In Bolivia tutt'oggi si dice che una cosa "vale un Potosì" per indicare che questa cosa vale una fortuna.
Solo passando qualche giorno per le strade di Potosì, la città più alta del mondo, e facendosi raccontare da ex minatori la storia della città ci si rende conto che questa perla, che fu la città più ricca del mondo, riserva delle sorprese non solo architettoniche.
Eletta nel 1987 a Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCU, la città sfoggia architettura neo-coloniale elegante e colorata che si dissemina lungo le strade tutte in salita, ma soprattutto è famosa per essere la città più alta del mondo, 4090 metri sul livello del mare, e per le miniere tutt'ora attive.
Qui che per la prima volta ho capito perché camminare lentamente è importante quando si sta a queste altezze, ogni singolo passo è un movimento faticoso e il respiro è costantemente pesante e difficoltoso.
Qui come mai in altri luoghi la caminata si è fatta sempre più lenta ed affannata.
Sono in una delle città più alte della terra, dove il cielo è sempre azzurro, non ci sono nuvole e, quelle che sporadicamente compaiono hanno forme sfumate che si mescolano armonicamente al blu intenso del cielo.
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A differenze della grande e cosmopolita Sucre, Potosì è una città piccola, dormiente e tranquilla, con una importante storia che si tocca tutt’oggi passeggiando per i vicoli abbelliti dai palazzi coloniali e visitando le miniere ancora attive.
Potosì è una splendida città coloniale alle pendici del Cerro Rico, la montagna dalla quale è stato estratto talmente tanto argento che, si diceva, si poteva costruire un ponte da qui sino a Madrid.
Mi ha colpita per l'alto numero di chiese eleganti ed imponenti, in cui le abitazioni dalle mura colorate sono abbellite da balconi in legno e i grandi palazzi vantano dalle facciate opulente e impreziosite da dettagli architettonici tipici dello stile coloniale.
La città che non è più la più ricca e proficua del mondo ma le sue strade strette ed a senso unico raccontano le sue virtù e gli antichi splendori.
La maggior parte delle donne veste in abiti locali, le cholitas camminano su e giù per le strade con la lentezza tipica dei luoghi ad alta quota.
La gioventù si è aperta alla moda occidentale ma basta andare poco fuori dalla città per trovare paesi in cui le tradizioni sono tutt’ora vive e si rispecchiano nel modo di vestire.
Per non perdere il meglio di Potosì prenotate il free walking tour . In due ore sarete guidati tra i luoghi principali della città.
A differenza di qualche anno fa, gli alloggi a Potosì sono aumentati.
La Bolivia sempre più spesso è meta unica di un viaggio in Sud America, e non solo breve estensione al Salar de Uyuni ed unicamente meta per backpackers.
In città si trovano oggi hotel ma lo stile rimane semplice e tradizionale.
Tra le tante opzioni consiglio le seguenti opzioni:
La parte vecchia di Potosì è nata tra il 16simo e 17esimo secolo. In questi anni la città divenne uno dei centri urbani più popolati e ricchi del mondo. La popolazione arrivò a contare 200.000 abitanti.
La ragione principale di questa ricchezza e alta popolazione fu la scoperta delle risorse di argento al Monte Potosì, la montagna sulla quale si distende la città, da qui il nome Cerro Rico (Montagna Ricca).
Potosì divenne così la miniera più ricca di argento di tutto il mondo a scapito del lavoro di schiavi indiani che a migliaia sono morti tra i tunnel delle miniere.
Fondata nel 1546 come città di miniera divenne preda principale dai colonizzatori spagnoli.
La conquista più ricca in tutta l’America Latina nominata città imperiale per volontà del Re di Spagna Carlo V.
Le risorse di argento sono andate via via diminuendo e la ricca e splendida Potosì è diventata la silenziosa e attraente città che oggi possiamo visitare la cui storia mi è stata raccontata seduta alla caffetteria del mercato centrale da un anziano signore che ha lavorato per tutta la vita in una delle sue miniere.
Ma se solo Potosì vale la pena di una visita di qualche giorno, miniera o meno, le cose da fare sono numerose non solo in città ma anche poco fuori, dove villaggi di piccole dimensioni si possono raggiungere con i numerosi micro che partono da prevalentemente da Piazza Uyuni, circa 25 minuti camminando dal centro o raggiungibile con uno dei numerosi micro dalla piazza della città.
In alternativa al tour alle miniera ho deciso di prendere un micro (minibus) andando alla ricerca dei paesini in cui la prima lingua è il Quechua, dove potessi trovarmi lontana da centri turistici e dove, possibilmente, a parte me come straniera sul bus e per le strade non ci fosse nessun altro se non locali.
Mi è stato consigliato di andate a Betenzos che la domenica si vivacizza per il colorato e vasto mercato.
Sono arrivata di domenica ed in occasione della festa di San Juan, festa nazionale. Giornata ideale per prendere parte a quella bolgia colorata che è il mercato.
Tavoli da calcetto lungo le strade intrattengono ragazzini di tutte le età, famiglie intere sono sedete sulle gradinate della chiesa del paese sotto il sole che a quell’ora del giorno è caldo e fa dimenticare il freddo della notte precedente.
L’intero centro del paese è un mercato, il traffico in questo giorno di festa è bloccato se non lungo la strada principale, le strade secondarie sono occupate da donne che sedute a terra che con occhi a volte un po' annoiati guardano nel vuoto in attesa di vendere i loro prodotti: frutta, carrubba, foglie di coca, pile e batterie, forme di formaggio, gelati, gelatine in bicchieri ricoperte di panna e tanto pane.
Compro un pacchetto di foglie di coca, dei calzini, mangio a un comedor due saltenas (le empanadas boliviane ma più grandi e gustose, c'è la cipolla nel mezzo, di quelle argentine), faccio due chiacchiere con i locali e risalgo sul micro per tornare a Potosì felice della giornata speciale vissuta.
Sono l’unica turista. L’unica con una macchina fotografica in mano, che a volte nascondo per rubare qualche foto, e con la video camera ad altezza ombelico per riprendere scene di una vita così fuori dal comune (per me).
Chiacchiero con i venditori di strada, qualcuno mi scatta qualche fotografia, mi guardano, mi squadrano, sorridono e io ricambio, i meno timidi mi fanno qualche domanda nascondendo la faccia dietro le mani e mostrando grande imbarazzo.
I boliviani sono timidi, non sono scortesi, e anche solo chiedere a uno straniero da dove provenga è motivo di vergogna, i loro occhi parlano e dicono quello che la loro bocca non pronuncia.
Consiglio di andare a Betanzos la domenica per il mercato. Non so come sia durante i giorni feriali ma immagino che lo spettacolo non sia lo stesso di quello che ho avuto il piacere di incontrare io.
Il viaggio Potosi-Betanzos dura circa 1 ora in micro.
I micro partono non appena pieni. In teoria partono ogni 30 minuti ma se il minibus non si riempie non si parte.
Il costo del biglietto solo andata è 5 bolivianos, ovvero 60 centesimi di euro.
Maggiori informazioni sul post I mezzi di trasporto in Bolivia
Ad oggi le miniere sono ancora attiva e si organizzano tours per visitarle. Che si voglia prendere parte a questa esperienza o meno, ricordo che non è un tour adatto a chi soffre di claustrofobia (come me), e che è potenzialmente pericoloso.
Si lavora infatti tutt'oggi nelle stesse condizioni di instabilità e poca sicurezza di un tempo.
Da quanto mi è stato riferito da chi ha preso parte al tour si incontreranno minatori al lavoro che ogni giorno scendono agli inferi, la temperature può arrivare sino a 40 gradi, e lavorano in condizioni di pericolo a centinaia di metri sotto terra.
Il tour costa men0 di €20 e si può prenotare a questo link.
A poca distanza da Potosi, in circa 30 minuti di minuti di micro si può raggiungere Tarapaya famosa per i bagni termali usati sin dai tempi degli inca.
Chiamato Ojo del Inca (occhio dell'Inca) per i suoi benefici luogo ideale se si è ala ricerca di un pò di pace e tranquillità circondati da uno scenario calmo e rilassante, montagne imponenti e silenzio.
I bagni termali sono usati dagli stessi locali, si paga l'ingresso, 7 bolivianos.
In circa 20 minuti di cammino per la montagna si arriva alla cima dove si trova il cratere del lago, nuotare in questa piscina naturale può essere pericoloso, ma la vista è spettacolare.
Si arriva a Tarapaya con un micro da Plaza Uyunu, per tornare bisogna aspettare lungo il ciglio della strada, i micro passano ogni 15/20 minuti.
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