Prima di cominciare a viaggiare come backpacker ho sempre creduto che dormire in ostello significasse stare in un luogo sporco, camerate tipo militare, gente senza un soldo e soprattutto non capivo come la gente potesse solo immaginare di dormire in camere con perfetti sconosciuti.
Sino a due anni fa non avevo mai condiviso una camera con altre persone, non avevo mai cucinato in una cucina condivisa, non avevo mai dovuto fare la fila per andare al bagno, se non a casa ovviamente dove i bagni sono perennemente occupati da qualcuno, non sapevo che una camera potesse ospitare sino a 20 letti.
In Marocco ho condiviso una stanza con altre 10 persone e ho dormito arrotolata in un sacco a pelo avendo come base un sottile materasso che, per paura delle infauste blatte che invadono il Paese, avevo poggiato su un tavolo, ma quella era un’occasione speciale e non posso considerarla vita da ostello, un evento poco ordinario in un viaggio da backpacker che allora non sapevo neanche cosa volesse significare.
In gennaio 2011 ho cominciato a scoprire gli ostelli, intesi come quei luoghi in cui si dorme in camerata da 4, da 6 a volte anche da 12 persone, si condividono i pochi bagni, a volte esterni l’abitazione, con il resto della popolazione zaino in spalla, bisogna etichettare il proprio mangiare che viene rubato comunque da qualcuno e che obbliga a dormire con quello che russa di turno.
Alcuni ostelli sono stati bellissimi, altri terribili, alcuni ok, altri non riuscivo a lasciarli, alcuni cari e altri economicissimi.
Ho dormito in centinaia di posti, poggiato le mie stanche gambe su innumerevoli materassi e per quanto tutti molto diversi tra loro il minimo comun denominatore è sempre stato uno solo: la condivisione.
In un ostello non c’è niente di tuo, non hai piu neanche la privacy a volte.
Una situazione nuova per me a cui mi sono dovuta adattare.
Ho imparato a condividere i miei spazi, anche quelli intimi come poi è la camera da letto, con centinaia di sconosciuti, la cucina, il frigo, il bagno, la doccia, a volte ho dormito in stanze per sole donne ma la maggior parte delle volte sono state stanze miste dove improvvisamente è come se le inibizioni scomparissero.
Ti mostri a tutti per quella che sei anche nel momento meno felice della giornata, la mattina in cui quello che si nota maggiormente sono i capelli arruffati e la voce inquietante, o quando appendi l’intimo appena lavato al capezzale del letto per farlo asciugare o gironzoli in pigiama passando tra i tavoli della colazione con lo spazzolino in bocca e il dentifricio in mano mentre tutti sono seduti mangiando.
Il tuo spazio diventa un piccolo “mio” circondato da un grande “nostro”, il mio diventa anche il tuo, non il privato ma il comune.
Negli ostelli e soprattutto quando si dorme in camerate si impara a convivere e condividere con altre persone, che in linea di massima sono degli sconosciuti, dei momenti della tua giornata, l'approccio diventa quindi semplice quasi naturale. Siamo tutti in ostello per avere maggiori possibilità di conoscere altri viaggiatori, per trovare compagnia e nuovi stimoli e ovviamente anche per spendere di meno.
Gli ostelli sono luoghi che in genere hanno poco in comune con il freddo hotel, indirizzati agli inizi a un pubblico giovane ma che adesso è frequentato anche da over 30 o over 40, si contraddistinguono per le pareti colorate, l'ambiente informale ed amichevole dove l'incontro è facilitato in diversi modi: tours, film, bar, giochi, cene comuni.
Ed è qui, in questo porto di mare che chiamiamo ostello che si incrociano personaggi di tutto il mondo, che trascinano come fosse un mantello che li ricopre per intero le proprie tradizioni, la propria cultura e lingua. Come me hanno poche cose in spalla, piccoli e leggeri oggetti che ci rappresentano e che dicono da dove veniamo prima che apriamo bocca.
Incontri il mondo mentre giri il mondo e tutto ruota attorno agli ostelli, palazzi adibiti ad abitazione temporanea che non prevedono la colazione a letto ma che fanno sentire a casa propria chi da casa è lontano migliaia di chilometri.
Un pò di vita in ostello in foto
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Ciao, bel blog devo dire. Una curiosità, tu solitamente viaggi da sola?
Ciao Donnie, si prevalentemente viaggio da sola. ciao!
Ciao! bellissimo post! Io non ho la possibilità di fare viaggi lunghi e avventurosi, ma apprezzo moltissimo i tuoi racconti 🙂
Fino a 3 anni fa, quando sono partita per un anno negli Stati Uniti, non avevo mai visto un ostello e pensavo quello che pensavano tutti.
Ora, dopo varie esperienze devo dire che il mio più bel ricordo è un ostello "scrausissimo" di San Diego (con tanto di simbolo della pace enorme sulla facciata), ma che mi è rimasto nel cuore per il calore delle persone e lo spirito fantastico!
Ora ho obiettivi diversi dalle mie amiche quando viaggio, no mi interessa più spendere per mare e divertimento notturno, ma scoprire luoghi e persone, e quindi se non voglio rinunciare mi tocca viaggiare da sola.
L'ostello è la migliore soluzione!
Lo penso anche io!
Io mi ritrovo spesso a viaggiare low cost e "low time" ma l'ostello paga sempre anche solo per un'oretta di chiacchiere a fine giornata!
ho in mente di partire per il mio viaggio per incontrare il mondo, che per adesso è un entità un po' quasi lontana, ne ho un'idea approssimata da canali di informazione ecc. non da un periodo nel posto dove puoi veramente cogliere l'essenza e la particolarità del luogo, sicuramente gli ostelli saranno un punto importante in tutto questo, avevo qualche esitazione riguardo gli ostelli ma con il tuo articolo mi hai evocato in mente i lati piacevoli dello stare in ostello 🙂
grazie per aver condiviso questa esperienza! ^_^
Ciao Otto!
Sono contenta che questo post abbia fatto un pò di luce sulla realtà dell'ostello...secondo me sono i luoghi migliori per incontrare gente e vivere il viaggio a bassi costi ma sempre in compagnia! Buona fortuna con il tuo viaggio!