Viaggio da due anni praticamente ininterrottamente eppure solo in questi ultimi due mesi ho capito cosa significa viaggiare con lentezza.
Sino a qualche mese fa i miei spostamenti sono stati frenetici. La quantità di tempo spesa viaggiando se confrontata al numero di Paesi che ho visitato mi dice tutto tranne che abbia viaggiato lentamente.
Un viaggio iniziato per gioco è diventato uno stile di vita, i mesi sono passati velocemente e mi ci è voluto un pò per imparare a rallentare il ritmo.
Ho riscoperto cosa significa vivere senza frenesia, prendere le decisioni un giorno per l’altro senza avere alcuna fretta, le frasi “devo fare questo o devo andare a vedere quello” sono ormai vecchi ricordi di una vita che per il momento non mi appartiene più.
La fretta di raggiungere una destinazione perché un aereo mi aspetta è svanita e un biglietto perduto per me significa solo qualche centinaio di dollari andati ma la gioia di avere tempo, tutto il tempo che voglio.
Mia madre l’altro giorno mi ha chiesto quando avrei intenzione di tornare, continuo a perdere aerei, a dire che mi muovo e poi non lo faccio, e a rimandare il ritorno in Europa a date indefinite. La mia risponda indefinita continua ad essere sempre la stessa: non lo so.
Viaggio lentamente, vivo lentamente, anche il passo della camminata è rallentato di molto.
Viaggiare con lentezza significa viaggiare senza avere un itinerario di viaggio definito in principio e fermasi quando si vuole per il tempo che si desidera. Decidere quali tappe seguire senza avere un vero e proprio piano, senza dovere scrivere accanto al nome della destinazione quanti giorni ci si fermerà, senza avere un calendario se non quello dove annotare i compleanni dei tuoi amici a casa. Sentirsi liberi di dire rimango o vado via senza avere alcune pressione esterne.
La fretta e la corsa sono realtà del nostro tempo per cui ci sentiamo obbligati a dovere fare tutto e adesso.
Spesso ci troviamo così a dire che non abbiamo tempo. Troppo e tutto insieme, così che torniamo a casa la sera chiedendoci cosa in più avremmo potuto fare senza invece chiederci di cosa in più avremmo potuto godere e beneficiare.
Non sono mai stata una donna di fretta in realtà, ho sempre pensato che il tempo deve essere calibrato e distribuito tra quello che dobbiamo fare e quello che vogliamo fare.
Così anche viaggiare dovrebbe essere distribuito tra il fare le cose e godersele, un moto lento che mi permette di assaporare i piccoli dettagli culturali e sociali dei Paesi che visito.
In tre settimane è difficile comprendere un Paese, non che sia impossibile ma è un riassunto approssimativo, a volte quando ho viaggiato velocemente mi è parso di non essere altro che una figurina in una cartolina.
Posso dire quanto è bella una cattedrale o la strada principale ma quello che mi mancava era il contatto umano che si può instaurare e comprendere solo se ci si ferma un po’ più a lungo e si va oltre i siti indicati dalla guida turistica che teniamo in borsa.
Viaggiare con lentezza diventa uno stato mentale, che porta a vedere e scoprire luoghi che non sono un “must do” ma sono piuttosto un “want to”, poco importa che le folle vadano tutte per una direzione, chi viaggia lentamente ha la coscienza di essere in un posto nuovo che merita molto di più di uno sguardo veloce.
Una piazza non è stata fatta per diventare un’attrazione turistica ma è piuttosto un punto di incontro tra persone, un mercato non è solo un luogo dove potere scattare foto colorate e caratteristiche ma è dove la vita di molte popolazioni si svolge e idealmente ti porta nelle loro case.
Macchu Pichu è bellissimo, così come il Salar de Uyuni, i templi di Bagan o quelli di Bali, ma se non si ha il tempo di fermarsi e vedere oltre quello che è facile trovare in guide o libri allora viene a mancare quell’elemento importante ed essenziale che è la comprensione.
Non tutti hanno mesi o anni a disposizione è vero. Io in fin dei conti ho corso per mesi per prendere l’aereo che avevo prenotato mesi prima. L’avere perso il volo di ritorno in Europa è stata una sorta di liberazione.
Sapere di avere tutto il tempo che voglio e sentirmi libera di poltrire su un divano per un’intera giornata senza sentirmi in colpa di non avere fatto quella data escursione è stata una conquista, così come lo è passeggiare a zonzo per la città senza avere una meta definita e perdermi senza pensare di dovere andare al museo o avere un’agenda fitta di cose da fare.
Perché quando si viaggia il problema per molti è fare quanto più possibile in poco tempo quando forse la migliore cose sarebbe fare poco e vivere l’esperienza di viaggio senza avere fretta ma darsi il tempo necessario per capire e diventare parte di quello che ci sta attorno, senza avere come intermediario costante tra noi e la realtà una lente di macchina fotografica ma dedicarsi del tempo per guardare a occhio nudo e tornare a sviluppare i nostri 5 sensi.
I piani di viaggio erano altri, secondo i miei piani su carta il Sud America lo avrei dovuto viaggiare in 5 mesi. Non ci sono riuscita ovviamente e a chi lo vuole fare auguro buona fortuna.
E' facile farsi prendere la mano quando si viaggia, così che per eseperienza posso dire che è difficile dirsi: mi fermo.
Come è difficile prendere la decisione di mollare tutto ed andare via è altrettanto difficile prendere la decisione di non perseguire per un pò.
E' come se da un lato tu vuoi smettere per un po’ ma dall’altro hai paura di perdere altre cose splendide che puoi vedere in un altro paese.
Una guerra di sentitmenti, tra conosciuto e sconosciuto. Una sorta di questo mi piace ma l’altro potrebbe piacermi di più.
Eppure solo quando ci si ferma si prende piena coscienza e consapevolezza di essere in un mondo nuovo fatto di tradizioni e culture che probabilmente affascinano più di sito archeologico Unesco di richiamo mondiale, per il semplice fatto che è bello essere lì.
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Ho sempre pensato che iIl vero viaggio è entrare nell'anima del posto e dei suoi abitanti.Ma puoi farlo solo se sei solo. È più facile guardarti dentro , entrare nella tua di anima. Vero Giulia?