Perché seguire le proprie passioni è la chiave del successo e della realizzazione personale e professionale

Stavo parlando con mia zia Micaela seduta sul divano e bevendo un caffè (all'italiana) di come sono arrivata a lavorare come Seo, professione di cui lei sapeva ben poco se non niente, e di come soprattutto possa passare così tanto di fronte a un computer lavorando senza lamentarmi mai, anzi dimostrando sempre molto entusiasmo.
La prima cosa che le ho detto è stata “sono riuscita a fare di una mia passione il mio lavoro e quello che per te è un peso per me è un piacere”.

Così è cominciato il mio racconto. La mia memoria è andata a ritroso di più di 10 anni.
Questa frase mi ha fatto pensare e mi ha infatta riportata al 2001 quando stavo frequentando l’ultimo anno di università a Roma, scrivendo la tesi e lavorando contemporaneamente come PA per il capo ufficio Stampa dell’ENIT nonché professore di tesi Franco Paloscia.

laurea

Io con la mia famiglia il giorno della mia laurea

Avevo 21 anni e stavo frequentando il corso di Economia e Gestione delle Imprese turistiche.
Il Prof. Paloscia, professore di cattedra del corso, mi chiese di andare a lavorare come stagista presso l’ENIT.
Non avevo più corsi da seguire tanto meno esami, mancava la tesi, quindi di tempo ne avevo abbastanza e per di più pensai che un’esperienza di lavoro non retribuita durante gli studi mi sarebbe pesata meno di una non retribuita da non più studentessa.
Cominciai a lavorare a gennaio 2001, dalla mattina alle 8 sino il pomeriggio alle 18, 5 giorni a settimana. Lavorai gratis per i primi 5 mesi, poi venni assunta.
Nel mentre stavo buttando giù qualche idea per la mia tesi.
L’idea iniziale era un piano di marketing volto alla rivalutazione delle zone rurali della Sicilia. Un piano di marketing classico.
Il professore, un po’ old style, che non sapeva utilizzare il computer e che per le cose più semplici a tal riguardo chiedeva la mia consulenza, notò che mi divertivo a navigare, giocavo con il frontpage e digitavo alla tastiera veloce come un lampo. Erano i primi anni in cui si parlava di internet, la wifi non si sapeva cosa fosse tanto meno c'erano le connessioni veloci.
Fu così che il professore con cui condividevo la stanza notò, prima di me, la mia passione per questo nuovo mondo.
Una mattina come tante, mentre io aspettavo già seduta alla mia postazione e scrivevo l’ennesimo comunicato stampa da inviare ai giornalisti (via fax), il professore Paloscia mi disse “Giulia, la tua passione è il computer e questo inernet. Perché invece di scrivere di un piano di marketing classico non fai una tesi sperimentale sulle nuove tecnologie e il turismo? TI piace questo mondo e dovresti seguire questa tua passione…”
La mia reazione iniziale fu di sbigottimento. Stava smontando letteralmente un piano di lavoro già impostato e di cui andavo orgogliosa.
Mi convinco e comincio a lavorare su questo nuovo progetto. Nel 2001 non c’erano fonti, ricordo ancora i titoli di articoli che parlavano di internet come “il grande Flop”, le persone con cui parlavo mi davano letteralmente della pazza quando descrivevo il mio progetto, mi dicevano che non avrebbe mai funzionato e che internet non sarebbe mai riuscito a spodestare il classico marketing e la pubblicità tradizionale.
Insomma una perdita di tempo.
Imperterriti e convinti che quella fosse la strada giusta abbiamo cominciato con l’indagine. A quel punto sia io che il “prof” stavamo vedendo come invece le cose stessero cambiando e ci stavamo sempre più convincendo che forse questa idea per quanto folle potesse essere lungimirante.
Ricordo il periodo di scrittura tesi come uno dei più divertenti dei miei anni di studi. Era un piacere passare ore navigando in questo sconosciuto internet scovando quei pochi e rari articoli sull’internet marketing, non sono neanche sicura si parlasse di web marketing al tempo o se si si era agli albori.
Dopo 6 mesi in cui mi ero divisa tra il lavoro 8 ore al giorno e le nottate passate a scrivere ed analizzare le poche risorse online e tirando le mie conclusioni la tesi era finita.

200 pagine di indagine sperimentale di un settore di cui nessuno ancora aveva parlato e soprattutto scritto.
Una lavoro considerato rivoluzionario che venne pubblicato sull’annuario del turismo 2002, una bella soddisfazione per una giovane di 22 anni.
Questa tesi è stata la chiave per i successivi lavori che ho trovato da lì sino ad ora.
Mi sono specializzata in web marketing prendendo poi la strada SEO, non ho mai smesso di lavorare in un settore che mi è sempre piaciuto e che mi ha sempre portato a svolgere mansioni e ruoli di lavoro che erano al limite tra la mia passione e il lavoro.
Franco Paloscia mi ripeteva instancabilmente che il segreto del successo è seguire e fare quello che ci piace, perché solo un lavoro fatto con passione e amore porterà alla nostra realizzazione personale. Si rischia e si seguono le proprie intuizioni ma soprattutto si prendono le proprie responsabilità, male che vada si è fatto qualcosa che ci ha divertiti.

Per tale motivo nonostante l'assunzione all'ENIT mi licenziai 1 mese dopo la laurea, con i miei genitori che mi davano della matta. Eppure sapevamo entrambi (io e il professore) che quello non era il mio mondo e non ero fatto per stare seduta dietro una scrivania a sbrigare carte per qualcun altro. Non era il mio posto e quello non era il mio lavoro.
Dopo qualche giorno dal mio licenziamento lavoravo già in una web agency facendo qualcosa che mi piaceva e continuando in un percorso cominciato mesi prima.
Nasceva il web marketing, non ero più una pazza.
Negli anni successivi da autodidatta ho cominciato ad interessarmi a questo nuovo mondo.
Pagai di mia tasca un corso di Seo a Roma dove scoprì Giorgio Tave, unica fonte italiana Seo che mi piace seguire e di cui consiglio il forum per webmaster, che all'epoca viveva in Thailandia. Stavo imboccando la mia strada a mia insaputa, stavo facendo il possibile per riuscirci e mi stavo divertendo.
Le cose non sono sempre state in discesa o semplici, anzi. Ho lavorato sodo e duro, ho vissuto in posti che non mi sono piaciuti ma ho continuato a credere che quella fosse la mia strada e ho perseverato, perché quello che mi spingeva ad andare avanti era l’amore per quello che facevo e la convinzione che stessi facendo la cosa giusta.

lavorando in messico

Io lavorando a Isla Holbox (Messico)

Non ci sono scorciatoie per riuscire a realizzarci nè strade più semplici delle altre. Ma se questo percorso in salita e a volte difficoltoso è colorito e condito dalla passione e l’amore per quello che si fa non solo non risulterà pesante ma ci porterà dovunque vogliamo.
Seguire le mie passioni mi ha non solo portata a fare un lavoro che mi continua a piacere, che mi entusiasma e che mi diverte ma mi ha anche permesso di modellare la mia vita secondo le mie esigenze senza rinunciare a nulla.
Ed ad oggi penso che semplicemente facendo quello che mi piaceva sono riuscita a  girare il mondo,  sono riuscita a finanziare questa esperienza dedicandomi a una professione che amo, che posso svolgere da qualsiasi parte e soprattutto che si confà al mio modo di essere così imprevedibile e creativo.
Se quel giorno del gennaio 2001 Franco Paloscia non mi avesse detto che avrei dovuto fare qualcosa che ritenevo fosse più affine ai miei gusti e ai miei interessi piuttosto che fare quello che "per la mia famiglia era giusto fare" probabilmente ora non sarei qui (Argentina) vivendo la migliore delle vite possibili (per me, ovvio).

Aggiornato il: 15 Marzo 2024
Scritto da: Giulia Raciti
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Scritto da Giulia Raciti

Esperta di Africa e Latino America sono in viaggio dal 2011. Attualmente a bordo di un van. Ho fatto un giro del mondo in solitaria durato 3 anni. Scrivo delle destinazioni che visito. Mi occupo di realizzazione viaggi personalizzati e su misura in Africa e Sud America sul sito dedicato Kipepeo Experience.

7 comments on “Perché seguire le proprie passioni è la chiave del successo e della realizzazione personale e professionale”

  1. Brava, Brava, Brava! mentre leggevo mi sono venute le lacrime agli occhi e non scherzo!
    E' sempre bellissimo sentire o leggere di qualcuno che crede nei suoi sogni, che ha il coraggio di rischiare! Muore lentamente, diceva Neruda, chi non capovolge il tavolo! mi piace quello che hai scritto forse perchè mi sento molto vicina a te

    un abbraccio elisa

  2. Complimenti, ti seguo giornalmente su FB e apprezzo tutto quel che posti e che dici.
    Ti invidio,stai vivendo la vita nel "miglior modo possibile" anche per me!!!
    Ciao a presto.
    Corrado

    1. Ciao Corrado,
      grazie per il tuo commento. I vostri commenti, la vostra partecipazione è stata in più occasioni una spinta in più a continuare in questo percorso che non ti nascondo mi ha stancata molto in alcune occasioni.
      Grazie per seguirmi e per farmi compagnia 🙂
      Un saluto
      Giulia

  3. Condivido pienamente che quando si è giovani bisogna rischiare. E quando non lo si è piu, ma si ci sente ancora tali e non si hanno ancora responsabiltà (come figli), si può ancora seguire il proprio istinto.
    E comunque non condivido con te che "Se quel giorno del gennaio 2001 il tio prof non ti avesse detto.." , tu non saresti partita. Forse ci saresti stata di più a capir cosa realmente ti interessava, però ci saresti arrivata. In bocca al lupo!!!

    1. Ciao Fabio,
      grazie per il tuo commento.
      La mia conclusione non è in relazione al viaggio quanto piuttosto al fatto che quest'uomo, che purtroppo oggi non c'è più, mi ha fatto capire che anche quando tutti mi dicevano che stavo facendo una pazzia io avrei dovuto continuare ed insistere se credevo in quello che facevo e soprattutto se mi piaceva.
      In quegli anni tutto avrei potuto immaginare tranne che internet diventasse quello che è adesso, sembravano discorsi tutti campati in aria...ma lui visionario creativo quale era forse ci aveva già visto lungo.

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