Sul perchè anche 10 anni dopo il giro del mondo in solitaria continuo a partire (quasi sempre) da sola

Aggiornato il: 11 Marzo 2021
Scritto da: Giulia Raciti

Il 21 Gennaio 2021 ho celebrato in lockdown e zona rossa i 10 anni dal giro del mondo in solitaria che mi ha portata a vagabondare per circa 3 anni. Un'esperienza che dopo un anno di pandemia mi sembra lontana anni luce e che sono felice di aver vissuto visto che non so, haimè, quando potremo tornare a viaggiare con quella stessa spensieratezza.

Di questo giro del mondo ho scritto in tante occasioni, inclusa una guida gratuita che potete scaricare iscrivendovi alla newsletter, e non è quello di cui voglio scrivere qui. Non voglio neanche parlare della pandemia, dell'impatto che ha avuto sulla mia vita (inclusa la catastrofe lavorativa) invece ho scritto qui.

Ricordando e ritoccando alcuni vecchi post scritti negli anni mi sono imbattuta su quello in cui racconto di San Pedro de Atacama, uno dei miei posti preferiti in Sud America che ho potuto visitare anni dopo quel giro del mondo per avendolo letteralmente sfiorato.

La ragione per cui non ci sono andata nel 2012, pur essendoci arrivata molto vicina, è banalmente serio ed è stato il motivo per cui, 10 anni dopo, continuo a preferire i viaggi in solitaria o, al massimo, con il mio compagno che ritengo sia ancora più hard-core di me e quindi sa darmi filo da torcere (tra i due sono io generalmente ad implorare pietà e non viceversa).

Quando viaggiare con gli altri rischia di alterare il tuo ritmo. E le conseguenze

A fine Aprile 2012 sono arrivata in Cile dalla Nuova Zelanda. Mi ero impegnata con un amica prendendo un appuntamento per il 4 di Luglio a lago Titicaca . A Marzo aveva prenotato un biglietto aereo per raggiungermi e viaggiare per qualche settimana insieme.

L’idea di incontrarci a Titicaca l’ho avuta io quando, presa in contropiede, mi è stato chiesto dove avremmo potuto incontrarci. La verità è che non lo sapevo.

Ero partita a Gennaio 2011 per 6 mesi di viaggio e, più di un anno dopo, non ero ancora rientrata. Trovavo quindi difficile dire dove sarei stata mesi dopo quando non avevo idea di cosa avrei fatto da lì a 48 ore. 

Dopo varie insistenze sue, e resistenze mie, alla terza richiesta di una data precisa, osservo la mappa, faccio due calcoli (sbagliati) e penso che due mesi sarebbero stati sufficienti per coprire Cile, Argentina e Bolivia.

<<Titicaca!>> le dico.
Non avevo fatto i conti con le dimensioni di questi Paesi che mi hanno rallentata più del previsto e che mi hanno costretta ad accelerare proprio quando meno avrei voluto.

Mi trovavo a Salta, a quel punto le opzioni erano 2:

Il tempo però è tiranno, soprattutto in questi Paesi. Quando arrivo alla frontiera con il Cile mi rendo conto che quei 3 o 4 giorni necessari per coprire San Pedro de Atacama non li ho. Non sarei mai arrivata in tempo all’appuntamento.

A malincuore rinuncio alla deviazione e proseguo scapicollandomi per raggiungere il luogo d’incontro, Copacabana (in Bolivia), il 3 Luglio 2012.

Puntuale come un orologio svizzero, poggio lo zaino nella camere dell'ostello, mi collego su skype e immediatamente ricevo la chiamata dalla mia amica che mi informa che non arriverà più.

1250km mi distanziano da San Pedro, e con questi anche infinite ore di bus scomodi, notti che raggiungono i -20 gradi.

Lo scenario che si prospetta mi dice tutto tranne che prendere la cosa con filosofia e tornare indietro per fare quello che in principio era in piano.
Rimango in Bolivia, San Pedro è ormai troppo lontano e diventa il famoso sassolino nella scarpa che prima o poi ci si deve levare.

Il Sud America è grande e a volte complicato. Ho pensato più volte di tornare ma poi ho sempre rimandato. Questo fino a quando mio cugino, che vive a Mendoza, ci informa che si sposa e siamo invitati tutti al matrimonio. Si torna in Argentina. Prendo la palla al balzo ed il 17 Dicembre 2017 alle 19.30 finalmente volo direzione Calama.

6 anni dopo riesco ufficialmente a chiudere il cerchio lasciato aperto tempo prima.

Ci sono impegni ed impegni

Sicuramente sono stata sfortunata. Il motivo per cui la mia amica ha dovuto cancellare il viaggio 48 prima era importante e non potevo certamente essere arrabbia (in verità lo ero e lo sono stata per molto tempo fino a quando le ho raccontato di come mi ero sentita liberandomi di quel peso).
Ma quel giro del mondo era il mio, stavo vivendo un momento importante, senza voler sminuire ovviamente la situazione, e ci tenevo a godermelo il più possibile. Sappiamo tutti che quando viaggiamo potremmo non tornare più in un posto o, come nel caso del giro del mondo, semplicemente sapevo che quel regalo che mi stavo facendo non sarebbe durato per sempre.

Ma lezione imparata. Quel giorno ho smesso di pianificare viaggi con altri, pianificazione che spesse volte per loro si risolve in un niente di fatto.
Ho imparato a dire no a quegli amici a cui voglio bene ma con cui temo un viaggio rischierebbe di rompere equilibri consolidati, ma soprattutto ho poi preso l'abitudine di informare sul dove potrei essere senza prendere impegni congedandomi con un "fammi sapere e vediamo se riusciremo ad incontrarci".
Ho cominciato da sola ormai 10 anni fa e mi sono fatta prendere la mano. Perchè una cosa l'ho imparata. Quando viaggio raramente so dove mi troverò nelle prossime 48 ore.


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Scritto da Giulia Raciti

Esperta di Africa e Latino America sono in viaggio dal 2011. Attualmente a bordo di un van. Ho fatto un giro del mondo in solitaria durato 3 anni. Scrivo delle destinazioni che visito. Mi occupo di realizzazione viaggi personalizzati e su misura in Africa e Sud America sul sito dedicato Kipepeo Experience.

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