Seduti in cerchio con una persona (chief) nel mezzo che mescola una poltiglia marrone in un contenitore di legno alla parola Taki inizia il giro di Kava.
Una bevanda dal sapore orribile e dal colore ancora meno rassicurante che è invece tipica delle Fiji soprattutto nelle occasioni speciali.
Un importante momento di socializzazione e di condivisione che va avanti per ore siano a quando piano piano l’effetto di questa fanghiglia fa effetto nel corpo che si rilassa.
L’unico modo per riprendersi dal torpore pare che sia bere un po’ di alcool, anche questo bevuto in maniera molto particolare.
Si condivide. Si passa il bicchiere con un dito di birra, o di rum e coca o di quello che avete e si beve tutto di un sorso.
Questo salto dal Vaka alla bevanda alcolica pare che svegli e faccia riprendere da questa sensazione di tranquillità che pare debba avere l’effetto della ganja ma senza farti parlare troppo, anzi il contrario.
E' un rituale locale che è possibile fare presso le guesthouse e gli ostelli, in genere il chief è un locale che passerà con noi l’intera serata.
Alla parola d'ordine "taki" viene passata ciotolina di cocco con la bevanda in senso orario, bisogna battere le mani una volta prima di bere e 3 volte appena terminato.
Il Kava è fatto con le radici della pianta del pepe. Si vende in polvere, già il colore non invita affatto, e lo si mette dentro un panno immergendolo in questo contenitore (una sorta di bacinella di legno) pieno di acqua. Dopo una serie di strizzate e non appena il colore dell’acqua è diventato marrone il kava è pronto per essere bevuto.
In genere il tutto dura non meno di qualche ora, c’è chi suona la chitarra, chi canta e chi chiacchiera rilassandosi lentamente.
Se questo rituale è poi contornato da eventi e danze fijane la cosa diventa ancora più bella e suggestiva.
Sull’isola Mana ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare una famiglia, papà delle fiji e mamma australiana, mi hanno invitata a bere la kava con loro e alle nostre spalle dei ballerini locali animavano la spiaggia danzando con il fuoco.
Indossavano solo dei boxer neri e questi coprigambe fatte di foglie di banano, un abbigliamento alla Tarzan, musica tribale, tamburi, fuoco e ballerine nel mentre che la Vaka faceva il giro 1, 2,3,10 volte.
Le signore locali poi ci portano un piatto di alghe condite con olio e tonno da mangiare in abbinamento con la Cassava, quella che a Cuba chiamano Yucca ovvero una specie di tubero che non è patata ma della stessa famiglia. Io non l'avevo mai visto in Europa ma pare che sia il tubero più diffuso nel mondo.
L’abbinamento è delizioso e tra un giro di Kava e l’altro la mia mano è sempre in quel piatto spezzando la Masaka mischiandola con le alghe che una volta in bocca scoppiettano.
Si sono fatte le tre del mattino. Tempo di andare a letto, felice di avere fatto esperienza della vita locale, bevendo e mangiando con loro pensando che questi sono momenti che mi danno la forza e la voglia di continuare in questo percorso e che questo luogo è uno dei più belli in cui sia mai stata…..so far…
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