Una porta piccola per le scale della Ubahn Gesundbrunnen apre a un mondo buio ed asfissiante, puzza di morte, disperazione e paura.
Non una finestra, come che la speranza la si lasci al di là di quello stretto ingresso in cui un mondo asettico e vuoto riporta indietro nel tempo. La città viene rasa al suolo, gli obiettivi diventano i civili, gli allarmi bombe suonano, si dorme con le valigie pronte accanto alla porta. Bisogna essere scattanti per reagire e correre al rifugio, dove la luce non batte ma ci si salva per 2 ore, due lunghissime ore in cui attendere il via libera e tornare all'aria aperta. E magari scoprire che casa propria è diventata un cumulo di macerie.
Un mondo sotterraneo, adibito a magazzini dei trasporti pubblici fino a qualche anno fa, oggi viene svelato e reso calpestabile ai turisti pronti a vivere momenti angusti di storia nefasta.
Si narra di guerra e di donne coraggiose, il cui compito era preparare i bambini, insegnando le regole del gioco della guerra, e fare apparire questa come un gioco metodico ed abitudinario.
La guerra era la norma, la morte una possibilità, la corsa l'unica via per la salvezza.
Un gioco dell'oca le cui stazioni sono bunker e la pedina deve scappare dalle bombe che scoppiano, introducono il bambino a quell'orribile gioco di morte reale a cui trovare riparo sotto terra, isolati dagli accadimenti che in pochi minuti fanno perdere tutto.
Come spieghi a un piccolo cosa è la guerra? Come spieghi che bisogna correre nel cuore della notte portando con sè solo un pupazzo e la valigetta con i documenti e magari indossando il pigiama? Come spieghi a tuo figlio che deve indossare una maschera a gas come se fosse un alieno venuto dallo spazio?
La claustrofobia, di cui soffro, per i primi minuti mi ruba l'aria. Sono chiusa sotto terra. Di fronte a me dei gabinetti, di quelli senza tubi ma con sabbia al fondo, una manovella a lato che apre e chiude la tavola.
Una toilette accanto all'altra, senza un separè, sembrano reperti usciti da un museo messi li alla merce del turista curioso, atti a spiegare in linea generale il funzionamento dei bagni sezione donne.
Ma il primo orrore si mostra tra quei gabinetti, che se sono senza tubature per il passaggio dell'acqua o divisori è perchè furono concepiti così, per evitare ulteriori suicidi in quell'unico luogo privato tra sale di cemento dove l'intimità doveva essere condivisa con altre 1300 persone.
Non ci vedo più gabinetti. Ci vedo specchi rotti e sangue, donne disperate al punto da voler lasciare quel mondo ormai allo sfacello fuori perchè tanto la speranza di uscirne vivi, forse, non c'è più.
Manca l'aria, le scale che continuano a far scendere nelle tenebre mi inquietano. Una discesa silenziosa agli inferi, di cui non si conosce il fine nè il percorso, e mi lascio trascinare tra le sale che mi fanno dimenticare che ora sia, e anche che a Berlino oggi c'è il sole.
Li vedo seduti uno di fronte all'altro, senza dire una parola o ingannando il tempo in attesa di poter varcare nuovamente la soglia di quella gabbia senza luce.
Isolati da bombe e distruzioni assistono impotenti a un mondo, il proprio, ormai crollato per l'80%. E poi, quando tutto ormai sembra perduto, le bombe lì fuori cessano e quello che rimane è una città piegata la cui grandezza, che nei piani hitleriani doveva eccellere come Germania, si è invece ridotta a macerie.
E le stesse donne, il cui ruolo fu quello di istruire i bambini al gioco della guerra, con un meticoloso lavoro di selezione, prelevano mattone dopo mattone per rimettere in piedi quanto abbattuto.
E cambiano così direzione, impartendo le regole della ricostruzione ed insegnando a trovare le soluzioni ingegnandosi nonostante la fame e l'assenza di risorse.
E le bombe disinnescate diventano stufe, gli elmetti scolapasta, i proiettili dei piombi. Mattone dopo mattone Berlino si ricostruisce.
Blocchi di cemento sopra. Blocchi di cemento sotto. Questa è Berlino oggi.
Una storia dura, che per l'ennesima volta invece di insabbiare racconta ai propri visitatori gli orrori del passato aprendo le porte dei suoi mondi oscuri.
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Per ulteriori informazioni sulle visite guidate il sito ufficiale è: Berliner Unterwelten
Le visite in italiano si tengono il sabato mattina alle 11,30 (tour 1) e alle 13,30 (tour M).
Costo del tour per persona: €10
Ufficio per acquisti biglietti (non è possibile prenotare in anticipo consiglio quindi di arrivare 1 ora prima dell'inizio tour, anche prima in periodi di alta stagione): UBahn Gesundbrunnen
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Il tuo racconto è talmente denso e brillante di verità storica che è veramente stupendo....ho visto tanto di Berlino bensì tornata per 2 vote proprio per comprendere meglio la vita soppressa ingiustamente di queste persone!!!Io posso solo dirti che sei una grande donna e che comprendere da dove proveniamo sia la cosa più bella che possiamo ricercare...a modo mio cerco di fare lo stesso...con poche possibilità,ma con tanta voglia di ascoltare e capire....GRANDE RISPETTO A TE E A CHI NON SORRIDE DAVANTI A QUESTE COSE....
Ciao!
Ho letto con interesse il tuo post relativo a questa esperienza. Mi piacerebbe molto partecipare a questo viaggio sotto terra, che fa riflettere: sono molto frenata dalla claustrofobia di cui soffro!
Volevo sapere se è molto opprimente come situazione o se è "solo" la suggestione del momento e dell'atmosfera..!
Ti ringrazio per l'eventuale risposta!
Ciao Beatrice, un pò opprimente è se soffri di claustrofobia.
Puoi sempre tornare indietro, c'è una persona alla fin del gruppo che ha questo compito. Io per un attimo mi sono sentita mancare l'aria, anche perchè quanto raccontano è opprimente di per sè, poi ho deciso di continuare.
Quindi dipende da quanto claustrofobica tu sia, magari se vai in compagnia di qualcuno che conosci questa si attutisce un pò.
Ciao e buona Berlino!