Il Marocco è il Paese dei sensi per eccellenza, forse quello in cui colori e odori sono più accentuati che in altri luoghi in cui ho viaggiato.
L’odore del pane appena sfornato di prima mattina, quello senza lievito la cui pasta si prepara in casa e si porta al forno per farselo cuocere.
Odore di dolci, quelli zuccheratissimi, mielosi e fritti che vendono anche sulla spiaggia quando ci sono 35 gradi e tu hai il coraggio di comprare.
Odore di arance il cui succo è dolce come nessuna arancia di Sicilia lo sia mai stata o della shisha aromatizzata le cui nubi si dissolvono nell'aria e tu ti senti un pò come il Bruco di Alice nel Paese delle Meraviglie, scommetto che tutti ci siamo atteggiati come lui la prima volta che l'abbiamo fumata.
In Marocco si cucina tutto il giorno, le donne fanno prevalentemente questo. Il venerdì è la giornata del cous cous, che si comincia a preparare di prima mattina e segue ore di preparazione, alcune donne fanno il pane in casa, cucinano spesso e volentieri l'ottimo tajine.
Ma c’è una costante quasi artistica e dotata di una magia rituale che mi ha sempre affascinata e al cui invito non rifiutavo mai: la cerimonia del te.
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Il te marocchino è estremamente dolce eppure mantiene un gusto amaro allo stesso tempo, è una ottima bevanda con un significato profondo ed importante.
E' un gesto che palesa il benvenuto della famiglia all'ospite che per la cultura marocchina è molto importante, a cui si deve offrire il meglio.
Per lui si prepara il te e lo si fa mettondoci "anima 'e core" in segno di condivisione, rispetto ed apertura.
Le case marocchine secondo me sono create ed arredate avendo come idea di base la condivisione, dai lunghi divani che seguono il corso delle mura del salotto che ad occorrenza diventano comodi letti sino ad contenere 8 persone, al tavolo rotondo dove si posa l’unico piatto con il cibo dal quale si mangia con le mani e dove ogni giorno si svolge lo splendido rituale del te.
Una preparazione che segue tappe cadenzate e ripetitive, gesti e movimenti che diventano ipnotici quando arriva il momento di versarlo nei bicchieri.
Ogni giorno, più volte al giorno ero invitata a casa di signore locali per un te. Il mio pellegrinaggio di casa in casa era diventato un rituale tale e quale a quello della preparazione della bevanda.
Noi donne sedute attorno al tavolo del salotto mangiando e chiacchierando, ancora non capisco in che lingua, mentre la televisione mandava video musicali o telenovelas in burqa.
Al centro del basso tavolino viene posizionato il vassoio sui quali giacciono i bicchierini di vetro dal quale a piccole sorsate si beve questa incredibile bevanda.
Generalmente assieme al te viene servito pane o arsha, non so come si scrive ma è un pane di semolino piuttosto compatto e che ho potuto ricomprare anche nel quartieri arabo di Barcellona, olio di argan o dolci il cui ingrediente principale è la mandorla, giusto per rendere la merenda ancora più dolce di quanto già non lo fosse.
Quando pronto il te viene servito, da circa 30 centimetri più in alto del bicchiere si comincia a versare questa acqua fatta bollire con te verde cinese, lo Special Gunpowde, foglie di menta e addolcito da circa 7/8 zollette di zucchero, forse più.
Velocemente si versa tra un bicchiere e l’altro, si riversa tutto nella teiera e così avanti per qualche minuto sino a quando il capofamiglia ritiene che abbia il giusto sapore.
E’ un po’ come vivere una di quelle favole arabe, seduti a terra a gambe incrociate, il colore dei bicchieri e lo sfarzo del vassoio argentato, il tè viene versato magistralmente e con precisione nei bicchierini da “shot” rendendolo spumoso e una bevanda vitale ed energetica.
D'altronde questo è un te con l’anima, l’errouh che in arabo significa per l'appunto anima del te.
Il te viene servitor tre volte, seguendo lo stesso procedimento che gli donerà tre retrogusti differenti.
Un proverbio algerino recita
Il primo bicchiere è gentile come la vita,
il secondo bicchiere è forte come l’amore,
il terzo bicchiere è amaro come la morte.
Dolce nettare arabo, la cui tradizione vuole essere un invito, un gesto quasi intimo che in me ha fatto sviluppare un certo senso di appartenenza.
La preparazione non è molto complicata.
In genere si usa il te verde, il Marocco è il primo importatore di te verde nel mondo, lo si fa bollire il te in una teiera per almeno 15 minuti.
Senza mescolare si filtra. Si aggiunge lo zucchero, si fa bollire nuovamente a fuoco medio. Si aggiungono le foglie di menta per poi rimuoverle.
A questo punto il te è pronto e comincia lo show.
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