La mia prima volta in Kenya e cosa ho imparato

Aggiornato il: 18 Aprile 2023
Scritto da: Federica Beretta

Il Kenya non è una nazione che mostra il suo carattere tutto in una volta. Ha molte sfaccettature e una poliedricità che va indagata e scoperta solo vivendola, meglio se in punta di piedi. Ho impiegato tre settimane a scorgere la figura intera che mi è apparsa poco a poco come in un puzzle, aggiungendo pezzo dopo pezzo.

Ogni pezzo è stato per me illuminante: l'ho osservato, l'ho rigirato tra le mani, l'ho affrontato in mille discorsi e poi l'ho incastrato agli altri tasselli.
Qui li racconto, uno per uno, affinchè possiate visualizzare ciò che mi si è figurato dopo giorni di vita tra Nairobi, Mombasa, Kwale e il piccolo villaggio di Golini dove ho abitato.

Ogni episodio ha un significato affettivo molto forte per me. Spero di potervi trasmettere ciò che mi ha sorpreso ed emozionato, tanto da farmi sempre pensare di ritornare tra le meraviglie di questo Paese.

Questo per dirvi che se volete avere una idea completa del Kenya gli va dedicato il giusto tempo: una toccata e fuga non basta per vederlo completo di ogni suo pezzo. Servono almeno due settimane per vedere le diverse anime che il Kenya ha da offrire, qui presento quelle più significative per me. Che ogni viaggiatore, poi, possa scoprirle da sè.

casa

NAIROBI

La mattina del mio arrivo a Nairobi, nell'ufficio di Debby, è entrato il casco di banane più grande che avessi mai visto. Non che camminasse da solo ma era come se lo facesse: il ragazzo che lo portava era nascosto dietro l'intero ramo. I frutti acerbi, di un verde brillante, sfioravano il suolo e arrivavano a un metro e ottanta di altezza. Solo più tardi avrei capito perchè un giovane arrivasse con tante banane, dalla campagna al terzo piano di uno stabile del centro di Nairobi. Semplicemente per venderle.

Che con tutti i mercati di strada che ci sono in Africa fossero invendibili? Ebbene no, era un normalissimo servizio a domicilio per il quale gli impiegati del palazzo avrebbero ringraziato: chi ha più tempo di andare al mercato a comprare le banane in una metropoli caotica e in rapida modernizzazione come Nairobi?!

Con Stacy ho preso un matatu, il primo della mia vita, dal downtown alla periferia ovest di Nairobi. Non avevo idea di cosa realmente significasse periferia, se non per nozioni raccolte nel corso di una vita e immagini da pelle d'oca impresse nel retro della memoria. Arrivare al suo appartamento e attraversare uno degli slum a piedi, mi ha messo davanti alle reali condizioni di vita della gente che ci vive ogni giorno.  Ho sentito lo schiaffo in faccia bello forte. Non c'era posto nemmeno per appoggiare i piedi a terra, le porte di casa erano sprangate, metà dei contatori della luce disattivati, i bambini malati urlanti in strada, povertà e degrado oltre l'assoluto.

Una città, due anime opposte e un divario incolmabile tra loro.

cifor banana
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MOMBASA

Mombasa è la seconda città del Kenya e il crocevia per raggiungere i villaggi turistici sulla costa: Diani a sud, Malindi e Watamu a nord.

Dalla metropoli a Diani, con le spiagge più belle del sud, la distanza è breve e certamente meno complessa se la si percorre in taxi. Io, invece, ho scelto i mezzi pubblici e la ferry.

Il traghetto che mi ha portata a Kwale parte proprio da Mombasa. Il porto si chiama Likoni e la chiatta trasporta migliaia di persone al giorno alla riva opposta, senza interruzioni. Io, l'unica donna bianca a prendere il mezzo di trasporto più popolare e lento, avevo tutti gli occhi puntati addosso. Mi sono sentita spesso così tanto osservata nel Kenya dei villaggi che avrei conosciuto di lì a poco.

Ogni viaggiatore, che voglia fare un'esperienza immersiva e a ritmo lento, deve prendere questo traghetto affollato che lo avvicina immediatamente alla quotidianità di miglia di persone.

E' da qui che chiunque voglia raggiungere Diani Beach deve transitare. Che lo si faccia a piedi o su un mezzo privato questo passaggio segna intensamente: si accorciano le distanze tra culture e si ha il primo approccio con i ritmi africani.

diani beach

KWALE e GOLINI

E' nei villaggi che sono entrata in contatto profondo con la cultura del Kenya, lì dove è ancora fortemente radicata. E' vivendo con le persone che ho ricercato una naturale sintonia e ho capito quanto fosse difficile capire chi ha basi culturali tanto diverse. Ed è sempre nei micro villaggi di Golini e Kwale che vivendo ho scoperto e mi sono allineata ai cuori della gente, mi sono fatta mille domande senza trovare mai risposte e ho vissuto i forti contrasti dell'Africa.

Mi ha sorpreso vedere che sono solo donne a gestire le faccende di casa, a coltivare i campi, a cucinare, a prendere l'acqua al pozzo, a vendere le verdure al mercato. Le donne creano anche oggetti artigianali e preparano i mattoni d'argilla per costruire le case. Gli uomini, invece? Grandi assenti fin dal primo mattino, conducono una vita sociale fatta di ritrovi ai ristoranti di quartiere e provano a fare gli imprenditori in qualunque settore li appassioni.

Qui ho capito che l'Africa è fatta dalle donne, anche se carattere e personalità dominanti sono propri degli uomini.

In questi villaggi, raggiungibili solo a piedi o con i piki piki (moto taxi), è possibile fare visita alle piccole realtà contadine o alle scuole. Spesso infatti ci sono progetti locali o internazionali che ne supportano le attività. Fare visita e portare un sorriso o mille strette di mano è uno scambio appagante per entrambe le culture. Farlo con rispetto significa essere turisti responsabili.
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IL PUZZLE COMPLETO

Viaggiare in Kenya, oltre i famosi e bellissimi parchi, è stata una grande esperienza di vita. Il legame che ho instaurato con questo paese immenso è forte e perdura nel tempo. Aprire questi ricordi del cuore a chi subisce il fascino dell'Africa è un mio personalissimo modo per avvicinare i viaggiatori al Kenya.

Prima di partire lasciate a casa ogni aspettativa. L'Africa è un continente difficile, le cui regole - se esistono - si scoprono solo vivendole. E' difficile incanalare tutto alla perfezione, rispettare piani predefiniti ed evitare ogni intoppo possibile. Questo è il Kenya e questa è in linea di massima l'Africa.

Lasciatevi ammaliare dalla natura rigogliosa e ruggente ogni giorno, fatevi incantare dai cieli infiniti e rapire dalle notti stellate, di essere delle carte assorbenti per le grandi emozioni che vivrete. Invito ad aprirvi e a proteggervi allo stesso tempo, perchè vedrete tanta bellezza ma anche tanta durezza e molti contrasti.

Il Kenya così com'è. Come si ama una madre che è nutrice e insegnante, alla quale si crede per istinto senza pretendere infallibilità. Solo così godrete del tutto, solo così quel puzzle di cui vi parlavo sarà anche vostro.

piki_piki
cucina
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Scritto da Federica Beretta

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Amo muovermi a ritmo lento, uso i mezzi pubblici consapevole che solo così mi possa sentire parte del mondo che mi circonda e che possa osservare tutto in maniera immersiva ed empatica. Ho un debole per l’Africa e una passione in particolare per il Senegal.

Consulente e specialista Senegal e Kenya

2 comments on “La mia prima volta in Kenya e cosa ho imparato”

  1. È un post molto bello, vero, si sente l'anima, questa è l'Africa che sogno da una vita; grazie per averla così raccontata.

    1. Grazie Alessandra! Non sai che piacere leggere il tuo commento stasera che ancora sogno di Africa. Non c'è nulla da fare una volta che la scopri non ti lascia più e ogni volta che ne parlo lo faccio con il cuore aperto e gli occhi che luccicano. Felice che si percepisca! Se è il tuo sogno... Coltivalo 🙂

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