Potresti viaggiare per tutta la vita?

Aggiornato il: 15 Marzo 2024
Scritto da: Giulia Raciti

Quante volte mi sono sentita dire “io potrei viaggiare per tutta la  vita”, “potrei passare la vita intera viaggiando”…si forse, ma probabilmente il concetto di viaggiare per tutta la vita è diverso dal mio, per me significa spostarsi in continuazione da un punto ad un altro, o, con rispetto, semplicemente chi lo dice non ha mai viaggiato per un periodo superiore al mese…o ai 3 mesi o anche i 6, tempo durante il quale l’entusiasmo c’è ancora ed effettivamente la sensazione che si può continuare ad oltranza è viva e reale.

A me è andata proprio così. 6 mesi di viaggio…e in mano già un biglietto per fare il giro del mondo. Parto di nuovo per questo giro del mondo e succede l’inaspettato.
Mi stanco molto di più, l’entusiasmo va via via scemando, quello che vedo invece di suscitare gioia è spesse volte un cliche che ho vissuto in più occasioni “ah, un altro tempio”, “uff un'altra rovina”, “oh no…un altro bus”….Già al mio arrivo in Australia comincio a pensare che forse sia meglio tornare.
Stringo i denti e continuo. Fiji, Nuova Zelanda, Santiago del Chile.

Arrivo in Argentina dove vive parte della mia famiglia. Letteralmente metto radici a Mendoza, devo andare via perché un'amica italiana vuole venire a trovarmi. Luogo d'incontro: Lago Titticaca.

A mio grande malincuore e salutando la mia famiglia corro su per il nord dell'Argentina, e attraverso la Bolivia, una corsa contro il tempo. La mia amica non arriva più, ha cancellato il volo. Me lo dice un giorno prima il fatidico 4 Luglio. Io sono già a Titicaca.

A quel punto comincia la discesa e la perdita di interesse, forse la corsa che mi ha stancata ha succhiato tutte le mie energie. A questa si aggiungono: viaggi eterni e lunghissimi, rovine su rovine, il freddo che ha toccato -20 gradi, capelli a cui non riesco a dare una forma, lavoro da sbrigare e nonostante le 16 ore di bus email da controllare non appena arrivo a destinazione.

La magia è finita credo in uno dei luoghi più mitici ed energetici del mondo...il lago Titicaca

cima montagna isla del sol
Segue il Perù, viaggiato in un mese e mezzo, attraverso la frontiera con l'Ecuador, approdo alle Galapagos.
La pace e la tranquillità e il mare delle isole in qualche modo mi ricordano casa. L'unico mare che dei paesi Sud Americani visitati sino a quel momento mi ricordasse il mio luogo di origine in qualche modo e soprattuto un luogo dove la criminalità non esiste e la notte potevo dormire anche con le porte aperte. Un sospiro di sollievo. Mi fermo. Sono stanca.
Comincio a rendermi conto che l'avventura sta volgendo a un termine, che non ce la faccio più e che questo viaggiare non è più quello che voglio. Alla stessa maniera in cui anni prima vivere a Londra non era quello che volevo.

Il viaggio a lungo termine deve volgere a una fine

 

Il viaggio presuppone un movimento circolare segnato da un inizio e una fine. E' questo il bello, un momento straordinario in un lasso di tempo ordinario. E' una festa. Un divertimento. Un momento leggero da vivere per staccare del lavoro, la famiglia, le bollette e ci ricorda quanto sia bello vivere appieno il proprio tempo libero.

Io invece ho camminato lungo una linea retta per molto tempo, ho perduto i miei punti di riferimento, tutto quello che facevo era diventato normale, scontato e a volte...noioso.

La bellezza del viaggio sta nello spirito con cui ci si approccia alla novità, nel momento in cui anche la cosa nuova sembra qualcosa già vissuto e rivissuto il rischio de-motivazione è dietro l'angolo....è il tempo di concludere il capitolo e tornare. Reinventarsi e rimotivarsi.
L'avventura è stata vissuta intensamente, i miei limiti sono stati messi alla prova ma continuare non aveva senso, non ero più interessata.
Viaggiare per così tanti anni è stato bello eppure è stato proprio il ritorno che mi ha dato modo di apprezzare l'unicità ed autenticità dell'esperienza vissuta per così tanto tempo, cosa che quando ero in cammino forse non aveva il significato forte ed intenso che sto attribuendo adesso che sono a casa tra le mie 4 mura.

backpacking

Ti puoi stancare di viaggiare?

Facciamo un esperimento.
Quale è il tuo piatto preferito?
Adesso immagina di avere a pranzo e cena sempre questo. Per due anni.
Adesso ti richiedo.
E’ ancora il tuo piatto preferito?
Credo la risposta sia no o forse, quella che direi io è, si ma adesso datemi un piatto di pasta con olio e parmigiano. Per un po’ di gnocchi non ne voglio sentire parlare.

 

Questo è esattamente come mi sono sentita io quando ho deciso di tornare. Volevo la pasta con l’olio e il parmigiano non più i tanto agognati gnocchi.
Tutto quello che vedevo iniziava a non avere più alcun valore, addirittura non riuscivo più a capire se una cosa mi piaceva o meno, se era bella o brutta. Tutto iniziava a sembrarmi uguale.
E gli amici? Qualche punto di riferimento umano che non sia una piazza che usi per orientarti quando ti perdi in città?
Non li avevo..tante conoscenze ma come un detto dice "amico di tutti, amico di nessuno".

 

Avevo letteralmente perso l’entusiasmo per qualcosa che prima era la molla che mi faceva andare avanti. Questa molla aveva perso l’elasticità.
E quindi è valsa la pena tornare a casa per mettere un po’ di olio e cercare di capire come farla tornare molleggiante come prima.
A proposito di questo il blogger di Art Of Backpacking ha scritto un post interessante, che ho letto poco prima di pubblicare il mio, in cui credo i punti in contatto siamo molti, anche per lui 6 mesi sono stati sufficienti per iniziare a fare le proprie considerazioni, per leggerlo vai qui When You don't want to be a backpacker anymore.

 

Ti puoi quindi stancare di viaggiare?
Secondo me e credo che la maggior parte  delle persone che viaggiano per lunghi periodi a un certo punto ci si stanchi di questo muoversi senza fermarsi, quella che era una passione carica di motivazione rischia di diventare un mero trascinanarsi lungo strade che iniziano a perdere un senso, a meno che, tu non voglia fare di questo muoverti continuamente una professione, che nel mio caso non è attualmente una possibilità a cui sono interessata perché, in qualche modo, snatura la mia concezione di viaggio facendomi sentire obbligata a non stare ferma quando dico io e per quanto voglio e limitando in qualche modo la mia libertà.

Non si tratta di uno stancarsi di "viaggiare" ma è un essere stanchi di sottoporsi a tour de force prediligendo piuttosto la possibilità di vivere in più luoghi senza avere alcuno stress di vedere tutto o dimostrare agli agli quello che stai facendo.

 

Quando i primi dubbi sorgono la situazione si ribalta, a quel punto inizi a chiederti perché stai facendo tutto questo.
Quello che forse si desidera è fermarsi in luoghi diversi per più tempo, non più macinare chilometri ininterrottamente.

 

Non è più il quanto ma è questione di come

Da quando sono tornata dal giro del mondo è così cambiato moltissimo dal mio modo di viaggiare, sono passati ormai anche 7 anni da quando tutto è cominciato.
Non voglio chiudere la mia vita in uno zaino ma ho cominciato a riappropriarmi delle mie cose con me, affittato più appartamenti, ho vissuto in molti luoghi, dalle Canarie al Sudafrica e Berlino.

Mi piace darmi la possibilità di vivere in un luogo e capirlo, andare a scuola di lingua per potere comunicare con il panettiere o seguire un corso di teatro come i vecchi i tempi, o un corso di fotografia che ho sempre voluto fare ma mai davvero portato a complimento.
Il prossimo viaggio? non supererà i 5 mesi...il giusto per goderne appieno. 

 

Anche questo è viaggiare ma è differente. Forse però prima forse di arrivare a questo punto bisogna provare la "repulsione", scusate la parola forte, per il movimento perpetuo e la tua vita in uno zaino di 15kg.
La fase a cui credo sto per andare incontro a breve sarà una che mi  costringerà all'integrazione totalizzante, amando i pro di un luogo e conoscendone i contro mettendomi nella posizione di potere scegliere con cognizione di cause. Una prova molto più difficile del migrare come una rondine a seconda della stagione.

 

Cosa accade quando il significato del viaggio cambia

 

Credo che il viaggio ognuno debba interpretarlo e viverlo alla propria maniera. Non può essere una esperienza oggettiva, da qui la mia difficoltà nel dare consigli, ma personale in cui fattori quali: lo stato d’animo, la compagnia, la salute, la stanchezza contribuiscono a completare un quadro indefinibile e che fa del viaggio di ognuno una esperienza dalla vita propria ed irripetibile.
Anche l'indole personale influisce molto, c'è chi è sempre in movimento c'è chi invece alterna fasi diverse. Io appartengo a questa seconda classe.

 

Un viaggio è quello che ognuno di noi vuole vivere in un determinato momento, le metodologie possono cambiare (ho viaggiato da sola e adesso non lo voglio fare più), così come le sensazioni e i desideri.
Nel mio caso il viaggiare era diventato una routine (e io ribadisco non lo faccio per lavoro ma per puro piacere personale) che stava creando anche troppe aspettative da parte di troppe persone. Era un carico che non ero sicura volessi davvero portar avanti, perché di mio stava rimanendo poco.

 

Tutto stava perdendo il suo fascino mentre il tornare mi ha fatto riapprezzare casa, i miei luoghi, la mia terra e il distacco mi aiuterà a metabolizzare luoghi, genti e culture...un pò di rimarrico per non avere terminato il  mio ideale piano di viaggio ma la gioia di sapere che tanti altri luoghi del mondo sono ancora da scoprire e che quando ripartirò lo spirito sarà come quello della prima volta: tanta energia e occhi nuovi per guardare qualcosa che adesso avrei rischiato di svalutare.

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Scritto da Giulia Raciti

Esperta di Africa e Latino America sono in viaggio dal 2011. Attualmente a bordo di un van. Ho fatto un giro del mondo in solitaria durato 3 anni. Scrivo delle destinazioni che visito. Mi occupo di realizzazione viaggi personalizzati e su misura in Africa e Sud America sul sito dedicato Kipepeo Experience.

14 comments on “Potresti viaggiare per tutta la vita?”

  1. Letto tutto adesso.

    Si ok.
    Posso un minimo concepire lo stato d'animo da voi descritto.
    Peró sorge spontanea una domanda, in me.

    Dopo soli due giorni lavorativi, una volta tutti quanti tornati alla realtá, dopo tutto ció appena e qui sopra descritto, qual'é stato il vostro primo pensiero\ricordo, ad esempio, in pausa pranzo?
    Lo so, son romantico nonché sadico. A voi.

  2. Finalmente leggo questo post, me lo aspettavo da aprile (e non mi ero accorta l'avessi già scritto) quando mi hai parlato di questo tuo essere stanca e facevo fatica a capirti. Ma come, lei può viaggiare ed é stanca di farlo? Io sono constretta ad andarmene qualche giorno nei ritagli di tempo escludendo i viaggi lunghi per il momento, e lei si lamenta? Ora capisco, capisco e credo di condividere anche se forse é necessario viverla una situazione del genere...

    1. scritto ormai un anno fa. E a distanza di così tanto sottoscrivo quello che pensavo (al tempo non capivo se dipendeva tutto dalla stanchezza, certo il rigurgito è passato ma ancora oggi so che ho fatto esperienza ma non lo rifarei una seconda volta, si una prima!).
      E' difficile da far comprendere, e so che si potrebbe pensare così su due piedi "il pane a chi non ha i denti" ma la verità è che il weekend via è un momento di svago e non prende la tua vita.
      Viaggiare per anni è la tua vita, la stravolge, stravolge le tue abitudine e il tuo modo di essere. Il viaggio cambia di significato. La foga va via via scomparendo perchè pensa a 7 giorni di viaggio dove fai 200 cose. Torni a casa piu stanca di quando sei partita. Adesso moltiplica questo per 365 giorni.
      Semplicemente sei stanca.
      E anche la cosa più bella del mondo diventa routine ed abitudine. Ed è li che sai che è arrivato il momento di fermarti.

      Nello specifico parlando di me, ormai c'erano troppe aspettative nei miei confronti. L'esigenza di render pubblica la mia vita, quando in verità sotto alcuni punti di vista sono piuttosto riservata, stava diventando un problema. E poi metti il desiderio di tornare in Europa perchè mi mancava, il desiderio di avere una casa e degli amici. Di poter essere vicina alla mia famiglia. Di poter vivere in un contesto socio culturale che ritengo essere affine a me più di quello latino americano (e questo perchè li ci ho vissuto per due anni rafforzando la mia convinzione che non sia il posto giusto PER ME). Insomma il desiderio di cominciare a costruire un qualcosa. Fino ad allora ero totalmente allo sbando.

      Poi un giorno ti svegli e capisci che è solo tempo di tornare. Il viaggio è stato un processo di ricerca di un luogo dove credo che le condizioni ottimali per vivere ci siano tutte (o quasi). così sono venuta a Berlino. E il resto è storia! CIAO!

  3. Ho concluso the un paio di mesi un viaggio di un anno nel Sud-Est Asiatico, concluso in Oman dove mi sono stabilita per qualche mese e lavorare. Alla fine dell'anno sabbatico ero stanca di avere sempre la valigia in mano, di non avere un posto mio in cui stare tranquilla, senza dover pensare alla prossima meta, a organizzare qualcosa. E anche a me mancava il mio cibo, e gli affetti più cari (gatta compresa!). L'ultimo mese in Cambogia è stato stancante psicologicamente al punto che avevo pensato "Fossi tornata a casa subito!". Ora ripartirò, ma ero in burn-out e avevo bisogno di svuotare la mente. Stare un anno intero nello stesso posto è secondo me la scelta migliore.

  4. In una parola " ETA' ": credo ci influisca molto, specie quando parli del tuo sogno di adesso. Credo anche che "fermarsi" significhi rimettere a posto i ricordi, le immagini, le persone, ripetere il viaggio con la mente, far affiorare sentimenti, spesso nuovi e diversi di quelli provati durante il viaggio. E credo che lo scrivere aiuti in questo procedimento più che la voglia di raccontare o dare consigli a chi ti legge.
    Comunque bell'articolo specie per chi come me non ha avuto la possibilità di questa esperienza. Ma mai dire mai!

    1. Ciao Silvia e grazie per il tuo commento. Ci ho pensato anche io al fattore età che credo in qualche modo contribuisca, però non è l'unico, ovviamente per quanto mi riguarda.
      io mi annoio facilmente (vivo in un posto e poi devo andare via, la mia soglia di resistenza alle situazioni di routine è bassa...inizio alla grande e poi scema tutto...sono una gemelli, ci credi? io un pò).
      Nei miei due anni di viaggio non ho incontrato nessuno che si sia mosso per così tanto tempo e quando dicevo che ero stanca di questa vita a tutti poteva suonare strano, e invidiavo chi stava per tornare a casa dopo tanto viaggiare.
      Credo di avere esagerato un pò e ripeto: il troppo stroppia anche in una esperienza che è (all'inizio) una delle più libere e belle che si possa vivere. Poi se non si sa smettere anche quella può diventare nient'altro che una mera routine, e passa il bello.
      Quella che prima era un'avventura ha perduto il suo significato iniziale perché io non la vedevo più come tale. Riuscivo solo a vedere uno zaino di 15kg che conteneva la mia vita, bus da prendere e una meta non definita. Era diventato noioso.

      tutti fattori che con l'età hanno contribuito e che ho notato essere comuni in alcune persone che, come me, hanno viaggiato per lunghi periodi (non così tanto...eppure tutti siamo arrivati alla stessa conclusione).
      Grazie ancora per essere passata da qui!
      Ciao
      Giulia

  5. Cara Giulia,
    non avresti potuto definire meglio quello che anche io ho provato, anche se di ritorno da "soli" 8 mesi di viaggio. Posso sottoscrivere tutte le tue sensazioni, l'insoddisfazione, il senso di "dover" vedere tutto, di compilare una tabella di marcia in cui tutte le caselline devono essere riempite. Il non provare più quel gusto per le cose nuove e per il disagio di avere tutta la tua vita nello zaino. Di dover ricominciare ogni giorno. Un nuovo ostello, un nuovo centro città, nuovi fantastici compagni di viaggio per qualche ora, per qualche giorno.
    E non so se sia un caso o un'affinità, ma nemmeno io voglio rinunciare a viaggiare, ma quello che cerco è più che un viaggio, una condizione di semi-residenza o semi-nomadismo. Trovare un posto che mi piace e stabilirmi lì per un po'. Viverlo, assaporarlo, dargli la possibilità di darmi il suo meglio e poi, perchè no, lasciarlo. Per trovarne un altro.
    E' un po' quello che sto facendo con Londra. Poi si vedrà.

  6. ...mi era scappato l'invio non avevo finito...

    ....riuscire a Vivere la Vita come in Viaggio, serenità,gioia, sorrisi,stimoli,sogni,obiettivi ma tutto con la spensieratezza e la lentezza del trascorrere del tempo fuori dalla routine che solo chi Viaggia conosce!!
    Ci sto lavorando e anche questo Sogno si realizzerà, ne sono sicuro!!!

  7. Complimenti, è molto bella questa tua consapevolezza, dimostra un profondo ascolto di te stessa e questo ti fa onore, sapere dire basta alle cose belle, darsi dei limiti ed ascoltarsi sono virtù di pochi.
    Sicuramente gli stimoli per realizzare altre cose ti arriveranno presto e ti porteranno a realizzare altri progetti dove potrai godere appieno della tua Vita e della tua libertà.
    Il tuo sorriso e la tua voglia di Vivere che hai espresso in questo lungo viaggio attraverso FB e il blog è stata energia pura per molti, sei riuscita a stimolare tante persone e dare coraggio alle donne a partire sole per realizzare i propri sogni!!! Complimenti!!!

    Ho fatto tanti viaggi da 2 a 5 settimane,in tutto il mondo e il mio sogno era di fare un viaggio di diversi mesi per godere dei posti, della lentezza del tempo, delle persone che si incontrano, della quotidianità vissuta in altri paesi.
    Ho realizzato il mio sogno e ho viaggiato per 7 mesi in oriente, via terra , ho vissuto quello che volevo vivere.
    Non mi ero stancato di viaggiare, anzi, sono dovuto tornare perchè l'aspettativa dal lavoro era finita, avrei viaggiato ancora perchè non mi mancava nulla di pratico, mi mancava solo la non condivisione delle meravigliose esperienze con Amici, non con conoscenti, mi mancavano i miei Amici di sempre.
    Ora mi sento molto appagato dai viaggi e dai paesi che ho avuto la fortuna di aver visitato, ma il viaggio lo sento dentro, l'emozione del preparare lo zaino , della partenza è unica , ma vorrei fare il viaggio della Vita, cioè riuscire a Vivere

  8. Giulia...sei grande! Sono molto d'accordo con te...e apprezzo al Massimo la tua onesta' intellettuale. Complimenti! >3

  9. Giulia...sei grande! Sono molto d'accordo con te...e apprezzo al Massimo la tua onesta' intellettuale. Complimenti! >3

  10. Diceva una canzone "il tempo cambia molte cose nella vita, il senso, le amicizie, le opinioni..."

    In qualche modo mi rivedo nella tua riflessione. Dieci anni di backpackeraggio alle spalle viaggiando anche per cinque/sei mesi con lo zaino come fedele e unico compagno. Esperienze on the road che mi hanno insegnato molto, che ad esempio si può vivere con poche cose e che tante cose nella nostra 'vita normale' sono superflue.

    Ricordo anche l'entusiasmo prima di ogni partenza. Tanti amici incontrati e ricordi che al solo pensiero viene la pelle d'oca. Amicizie che avvenivano per caso e quando ci si separava the un amico di viaggio si sentiva un vuoto immenso, una tristezza profonda...ma poi come per magia arrivava una nuova amicizia in ostello, sull'autobus o sul treno. E poi c'era una certa foga di spostarsi the un luogo all' altro, vedere piú paesi possibili.

    Dopo avere viaggiato tanto e visto tanti posti forse cala un po' anche la curiosità perché si vedono tanti luoghi che si erano visti soltanto in cartolina.

    Ma ci si rende conto di essere stati fortunati per avere visto l'alba sull' Everest, il tramonto sul Titicaca lake, la pace tra I templi di Bagan...

    Certo c'é sempre la voglia di partire ma di viaggiare in un modo piú tranquillo...sará forse l'età?

    Buon viaggio e complimenti per il blog.
    Lauro

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