Wai O Tapu - The Thermal Wonderland in Nuova Zelanda

Aggiornato il: 9 Dicembre 2020
Scritto da: Giulia Raciti

Non sono piu abituata a svegliarmi presto o forse  nelle settimane che ho passato qui in Nuova Zelanda, dove dopo le 19 non c’è più niente da fare, mi sono semplicemente disabituata ad andare a dormire tardi.
Inoltre sin dal mio arrivo in Australia, con il passaggio alle Fiji con tempeste cicloniche annesse  internet e' stato una sorta di chimera.
Questo per me  significa rare connessioni, a volte cattive e quindi poco lavoro online, e parliamoci chiaro anche meno distrazioni.
Di fatto negli ultimi 2 mesi, su per giù, sono andata a dormire abbastanza presto per svegliarmi altrettanto presto. Una vita sana e disintossicata dalla rete. Ogni tanto ci vuole e mi fa sempre piacere avere avuto un pò di tempo libero senza avere l’ossessione di controllare le emails o il ranking dei miei siti ogni 40 minuti.

Mi è però bastato poco per tornare a fare nottate e avere difficoltà poi a svegliarmi prima delle 8.
Essendo in viaggio e non dovendo andare in alcun ufficio la mattina posso permettermi di svegliarmi  un po più tardi, non ho sveglie in genere e le mie giornate scorrono lente e tranquille seguendo i ritmi che decido di dare giorno per giorno. Ma capita che o c'e da prendere un bus molto presto, o un aereo o c'e un tour da fare che le ore per dormire diminuiscono drasticamente da 9/10 a 5.

Quando queste alzatacce mattutine accadano divento la persona più silenziosa della terra, questo a qualcuno potrebbe suonare più come un dono divino piuttosto che come un dramma, il problema vero arriva quando divento intollerante. Intollerante per le file, per il caldo, per il freddo, per il rumore e la gente in generale e mi ci vogliono ore per tornare a comportarmi come un normale animale sociale.

Ho avuto la stessa reazione ad Angor Wat in Cambogia quando la sveglia e' suonata alle 4,30 del mattino, stesso malumore quando ho dovevo prendere, dico dovevo perchè ho avuto il barbaro coraggio di perderlo, il bus da Queenstown per andare a Franz Josef e quando sono andata ad Abel Tasman senza avere un goccio di caffeina in corpo.
Posso annoverare la giornata a Way O Tapu come uno di quei giorni.

Andata a dormire alle 4 del mattino, causa lavoro che mi costringe a stare sveglia sino l'alba visto il fuso orario e l'ultimo update di Google che mi ha creato non pochi problemi, avrei dovuto svegliarmi alle 7. La gentile manager dell'ostello ha letteralmente sfondato la porta visto che non mi vedeva in giro quando sarei invece dovuta essere pronta zaino in spalla. Non avevo sentito nessuna delle 3 sveglie puntate.

In 20 minuti sono pronta, o quasi ho notato dopo 2 ore i calzini diversi, toast e caffè inclusi. Il pulmino arriva in anticipo e sono così costretta a salire senza avete il tempo di finire il caffè ancora un po' troppo caldo.
Nei venti minuti di macchina mi addormento a intermittenza, mi sveglia l’autista che ci invita a scendere per assistere all’eruzione di uno dei geyser più famosi di Rotorua: il Lady Knox geyser.
5 minuti dopo torno  al mio sedile ancora più stanca di prima e molto delusa, non solo per le dimensioni ma anche per la procedura di eruzione e la modalità che hanno resto questa sorta di spettacolo di 5 minuti, o forse meno,  che di naturale e di emozionante non aveva granché.

Ho aspettato l'eruzione del geyser come se fossimo in un teatro in attesa che la performance iniziasse. Pullman di turisti sono arrivati tutti insieme perché lo "spettacolo" si tiene ogni giorno alle 10.15.
Perché sempre a quell'ora? Perché il geyser viene volontariamente stimolato gettando nel cono una busto di sapone. Nel giro di qualche minuto la spuma bianca comincia a fuoriuscire e poi parte il getto di acqua che potrebbe raggiungere i 30 metri ma che in questo caso non avrà superato i 10. Nulla di impressionante soprattutto dopo avere visto quello naturale di Te Puia che e' sempre attivo, non richiede sapone, è più grande e decisamente più potente.

Per noi parlare poi degli altri turisti al 95% cinesi. Non sono stata in Cina ma mi chiedo se davvero non smettano mai di parlare, se non fosse per respirare.
Rispetto a parte, ma a conti fatti le occasioni in cui sono stata infastidita molto durante, spettacoli, albe, tramonti, eventi….la colpa era sempre di gruppi di 60 cinesi che hanno sempre molte cose importanti ed interessanti da dirsi, visto che non si zittiscono neanche quando gli viene esplicitamente chiesto di farlo.
Grazie a loro ricorderò l'alba ad Angor Wat più come un fastidio piuttosto che come un piacere.
Da questo geyser poco interessanti procediamo in pulmino vero la vera attrazione del giorno: Il parco Wai O Tapu - the Thermal Wonderland.

L'ideale sarebbe venire qui con in mezzo proprio visto che i Tours danno circa un'ora e mezza di tempo per visitarlo che dal mio punto di vista è appena sufficiente per coprire i 3 percorsi. Ma se non si ha patente internazionale o una macchina il tour organizzato è l’unica soluzione. Bhe l’altra sarebbe non andarci.
Nonostante la bellezza del parco questa fretta che mi e' stata messa mi ha più fatto pensare a controllare l'ora piuttosto che fermarmi e sedermi di fronte a qualche cratere in ebollizione o a contare ed individuare i numerosi colori nelle pozze, nei crateri, nelle cave.
La Champagne Pool è forse quello che più ha attirato la mia/nostra (il sentimento era comune) attenzione. Questa è una enorme pozza di acqua (65 metri di diametro per 62 di profondità) a 75 gradi proprio nel mezzo del parco.  In questa sorta di laghetto vaporoso si possono distinguere numerose chiazze in acqua dai colori più disparati: arancioni, verdi, gialle. L'acqua inoltre "frizza".
Attraverso questa enorme pozza fumante fermandomi a metà del ponticello che lo attraversa e mentre faccio le doverose foto-ricordo penso che se non ci fosse stato il sole e il cielo azzurro quella scena avrebbe potuto acquistare toni spettrali.

La temperatura dell'acqua delle diverse cave e laghi  varia tra i 75 e i 100 gradi ma soprattutto acquisisce colori tra i più vivaci ed in alcuni casi imprevedibili.
Qui si mischiano infatti diversi elementi chimici, tra cui zolfo, manganase, antimonio, silice, che colorano le superfici donando colori che vanno dall'arancione sino all'incredibile verde acido del cratere chiamato Devil’s Bath.

Il diavolo compare diverse volte nei nomi di questi crateri, la casa del diavolo, il bagno del diavolo, il cratere dell'inferno.
Come dare torto? Sembra di essere all’inferno a cielo aperto, percepisco qualcosa di infernale nell'aria sarà forse il forte odore di zolfo o il vedere questo fango bollire facendo un rumore che nel silenzio piu totale richiama alla mia mente l'idea degli inferi che ho sempre avuto sin da quando ero bambina.

Caldo, silenzio, crateri profondi che ti portano al centro della terra dove si decide delle nostre sorti a nostra insaputa.

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Scritto da Giulia Raciti

Esperta di Africa e Latino America sono in viaggio dal 2011. Attualmente a bordo di un van. Ho fatto un giro del mondo in solitaria durato 3 anni. Scrivo delle destinazioni che visito. Mi occupo di realizzazione viaggi personalizzati e su misura in Africa e Sud America sul sito dedicato Kipepeo Experience.

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