamente, ho raggiunto ugualmente la vetta in poco più di 4h30’. Una soddisfazione unica, al mio arrivo ero incredulo di avercela fatta, è indescrivibile raccontare a parole il tutto. Dopo un abbraccio di congratulazione, con i membri di altre due cordate e una consueta foto di rito, ho subito mosso verso Campo 3, visto il clima in vetta.
La discesa è stata lenta e mi ha quasi portato via 4h. Molti, sottovalutano il post vetta, ma le condizioni fisiche post ascesa non risultano essere le migliori, quindi ho preferito scendere con cautela, ascoltano il mio fisico ogni qualvolta aveva bisogno di una pausa. L’indomani sono rientrato al Campo 1, recuperando tutto il materiale lasciato al Campo 2. Il tutto si è concluso davanti ad una bella birra, brindando con gli amici al Campo 1.
Il rientro ad Osh ha portato via una giornata intera, ma visto e considerato che ero di gran lunga in anticipo sulla tabella di marcia, il tutto è stato ottimo per ricondizionare i materiali e godersi qualche attrazione nei dintorni di Osh, a patto che le troviate. Il rientro ad Osh è stato più movimentato del previsto, visto il piccolo incidente accorso nel tragitto che mi stava riportando al Campo Base. Itinerario durante infatti, sono caduto in acqua mentre attraverso un ruscello, tradito da un sasso. Mi sono poi ritrovato, con parte del dorso della mano dolorante e al fine di scongiurare eventuali problematiche più gravi, decido di contattare la mia assicurazione, per poter fare degli esami più approfonditi in ospedale. Il tutto si è chiuso nell’arco di una giornata, dandomi la certezza di aver preso soltanto una bella botta. Tale notizia è stato un sollievo e mi ha ridato la carica, per tornare ad esplorare gli angoli più nascosti di Osh city. Le giornate in questa cittadina scorrono ad un ritmo frenetico, specie se ci si affaccia all’altezza del Bazar di Osh. Proprio nei dintorni del Bazar avrete modo di testare i piatti più tipici di questa parte del Kirghizistan. Piatti unici che delizieranno il vostro palato come il Camca (piccolo calzone ripieno di carne e cipolla).
Quello che più vi colpirà, degli abitanti della piccola e sorridente cittadina di Osh è il loro modo di vivere in maniera semplice. In Europa, come in altri paesi del mondo il saper condividere dei momenti con i propri cari o semplicemente con i propri amici è diventato ormai un rebus. I giovani, spendono in maniera costruttiva il proprio tempo insieme, un po’ come era da noi in Italia, sul finire degli anni 90. Oggi Facebook, Instagram ed altri social hanno preso il sopravvento, su quelle che sono le relazioni face to face e nonostante questi social vengano continuamente utilizzati da tutti i giovani anche in queste zone, non risultano essere state intaccate tali relazioni. Dopo aver ricaricato le batterie e deliziato il palato con quello che di meglio Osh aveva da offrire, ho fatto rotta verso Bishkek con un volo interno.
Bishkek, capitale del Kirghizistan risulta essere molto più avanti sotto tanti aspetti rispetto ad Osh. Vi immergerete in una realtà totalmente differente, rispetto a quella che potreste trovare in altre parti del paese. Da qui ho poi iniziato il Bike Tour che mi avrebbe riportato ad Osh, ma questa è un'altra storia. Questo articolo, come l’intera ascesa la dedico ai miei amici, ai quali da tempo non dedico il tempo che meritano e ad Ivan, l’alpinista Russo che prima di me aveva conseguito quella vetta tanto ambita, che alla fine ha deciso di strappargli la vita. RIP amico.
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Scritto da Luca Matteucci

Ho 27 anni e da quando ne ho 18 viaggio zaino in spalla affrontando situazioni estreme. Amo il trekking, al punto tale che ne ho fatto quasi un lavoro. Da ormai 5 anni viaggio nel continente Asiatico, un continente che racchiude qualcosa di mistico e unico. Sul ciglio dei 27 però mi sono affacciato al Sud America e con molta probabilità inizierà una lunga e passionale frequentazione.

Durante i miei molteplici viaggi, viaggio da solo perché credo che questo modo di viaggiare possa darmi una maggiore opportunità di conoscere persone nuove (locali o backpackers come me), aiutandomi a comprendere meglio le differenze culturali che ci separano dagli altri popoli. Cosa che in coppia o in gruppo può venire leggermente meno.

Tutti i mie viaggi ovviamente sono dedicati alla mia famiglia, che ha sempre appoggiato il mio stile di vita.

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3 comments on “Lenin Peak, un viaggio alla scoperta di se stessi”

  1. Ciao Luca, intanto complimenti per la scalata, tutt'altro che facile in autonomia come hai fatto tu. Anche io vorrei realizzare la salita del Peak Lenin. Vorrei chiederti alcune informazioni riguardo logistica, agenzia, assicurazione. Potresti darmi tutti i dettagli, grazie? O dirmi come contattarti? Purtroppo pare un'impresa già organizzare una cosa del genere...

  2. Gran bell'articolo, bellissime anche le immagini. Visto che siete esperti di montagna, avrei una domanda. Volendo andare in Nepal il prossimo SETTEMBRE, c'è un tour operator che mi consigliate?

    Grazie mille

    1. Guarda ci sono moltissime soluzioni in Nepal da poter scegliere. Negli ultimi dieci anni il turismo ha fatto passi da gigante in questo splendido ed ospitale paese. Ho amici che fanno gli accompagnatori per trekking, guide per spedizioni e tanto altro ancora...uno di questi si chiama Pemba Tenzing puoi contattarlo in FB cercando tra i miei amici Luca Matteucci. Mandagli un messaggio e spiegagli cosa ti piacerebbe organizzare. A presto.

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