La grandezza di un uomo consiste nel riconoscere la sua piccolezza (B. Pascal)
Patiamo alle 8 delle mattino da Mendoza per un weekend nel tempo in direzione Valle de la Luna.
Una passeggiata di 6 ore in macchina che lentamente ha lasciato alle spalle le Ande e i vigneti mendocini introducendoci nel mezzo del deserto Argentino.
L’unico deserto in cui ero stata sino ad ora era solo quello del Sahara. Il deserto classico, quello con sabbia gialla e setata, dune e cammelli con carovane che lentamente camminano dirigendosi da un punto ad un altro e il vuoto attorno.
Il deserto argentino è completamente diverso.
In auto dal sedile anteriore ho visto chilometri di terra inabitata scorrere, ogni tanto qualche piccolo paesino che sembrava inabitato in cui vedere sporadiche case, i ranchos argentini che sono delle strutture costruite con mattoni fatti di fango e sterco e che come soffitto hanno le enramads ovvero canne o rami.
Case fragili e instabili che mi introducono all’Argentina rurale e dei gauchos.
Quando il deserto prende il sopravvento nella visuale sembra che le montagne scompaiano, la depressione desertica non ha un limite, sembra infinita.
Non ci sono altre macchine per strada, né persone. Il rumore del vento che si insinua tra i cespugli secchi e i rami degli alberi di carrubo è l’unico suono che mi fa sentire piccola e perduta nello spazio.
La strada improvvisamente diventa particolare, non è più piana, una serie di cune si susseguono una dopo l’altra. Fermiamo la macchina perché credo di essere in una delle strade più particolari del mondo, decine di cunette asfaltate una dopo l’altra rendono il momento irreale e suggestivo.
I cactus che crescono sull’arido terreno man mano che ci adentriamo all’interno del deserto aumentano, così la desolazione e l’imponenza di uno spazio sconfinato nel mezzo del niente argentino.
Dopo chilometri di niente arriviamo alla piccola Valle Fertil.
C’è un laghetto che al centro ha un piccolo isolotto verde e rigoglioso, uno strano contrasto con la natura che loi circonda che invece è arida e colorata a chiazze.
Il laghetto non ha più pesci, ci racconta il cameriere dell’hotel in cui stiamo e che ha vista proprio su questo.
Le mine che si fanno scoppiare nelle cave per la ricerca dell’ora ha rilasciato dei gas velenosi che nel giro di una notte hanno ammazzato tutta la fauna.
L'unica oasi di vita in un territorio desertico che sembra andare a morire con il terreno circostante.
I giorni a disposizione per i due parchi sono solo due quindi ci dirigiamo immediatamente al parco Ischigualasto , dichiarato Patrimonio Mondiale dell'UNESCO del 2000, dove si trova la famosa Valle de la Luna argentina (da non confondere con quella cilena), uno dei due parchi patrimonio culturale dell’umanità.
Il parco Talampaya lo visiteremo il giorno seguente.
Altri 100 chilometri per raggiungere il parco, come se quelli percorsi sino a quel momento non fossero stati sufficienti.
Ed è qui che il viaggio diventa un’avventura nel parco dei dinosauri, un’immersione nella geologia e un salto temporale di milioni di anni in uno spazio che si estende per 63.000 ettari.
La vita sulla terra, in forma unicellulare, è comparsa 3500 milioni di anni fa, ma il nostro pianeta e più vecchio di circa 1500 milioni di anni.
Solo (per così dire) 600 milioni di anni fa sono comparsi organismi pluricellulari, successivamente animali con lo scheletro che inizialmente vivevano in acqua e solo dopo si sono adattati alla vita sulla terra.
350 milioni di anni fa compaioni i primi vertebati .
Al parco Ischigualasto si fa un viaggio nel periodo triassico dell’era mesozoica, l’era dei primi dinosauri, non a caso qui sono stati trovati i resti del dinosauro più vecchio del mondo.
I limiti geografici del parco sono naturali ovvero sono delimitati da la sierra di Valle Fertil, il Cerro Loma Ancha, la Quebrada de los Jachalleros, il cerro Caballo Anca e la provincia La Rioja.
Sono nel mezzo del deserto, dove può fare molto freddo o molto caldo, dove le piante hanno mutato le foglie in spine per ridurre l’evaporazione a causa dei forti raggi solari e dove sembra non esserci vita.
La natura qui spiega come ci si evolve e si muta per potersi adattare ai cambi climatici e geologici, si personifica e mi introduce al principio di una storia cominciata milioni di anni fa.
All'interno del parco non viene toccato nulla né dai geologi né dagli archeologi, si lascia la naura fare il suo corso così come si lascia al vento il compito di scoprire fossili che aiutano a completare il complesso puzzle della nostra storia dagli albori.
Nonostante il parco sia di 65,000 ettari (più di 700 km quadrati) il circuito turistico è delimitato ed è assolutamente vietato uscire fuori dal tracciato. L’aria percorribile è di 40 chilometri.
Incolonnati in macchina seguiamo in fila indiana la processione che ci porta alla scoperta delle 5 fermate principali della spettacolare Valle de la Luna: El Gusano, Valle Pintado, Cancha de Bochas, El Submarino e l’Hongo.
In questa prima stazione si possono vedere Los Rastros, che è la parte più antica del circuito rappresentata da rocce di 200 milioni di anni. Gli studi sono stati condotti sulle diverse sedimentazioni che hanno permesso agli studiosi di ricavare informazioni sull’ambiente del periodo triassico. Il ritrovamento di fossili ha portato ad affermare che 200 milioni di anni fa il clima fosse tropicale, con fiumi e frequenti precipitazioni, molta vegetazione e pare che sia stata dimostrata l’esistenza di piccoli anfibi.
La parte superiore della formazione rocciosa creatasi dalla sedimentazione di arenaria depositate con i cambiamenti climatici ed modellata dall’erosione per il vento e fratturata per la differenza di temperatura ha generato una forma che con un po’ di fantasia ricorda un verme, da qui il nome El Gusano.
A poca distanza da Los Rastros si arriva alla seconda stazione del circuito chiamata la Valle Pintado. La formazione geologica è chiamata Ischigualasto.
Anticamente questa valle che ricorda la superficie lunare era in realtà un fiume importante, un vero e proprio paradiso per flora e fauna. I numerosi fossili trovati qui sono dovuti al fatt che quando si verificò una grave inondazione gli animali rimasero intrappolati nelle acque.
I colori si alternano tra il verde, il grigio, il marrone e il porpora. Non c’è vegetazione perché la parete ricca di minerali è impermeabile così che la crescia di piante è praticamente impossibile. Se si è mai avuto il sogno di andare sulla luna allora questo è il luogo per farne esperienza.
Qui la natura ha creato qualcosa di incredibile. La combinazione di diversi fattori, quali la pressione, la temperatura l’umidità ecc, ha fatto si che un nucleo principale formato da un minerale comincia a ricevere la sedimentazione di un altri minerali.
Piano piano questo primo nucleo va ingrandendosi diventando un elemento compatto ed omogeneo. Il carbonato di calcio diventa il collante di queste rocce che sono delle palle perfette e che si sono create 200 milioni di anni fa.
Oggi con l’erosione si sta assistendo alla venuta alla luce di queste rocce minerali dalla forma impeccabile e che possono essere trovare solo ed esclusivamente in questa area particolare del parco e non in altre.
Sulla via per il campo si può vedere una roccia dalle sembianze della sfinge.
Da qui si può godere di una slendida visa su tutto il parco essendo la fermata più alta del tour.
Da qui si possono vedere i risultati delle erosioni del vento sulle rocce che nei millenni sono state logorate alla base che sottile mantngono in piedi una grande roccia in bilico.
Questa è l’ultima tappa del tour e come per la tappa precendete qui si può ammirare da vicino quello che il vento è riuscito a scalfire, soprattutto nella parte superiore, dando vita a una figura che ricorda quella di un fungo.
Da qui si può ammirare lo splendido panorama delle Barrancas Coloradas, parete di 200 metri, che sovrasta sull’intera valle e che è la parte più nuova del parco, quella dei dinosauri.
Il colore rosso contrasta fortemente con i colori della valle.
Le giovani Barrancas hanno 200 mila anni….in 40 chilometri ho fatto u viaggio nel tempo tornando a 250 milioni di anni fa, ho anche fatto un viaggio sulla luna ma soprattutto ho avuto modo di vedere la vita anche a quegli elementi che credevo essere privi: le rocce.
Dopo 4 ore di tour guidato nel deserto e per questo impressionante parco storico/geologico la visita si è conclusa con qualche minuto al museo del dinosauro dove si trovano i resti del dinosauro più vecchio del mondo, che, a dispetto di quanto si possa credere, era alto 1,45m e lungo 2.
Un piccolo papà di quelli che sono diventati i mostri la cui estinzione sembra rimanere ancora un mistero.
Resti ed informazioni sul periodo triassico si possono reperire in numerosi posti del mondo, in molti casi però si tratta di profonde sedimentazioni.
A la Valle de la Luna la storia di 200 milioni di anni sta in superficie dovuta a un evento geologico e fisico avvenuto 70 milioni di fa quando si verificò una collusione di placche.
La Plaque di Nazca lungo tutto il pacifico scontrandosi con la placca continentale ha fatto una pressione tale da provocare l’innalzamento della Cordigliera delle Ande.
Questa stessa pressione ha avuto effetto sino all’interno della stessa Argentina facendo abbassare alcune placche ma facendone alzare altre.
Questo fenomeno ha fatto sì non solo di lasciare uno scenario unico, ma ha contribuito alla scoperta di fossili così da fare trovare abbastanza materiale per potere ipotizzare e ricostruire la vita dei millenni precedenti.
Ischigualasco è l’unico posto nel mondo in cui si può vedere ad occhio nudo la sequenza storica della sedimentazione sin da prima dell’era dei dinosauri.
Per poter visitare questi parchi le opzioni sono due: auto o tour di gruppo, che in queste zone sono piuttosto costosi.
Se si arriva nella regione con la propria auto allora potete guidare fino a Valle Fertil, a metà strada tra San Juan ed i parchi, e da qui puoi guidare fino al deserto.
Se non si ha una macchina e ci si muove con i mezzi allora conviene fare base a San Juan e da lí partire con dei tours.
Tra quelli disponibili in zona consiglio i seguenti:
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io sono stato in argentina nel 2010 e sono rimasto affascinato come non mi succedeva dai tempi in cui sono stato in hymalaya. Ho visitato il parco del talampaya san juan e poi ho attraversato le ande in autobus .ci torno il prossimo gennaio spero di rimanerci tre mesi e andro in patagonia