Sono alle Fiji, Mana Island, un paradiso in terra. Solo 3 resorts sulla spiaggia e poi tu e la natura.
In momenti come questo mi ricordo di quanto sia meraviglioso tutto quello che sto facendo e che se qualche giorno scrivevo che avevo in qualche modo voglia di fermarmi, solcando il mare sulla barca che mi porta a Mana penso che tutto questo è meraviglioso e che vale la pena continuare, perché essere dall'altro lato del globo e trovarmi in questi luoghi così lontani e così belli è qualcosa che mi mette gioia e allegria.
In barca con me ci sono 5 ragazzi(in) e due adulti.
Immagino che siano i genitori di alcuni di loro.
Arrivati a Mana dopo avere poggiato i bagagli in camera tutti e 8 ci tuffiamo a mare. Era tanto tempo che non vedevo un mare del genere. Lo avevo cercato per tanti mesi e finalmente dopo il sogno dei Caraibi ecco un'altra immagine difficile da catturare con una macchina fotografica.
Dopo una nuotata e un po' di snorkeling tra le barriere coralline mi ritrovo sulla battigia a parlare con la signora che era in barca con me.
Australiana, di Melbourne, una bella donna, guarda i ragazzini divertirsi e giocare in acqua a 100 metri da noi con il suo ex-compagno e mi dice che uno dei ragazzi, suo figlio per l’appunto, un quindicenne ha scoperto 6 mesi fa di avere un tumore al cervello.
Nonostante le operazioni, ha una cicatrice grande quanto tutta la testa, la chemio e la radio purtroppo il male non è stato arrestato e non ce la farà. Morirà presto. Due mesi hanno detto.
Il papà è delle Fiji e per questi ultimi momenti la famiglia si è riunita per un addio alla vita fatto di spensieratezza e divertimento nel Paese che ha nel sangue (non era mai stato prima) in compagnia dei genitori, della sorella e dei suoi 3 migliori amici.
Felicity, la madre, m racconta di quanto forte e volenteroso sia suo figlio, di quanto soffra senza dire una sola parola, di quanto sia piccolo e di quello che non avrà il tempo di scoprire. Mi dice di quanto sia doloroso saperlo vicino alla fine ma anche della gioia che le regala con i suoi sorrisi e le sue battute da quindicenne che sta cercando di fare tutto quello che avrebbe forse potuto fare tra qualche anno, senza avere tutta questa fretta.
E così con i piedi nell’acqua calda dell’isola, circondati dal paradiso in terra mi ricordo di quanto tutto sia futile e di quanto valga vivere la propria vita ora senza rimandare, prima che sia troppo tardi.
Di quanto sia importante anche in momenti di dolore, fisico ed emotivo, non lasciarsi trasportare via e lasciarsi morire prima del tempo ma di prendere tutto quello che la vita ci offre perché in fin dei conti niente è per sempre.
E adesso seduta qui vedo questo gruppo allegro bere Kava, la bevanda tipica e di condivisione delle Fiji, tra risate e schiamazzi e un velo di tristezza negli occhi di chi rimarrà.
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mi hai ricordato Matteo, che vivrà sempre con noi, grazie.
Che bel pezzo. Mi ha trasmesso si tristezza ma serenità allo stesso tempo. Una serenità che sembra trasparire dalla forte consapevolezza della madre che nella pur sempre viva allegria del figlio riesce a domare il dolore che le urla dentro. Sembra che la magia di quei luoghi si prenda cura di loro.
Molto bello!
Giulia, hai ragione a volte ci dimentichiamo che veramente la salute e' tutto e di quanto siamo fortunati ad avere problemi futili . Continua a viaggiare, verra' un momento per ritornare, ma non ancora.