“I climbed a path and from the top looked up-stream towards Chile. I could see the river, glinting and sliding through the bone-white cliffs with strips of emerald cultivation either side. Away from the cliffs was the desert. There was no sound but the wind, whirring through thorns and whistling through dead grass, and no other sign of life but a hawk, and a black beetle easing over white stones.” (Bruce Chatwin, In Patagonia)
A 300 chilometri dal Cile, ai piedi della lunga e sontuosa montagna che separa il sottile Cile dall’enorme e dispersive Argentina sorge la quarta città più grande d'Argentina: Mendoza.
Mendoza è una città nata su un terreno desertico e arido che grazie a semplici ma funzionali sistemi di irrigazione, creati dagli incas, che attingono l’acqua dalla Cordigliera delle Ande è stata trasformata nei secoli da terra brulla e sterile a un terreno fertile e rigoglioso che ad oggi è casa di vigneti che producono alcuni dei migliori vini del mondo.
Negli anni ’60 un terremoto distrusse l’intera città, così che oggi, riscostruita ed immacolata, è una bella città ma dove in realtà non c’è molto da fare, se per da fare intendiamo musei, gallerie d’arte, o tours cultarali, a parte splendide passeggiate all'ombra di alti e rigogliosi ippocastani che rendono la città una delle più verdi in cui sia mai stata.
Il bello di Mendoza però si trova fuori dalla città di Mendoza, nei suo grandi spazi, le alte e silenziose montagne, gli ettarsi di vigneti che ogni anno producono vini di qualità e piuttosto corposi, in particolare il Malbec è il vino tipico e locale che non si può trovare in altri Paesi.
Quello da scoprire qui non è la città di Mendoza di per sè visitabile in una al massimo 2 giorni, quanto la splendida ed enorme regione.
Tra le numerose attività fuori porta da fare la principale è il tour del vino, che sono sicura molta agenzie turistiche organizzano e immagino anche lo facciano a prezzi puttosto alti.
Ma se si ha la fortuna, come e' capitato a me, di avere parenti o amici che non solo vivono qui ma che sono anche proprietari di una bodega (cantina), il tour va ben oltre la classica degustazione di gruppo.
Sono arrivata a un mese dalla fine della vendemmia, i vigneti iniziano a non avere più foglie, quelle verdi stanno diventando rosse, quelle già rosse stanno diventando gialle, quelle gialle se non sono già in terra sono in bilico sui sottili rami.
Tra poco comincia la potatura, l'inverno è vicino e le cantine mendozine stanno organizzando il lavoro i mesi invernali che cominciaranno tra qualche settimana e che durereranno per circa 3 mesi, a seconda della grandezza dei campi.
I vigneti sono poco fuori dal centro cittadino. A 20 chilometri dalla città comincia uno scenario che poco ha in comune con Mendoza città in cui sono stata per 3 settimane, la città fatta di bei bars, ristoranti, serate terminate all’alba e mangiare a più non posso.
Il traffico della città si dissolve nel giro di qualche chilometro, il panorama cambia.
Un vigneto dopo l'altro, poche case, le strade si svuotano e la vita rurale prepotentemente si impone come attrice unica in quella che è la Toscana Argentina.
Ho gironzolato in lungo e in largo per le vigne che in questi mesi dell'anno sembrano abbandonate, morenti.
Non avevo mai pensato al ciclo di vita, o meglio al ciclo stagionale della pianta. Come il serpente la pianta va in letargo in inverno, in questi mesi accumula energie che riversa nelle radici per poi utilizzarle nel periodo di fioritura che culminerà a febbraio/marzo quando si svolge la raccolta e si vendemmia.
Adesso che non è ancora inverno la pianta sta preparandosi ai mesi di sonno. Perde le foglie come un vecchio i capelli, viene curata ed accudita dai potatori, viene alimentata poco e la si lascia affrontare il rigido inverno spogliata delle foglie appuntite, dei grappoli bacchici e dei riccioli divertenti.
Girare per le campagne ed avere qualcuno che ti racconta della vite come ti stesse parlando di una donna è molto di più del degustare vini in una cantina attrezzata per turisti.
Il lavoro duro e perpetuo viene svolto da queste persone che della campagna e in campagna ci vivono, isolati dalla realtà moderna ed alternativa della capital. Preferiscono stare qui dove la vita alle 18 si ferma.
Nella guida tra una campagna e l’altra attraversiamo piccoli paesi con poche case e in genere una chiesa. Le macchine sono sostituite da trattori e furgoncini, alle scarpe alla moda si sostituiscono stivali di gomma, alcune maglie appese ad asciugare hanno le macchie i delebili del lavoro rupestre, i segni sul viso dei contadini rendono le facce rugose, probabilmente sono più giovani di quanto immagini. Non più il glamour cittadino ma la semplicità del campo.
Non avrei mai immaginato che ci fosse così tanto lavoro dietro un vigneto, non si tratta solo di raccogliere uva e imbottigliare il prodotto ma implica manutenzione, comprensione e capacità di adattamento a cambiamenti climatici, che rappresentano il fattore x nella produzione annuale, troppo freddo o troppo caldo al momento sbagliato potrebbero rovinare un'intera produzione e mandare a rotoli una società.
E' stato importante accompagnare mio cugino in giro per le campagne, vederlo lavorare, avere avuto la possibilità di fargli tante domande.
Il giro delle campagne è culminato con l'arrivo alla finca più grande, 500 ettari, dove l'odore di vino prevale su tutto nonostante non sia periodo di vendemmia.
Ci sono grandi botti dove il vino fermenta, gli enologi a lavoro, sembrano dei piccoli chimici che bollono acqua in ampolle e testano questo liquido viola, o rosso, due volte al giorno per controllare il livello degli zuccheri e seguirne il processo di fermentazione.
Si parla una lingua sconosciuta per una come me che di vino conosce poco o niente.
Imparo a riconoscere gli odori annusando da bicchieri vuoti. Annusando il vino al fondo del bicchiere sento l’odore di vaniglia, di frutti di bosco, oppure di caffè.
La mia convinzione dell'aggiunta di aromi ed additivi viene immediatamente smontata, non c'è nient'altro che uva, l'aroma e' dovuta alla tipologia di botte e al legno che si usa che dona quelli che tecnicamente vengono chiamati gli aroma secondari.
Il lavoro sembra non finire mai, non ci sono tempi morti in una campagna, si lavora 12 mesi l'anno, si studia e si crea.
La qualità e la ricerca della perfezione che si adatti ai gusti del mercato internazionale è un lavoro continuo, in cui tanti fattori, alcuni dei quali vanno oltre i calcoli e le capacita di previsione umane, convergono e possono fare la fortuna o la sfortuna di una annata.
Adesso che ho visto con i miei occhi cosa c'e dietro quella bottiglia che compro al supermercato e solo dopo essere stata introdotta alla gioia del vino da chi lo produce, sarò forse in grado di apprezzarlo di più.
Da oggi se doveste incontrare al ristorante qualcuno che ondeggia il bicchiere con un fondo di vino e prima di berlo lo odora intensamente e con gli occhio chiusi e fronte pensierosa... quel qualcuno potrei essere io.
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Ciao Giulia! Ho letto il tuo articolo e mi piacerebbe molto vedere le vigne nella maniera spontanea e non turistica che hai fatto tu. Siamo a Mendoza solo domani, hai consigli o contatti? I giri delle agenzie sono costruiti e molto costosi. Grazie! Margherita
Ciao Margherita, rispondo con ritardo anche perchè ci eravamo sentite per mail, ma la risposta credo sia importante anche per chi ha i tuoi stessi dubbi. Come hai notato in Argentina niente è economico! In verità un compromesso molto buono è l'hop-on hop-off bus. Non è economico ma permette la visita di più cantine dove fare la degustazione (le entrate nelle cantine non sono incluse).
Alternativamente potete noleggiare la bici, ma con il caldo dell'estate che può arrivare a 37 gradi dipende un pò dalla vostra resistenza. Quindi in linea di massima per rimanere su un costo di media il bus forse è l'opzione ideale.
La cantina di cui parlo nel post è della mia famiglia, dei miei zii, e non è aperta al pubblico, quindi l'unico modo per visitarne una così ed in questo modo è conoscere qualcuno che ti ci porta, cosa piuttosto difficile da fare se si sta in città solo qualche giorno.
Ma posso anche dirti che le cantine che aprono le porte ai turisti sono bellissime e vale assolutamente la pena visitarle.
Un saluto!