Su Twitter Gloria L mi chiede: Ma tu non ti senti mai sola? Come fai a viaggiare da sola e per lunghi periodi.
Da una semplice domanda su twitter ne è scaturito un post piuttosto lungo in cui scrivo della solitudine e di come questa parola, a cui diamo una connotazione negativa, mi abbia invece permesso di viaggiare per 15 mesi facendomi vivere questa splendida avventura che credo possa capitare una sola volta nella vita.
Quando dico alle persone che incontro che sono in viaggio da più di un anno questi mi guardano a bocca aperta e mi dicono che sono riuscita a realizzare un loro grande sogno.
Potere viaggiare per più di un mese, che poi siano 3 mesi o 2 anni, è in effetti un’idea che affascina e che fa viaggiare la fantasia di molti anche se poi non è una cosa che fa per tutti.
Ho incontrato chi dopo 2 mesi voleva andare a casa, chi dopo 3 settimane era stanco e voleva solo fermarsi, chi invece ha viaggiato per più di due anni e non ha intenzione di smettere.
Io mi metto tra queste estreme posizioni.
Non voglio viaggiare per tutta la vita, o per lo meno non così, ma non sono neanche riuscita a fermarmi dopo i primi sei mesi di viaggio, che in teoria erano quelli ufficiali, ovvero quelli che avevo deciso dovevano essere nell’ormai lontano gennaio 2011.
La scelta di viaggiare da sola è stata poi più o meno una scelta obbligata.
In realtà non ho mai davvero cercato un compagno di viaggio, ho prenotato il mio biglietto one way in sordina, senza dire niente a nessuno e decidendo dove andare e cosa fare e senza consultarmi con nessuno.
La decisione era presa e l'ho comunicato a degli amici se non qualche giorno dopo l’acquisto del biglietto.
Quando alcuni dei miei amici hanno saputo quello che avevo in progetto in pochi, pochissimi, si sono proposti ma alla fine nessuna di queste proposte è diventata concreta: il tempo, il lavoro, i soldi, non so, ma si, ma no. Insomma le solite risposte.
Queste risposte spesso e volentieri le ricevevo anche quando organizzavo semplici weekend in Europa, in teoria tutti volevano venire e poi al momento di digitare i numeri della carta di credito sul sito della compagnia aerea, questi accompagnatori si dissolvevano nel nulla.
E’ stato così che ho capito che o facevo questa esperienza da sola o che non la avrei mai fatta, è difficile trovare un compagno di viaggio che ti segua in un percorso così lungo e anticonvenzionale.
E onestamente la cosa non mi dispiace perché solo una volta in viaggio ho capito che cosa significa davvero fare un’esperienze del genere sul lungo periodo.
Quando si viaggia per lunghi periodi tutto viene amplificato. È un’esperienza molto intensa, costringe a stare quasi 24 ore su 24 con qualcuno che per quanto tuo amico non conosci così beni, o di cui forse non vuoi davvero conoscere tutte le sfaccettature, si viaggia molto e a volte i viaggi possono essere stancanti. Una volta ho viaggiato per 48 ore in autobus e credo che nessun compagno di viaggio mi avrebbe mai seguita in questa impresa epica.
Il rischio per un’esperienza del genere potrebbe essere alto e come potete immaginare potrebbe essere irreparabile: la rottura.
Non dico che non ho incontrato coppie che hanno viaggiato per lunghi periodi assieme o amici, ma sono più le coppie scoppiate che quelle rimaste assieme, ho visto amici litigare, prendere a un certo punto ognuno la propria strada.
Io nella mia “solitudine”, e badate che la metto tra virgolette, non ho mai litigato con nessuno, in realtà non ne ho mai neanche avuto il tempo, quando le cose non andavano bene con un abbraccio e la promessa di rimanere in contatto ognuno prendeva la propria strada.
Ecco perché viaggio sa sola. I miei amici, i miei famigliari sono più che i benvenuti ad accompagnarmi per un certo un periodo in questo percorso ma per un massimo di un mese.
E anche in questo mese assieme (che non è capitato poi in realtà) deve valere una unica e imprescindibile regola, “patti chiari amicizia lunga” con me, in viaggio e nella vita.
Sentiamoci liberi ed indipendenti e non forziamoci a vicenda a fare le cose, ognuno è libero di prendere le proprie decisioni.
Sebbene poi questa sia sempre stata un po’ la mia filosofia di vita, ho notato che negli ultimi mesi questa tendenza si è amplificata.
Sono sempre stata un animale sociale con un estremo bisogno di solitudine, ho bisogno dei mie spazi e sono estremamente gelosa del mio tempo, ho bisogno di pensare in solitudine. Parlo molto ma so stare zitta e ho bisogno di te per elaborare, dolori, gioie, delusioni.
Mi piace lavorare la notte o lavorare per 18 ore consecutive mangiando davanti al computer, leggere un libro per 10 ore senza interruzione, mi piace rimanere in pigiama sino al pomeriggio e soprattutto odio quando qualcuno mi dice cosa fare o quando mi sento obbligata a fare qualcosa anche se non mi va.
Sono la guida di me stessa, seguo quello che il mio cervello/cuore, sono molto più cerebrale che sentimentale, dicono. Bianco o nero, si o no, mi piace o non mi piace.
Quando quindi mi si chiede come faccia a viaggiare da sola, se non mi senta mai sola, se non senta la necessità di avere qualcuno con me la mia risposta in genere è: No mai, e probabilmente non sarei in grado di fare questa stessa esperienza in compagnia di qualcun altro.
Ricordo quando ero in Messico, per l’esattezza nello Yucatan, letteralmente non riuscivo a ritagliare qualche ora pomeridiana per potere lavorare in pace, c'era chi mi invitava ad andare al mare, ed è difficile dire di no al mare dei caraibi, chi per qualche tacos, chi per una gita, e poi il giro in bicicletta o lo shopping.
Nonostante la compagnia fosse davvero perfetta (credo la migliore in un anno di viaggio) dopo 7 giorni ho preso un autobus e mi sono letteralmente ritirata a Isla Holbox. Un’isola di cui la Loneley planet nella penultima edizione non parlava e che quindi per me significava NON TURISTICA che tradotto ulteriormente significava: tempo a sufficienza per me e per la mia solitudine.
Mi mancava tanto stare da sola.
Proprio a Isla Holbox ho meditato sul mio futuro e ho deciso di continuare a viaggiare per un altro anno e ho comprato il biglietto per fare il giro del mondo. Avevo compromesso la mia vita per un altro anno nel momento in cui non mi stavo divertendo e in cui la mia vita era tutto tranne che eccitante, non facevo letteralmente niente di più che lavorare dalle 8 del mattina alle 8 di sera, ma lo facevo in costume sotto delle palme e con i piedi infossati nella sabbia.
Quello stile di vita mi piaceva davvero anche quando non ero al mare dei caraibi, il golfo del Messico infatti non è molto invitante, e soprattutto anche se ero completamente sola.
Viaggiare da soli non è quindi per tutti, così come secondo me viaggiare per lunghi periodi non è per tutti. Non a tutti deve piacere per forza e non tutti ce la possono fare, una buona parte del lavoro lo fa la nostra indole, l’altra la nostra capacità di adattamento.
Quando mi si dice che vivo in vacanza rispondo con un sorriso che la mia vita da un anno a questa parte e tutto tranne che una vacanza.
Chiamala esperienza splendida, chiamala intrigante, divertente, emozionante ma aggiungi anche stancante. Molto stancante.
Sei stanco di prendere decisioni tutti i giorni e fare anche tragitti pesanti completamente da solo, non c'è nessuno con te quando un autobus birmano ti lascia alle 3 del mattino nel mezzo del niente e tu con i tuoi zaini vai alla ricerca di un posto dove dormire.
Sei stanco di muoverti tutto il tempo, di cambiare camera (ostello, guesthouse) ogni 3 giorni, sei stanco di vivere con 4 stracci, non li chiamo neanche più vestiti, stanco di non avere più un nido (casa), un punto di riferimento, stanco di non sapere dove sarai da lì a 2 giorni, stanco di organizzare gli spostamenti, come, dove, quando, quanto costa?
Queste domande ti assalgono ininterrottamente sino a quando poi ti siedi sull’autobus e ti rilassi perché sai che per i prossimi due giorni non dovrai preoccuparti più di quel tanto del tuo immediato futuro.
E’ dura viaggiare sui mezzi pubblici del Centro America senza aria condizionata, con uno zaino di 18 chili sulle spalle e uno di 7 davanti quando fuori ci sono 40 gradi (quindi dentro il bus ce ne saranno probabilmente 50), o quando un bus impiega 7 ore a percorrere 200 chilometri su strade inesistenti, oppure quando vorresti mangiare qualcosa di sano o semplicemente diverso dalla tipica cucina locale e l’unica cosa che ti si propina è riso, fagioli e banana fritta (perché è questo quello che si mangia in centro America ed è questo quello che ho mangiato per 7 mesi).
In questo post non ho voluto sottolineare i soliti e, perdonatemi, noiosi pro del viaggiare soli: non sei mai solo, fai gli amici, incontri gente etc etc.
Cose dette e ridette, trite e ritrite e che se non si fa l’esperienza sono anche difficili da capire. Se una persona non ha mai viaggiato sola è normale che abbia quelle paure e poca importa che qualcun altro stia dicendo “non temere”, di post di questo genere ce ne sono tanti online. Ma avendo fatto questa esperienza davvero non voglio neanche dipingerla come idilliaca tutto il tempo.
In realtà ci sono i momenti in cui sei davvero solo. In più occasioni sono stata da sola all’ostello, da sola su autobus in Paesi dove la gente non parlava né inglese né spagnolo ed era impossibile comunicare se non con gesti, mi è anche capitato di avere compagni di viaggio che non mi piacevano e con cui non mi sono trovata sin dal primo momento.
Ma chi ha detto che questa sia una cosa drammatica?
Per viaggiare da soli bisogna essere in grado di sapere stare da soli.
Il problema a volte diventa proprio questo: l’incapacità di stare con se stessi, il bisogno di avere qualcuno al nostro fianco.
Non mi ha mai spaventata stare sola, non sono la persona che ritiene che la presenza dell’altro sia necessaria ed essenziale per la mia felicità. Posso stare sola per giorni e rendere le mie giornate produttive, divertirmi, scrivere, andare in giro, andare a un bar e chiacchierare con la clientela locale o guardare la televisione.
A laguna Bacalar (Messico) ero da sola all’ostello, non c’era internet e la stagione era quella delle piogge.
L’unica persona dell’ostello con cui parlavo era il proprietario ma alla fine sono rimasta 4 giorni.
Sono riuscita a occupare il mio tempo facendo cose che a volte dimentico quanto mi piacciano.
Questa non è una cosa che ho raccontato a molti, e adesso diventa di dominio pubblico, ma ammetto che a Cuba dopo le prime due settimane passate con mia sorella che avevo eletto come accompagnatrice ufficiale di questa prima esperienza tra i Caraibi e il Centro America, il giorno che lei è tornata a casa io ho realizzato quanto drammaticamente la mia vita stesse cambiando e stavo toccando con mano le conseguenze di questa mia scelta.
Ero da sola, lontana da casa e senza possibilità alcuna di essere in comunicazione con la mia famiglia. No internet, no telefono. Niente.
Io che ho sofferto di crisi di panico durante i miei anni a Londra mi sono trovata bloccata nel mezzo de La Habana, con il caldo infernale e l’aria irrespirabile, senza riuscire ad articolare le gambe, sudando e sentendo il mio cuore battere all'impazzata. Trascinandomi sono riuscita a tornare alla casa particular. In lacrime dico a Toni e Iolanda che credo di avere sbagliato tutto e che non essere sicura di potercela fare da sola.
Avevo paura di tutto. Di essere derubata, di trovarmi in situazioni pericolose, di trovarmi disconnessa dal “mio mondo” e non sapere come mettermi in contatto con la mia famiglia. La cosa che più mi terrorizzava era che se mi fosse successo qualcosa non avrei avuto una spalla su cui piangere, qualcuno a cui chiedere un consiglio, qualcuno vicino che abbracciandomi mi dicesse che tutto sarebbe andato bene e che non dovevo temere.
Ma dopo questo primo piccolo “trauma” che ho superato con successo nel giro di 48 ore i momenti di viaggio non piacevoli dovuti al fatto che ero sola sono stati altri e tutti in linea di massimo prevalentemente legati al caldo, alla stanchezza e alla sicurezza.
Viaggiare per 10 ore in autobus dove la gente si accalca, dove bisogna stare attenti ai propri bagagli, dove ogni momento è quello giusto per essere derubati se in compagnia diventa un pensiero secondario. Quando da soli è il primario.
Cosa faccio se mi rubano le carte di credito? Nessuno mi presterebbe soldi. Cosa faccio se mi sento male? Chi starebbe con me chiedendomi se sto meglio quando sola in una guesthouse?
Secondo me queste sono cose che chi vuole partire da solo deve considerare ma non devono però essere scuse per non farlo.
Io lo faccio da più di un anno e non c’è stata una sola volta che abbia pensato di tornare a casa o che mi sia sentita sola al punto da cercare disperatamente compagnia.
Anche quando a Cuba per un attimo ho creduto che forse avevo sbagliato tutto ho vissuto quel momento più come una sfida a me stessa piuttosto che come un limite.
E così zaino in spalla e da sola ho viaggiato in alcuni tra i Paesi più pericolosi del mondo senza avere avuto mai alcun problema e attraversato il globo per ben 2 volte.
Viaggiare soli non è sempre meraviglioso.
Spendi di più, a volte sei da solo ad affrontare situazioni in cui vorresti avere accanto un amico, a volte hai paura, a volte ti annoi, a volte vorresti potere condividere qualche bel momento con qualcuno a cui vuoi bene. A volte.
Come dissi a una mia amica che si era proposta per qualche mese “preferisco che tu venga per massimo un mese. Ti voglio bene e non voglio arrivare al punto di odiarti”.
So che posso suonare estrema e per tale motivo devo sottolineare che in questo mio comportamento c’è una componente molto forte che ha a che fare con la mia natura indipendente e poco facile ai compromessi che però rende questo modo di viaggiare, per me, uno dei migliori.
Ma alla fine se viaggiare è davvero vivere, come molti dicono, non è la stessa vita quotidiana che ogni tanto non ci mette di fronte alle stesse situazioni fatte di solitudine, incomprensioni, stanchezza, pur senza lasciare la nostra città?
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Bella esperienza!brava!
Penso che da un lato mi piacerebbe partire, girare, stare in movimento, conoscere ma non ho il coraggio...dall'altro penso ma perché? quando la meraviglia é tutt'intorno a noi, davanti al nostro naso..e quindi il viaggio si può fare anche stando nel proprio paese! La realizzazione di me stesso può essere compiuta anchesstando nella mia città.
In entrambi i casi che lo voglia o meno il viaggio si compie comunque!
ciao
Ciao Andrea,
beh hai ragione se dici che ci si può stupire di quello che ci circonda ma il viaggio non è fatto solo di "vedere" cose attorno a noi ma è fare esperienze che vanno oltre. Fare esperienza di culture, lingue, tradizioni, usi e costumi, cibo.
Il viaggio è un momento straordinario irripetibile e formativo.
Un equilibrio tra le due cose è la risposta giusta. Io ho viaggiato per tanti anni e da un anno sono "ferma" (se posso dire così) e sono molto felice. Quando ho sentito che il viaggio era finito ed era arrivata la seconda fase non ho avuto problemi a tornare in Europa e riappropriarmi della vita di prima con la differenze che io sono cambiata molto.
Il viaggio è un percorso, a volte anche doloroso e faticoso. Ma sicuramente ti insegna ad aprire gli occhi su quello che ci circonda giornalmente, e tu per rendertene conto non sei dovuto andare via. Di fatto non può essere per sempre ma sicuramente apre gli occhi e il tuo approccio alla vita sarà poi diverso.
Un caro saluto
Giulia
Articolo interessantissimo, l' ansia
Ciao Giulia,
sono capitato sul tuo blog cercando info sulla Birmania, dove andrò in novembre x 4 settimane, da solo (seguiranno Thailandia Laos Cambogia ed il delta del Mekong per un totale di 4 mesi). Condivido il tuo post sulla miriade di stati d'animo che un viaggiatore in solitaria si trova ad attraversare: momenti belli, bellissimi e poi momenti in cui ti chiedi "chi me lo ha fatto fare....". Ma una volta che sai che ce la puoi fare sono solo nuvole passeggere, magari forti, intense, persistenti che però prima o poi passano. E si riparte. Più forti. BUON VIAGGIO!!!!! _ MAURO _
Buon viaggio a te!
Ciao Giulia, ho appena scoperto il tuo blog, é proprio bello e pieno di info utili! Secondo me Viaggiare soli é qualcosa che tutti dovremmo fare, almeno una volta nella vita, viaggiare ti regala una visione della realtá che difficilmente potremmo incontrare stando "fermi"... e credo comunque che anche se si viaggia soli, non si é soli. C'è sempre un viaggiatore, una persona del posto, un bambino che si avvicina... é la magia del viaggio! 🙂 un saluto
Ciao e grazie per essere passata da qui e per il tuo commento.
Io credo che vviaggiare da soli sia una scelta, per me è stata dettata dalla indisponibilità di amici ad accompagnarmi e strada facendo ho capito che non è per niente terribile, anzi e soprattutto che ci sono numerose persone di tutto il mondo che lo fanno. Poco importa l'età e il sesso.
Se vuoi viaggiare e non hai compagnia, vale la pena fare le valigie e partire...il resto verrà da solo! Buon proseguimento di viaggio in Asia!
Giulia davvero un bel post! Concordo pienamente! è un'esperienza che si deve fare per provare cosa significhi e quanto ti cambia