Palau Pinang e George town – Meltinpot di cultura e cibo

La Malesia non è stato uno dei Paesi nel Sud Est Asiatico che mi è stato fortemente consigliato dai viaggiatori che ho incontrato in questi mesi di cammino.
In molti mi hanno addituttra consigliato di saltarlo, altri invece di visitarlo velocemente, errore che ho fatto anche  (più che altro per questioni di tempi calcolati molto male) io riducendo così le mie tappe a due principali destinazioni, Penang e Kuala Lumpur, altri invece lo hanno liquidato velocemente definendolo noioso.

Eppure sebbene la mia permanenza sia stata davvero breve, ammetto che questo Paese mi ha stupita facendomi rimpiangere di non avere riservato sufficiente tempo per scoprirlo come credo invece meriti.

Per chi arriva dalla Thailandia versante occidentale in genere le tappe quasi obbligatorie sono Langawi e Palau Penang.
Langawi è l’isola più grande e più vicina alla frontiera thai mentre Penang è quella immediatamente successiva che con il senno di poi posso dichiarare sicuramente essere non nota per le spiagge o il mare azzurro, come erroneamente credevo io sino a qualche ora prima di arrivare.

Chi viene a Pinang infatti non lo fa nella speranza di guadagnare una tintarella su spiagge bianche e paradisiache ma per la particolarità di questo luogo, e in particolare di Georgetown, che secondo me la rende un’ottima introduzione alla cultura malesiana.
In Malesia, e ovviamente anche a Penang, infatti diverse culture si uniscono e si fondono rendendolo un Paese sui generis rispetto il resto dell’Asia.
Palau Penang è allo stesso tempo palazzi nuovi e grattacieli affiancati a quelli coloniali di GeorgeTown, la capitale dell'isole e dello stato di Penang, caratterizzata da portici che fungono da riparo sia nelle giornate di pioggia che nelle giornate di sole.
Ma oltre questo meltinpot architettonico quello che risalta subito agli occhi, e che diventerà una costante nel viaggio in Malesia, è la varietà culturale.
Passeggiando per le strade poco trafficate dell’isola, poco trafficate di giorno,  è infatti facile imbattersi in donne mussulmane con veli in testa, alcune ma poche in burqua, o in donne che indossano sahari coloratissimi o cinesi. E stavolta non si tratta di turisti.

Camminare sotto i portici, magari fermandosi di tanto in tanto in qualche hawkers, venditori ambulanti, per bere un caffè malesiano freddo o per mangiare un piatto tipico, vi porterà a scoprire una città multiculturale e coloniale in cui splendidi templi cinesi si ergono accanto ad enormi moschee e dove si può assaporare la vera vita asiatica in una nazione in cui gli abitanti sebbene così diversi per culture e tradizioni hanno un qualcosa in comune, poco importa che si indossi un velo in testa o un sahari o che si creda in Buddha, in Hallah, in Confucio o in Gesù Cristo.

Il miglior punto di partenza per scoprire Palau Penang è GeorgeTown, il piccolo centro antico e coloniale in cui si trova la maggior parte delle guesthouse a basso costo, in particolare la zona di Chinatown che offre numerose opzioni a basso costo e di buona qualità.
Io ho alloggiato al Crystal GuestHouse dove una camera in dormitorio con aria condizionata che costa poco più di $5.
A poca distanza da Chinatown c’è Little India, un tripudio di colori, donne in sahari e ristoranti in cui si cucina curry, naan, pollo e questi fantastici pancake con verdure o carne.
Il tutto rigorosamente speziato, e poco importa che vi venga assicurato che di piccante non c’è niente, la nostra percezione è completamente diversa e se non siete mangiatori di piccante vi troverete anche voi a sputare fuoco stile Grisù!
Una cena a un ristorante indiano non costà più di $2, drink incluso.
Se si è stanchi di ChinaTown e Little India basta camminare per qualche minuto per trovarsi nel quartiere islamico.

Ma a parte questo aspetto culturale che ho trovato estremamente interessante ho scoperto che le principali ragioni per venire a Penang sono due: una molto pratica e una “ingrassante”.
Palua Pinang è un destinazione nota per chi vive in Thailandia (credo prevalentemente al sud visto che non avrebbe senso arrivare sin qui da Chiang Mai) e ha bisogno di rinnovare il visto per 2 ulteriori mesi.
In particolare pr chi vive a Koh Lipe, dove ci sono molte scuole di scuba diving e dove gli istrutturo sono prevalentemente stranieri, Penang è il posto più vicino per prolungare o rinnovare il visto e farlo senza spendere troppo.
Le agenzie di Koh Lipe organizzano il viaggio dall’isola thailandese a Pinang per 850 baht (€21), viaggio che include barca e minibus.
Il secondo motivo che ovviamente ho voluto testare di persona è il cibo.
Pare che Pinang sia infatti la destinazione più famosa per quanto riguarda la cucina asiatica, che si voglia mangiare malesiano, cinese, indiano o arabo qui ce n’è per tutti i gusti ovviamente non manca il cibo thailandese e per la mia felicità ho anche trovato quello birmano!
Tornano le spezie nella dieta, se non si mangia piccante avvertire prima di lasciare il cuoco destreggiarsi ai fornelli.

Forse a prima vista la città potrebbe non piacere se poi si crede che siccome si è in un’isola allora si potranno passare alcuni giorni in bikini e pareo allora si è completamente fuori strada.
Georgetown è fatta per chi vuole sperimentare cibo nuovo e soprattutto ottimo, per chi non si lascia intimorire da culture diverse e religioni ma riesce a vedere la bellezza di questi miscugli in cui tradizioni, credo e lingue convivono pacificatamente ed in armonia.
Trattandosi di un Paese prevalentemente mussulmano raccomando di vestire in maniera appropriata, evitate pantaloncini troppo corti, ma una canottiere va bene, questa zona è abbastanza internazionale pertanto nessuno vi guarderà con sguardi d’orrore se non sarete tutte coperte (e mi riferisco alle donne) ma ricordiamoci che un po’ di rispetto va sempre portano quindi senza dovere indossare una tuta da sci basteranno una maglietta a maniche corte e un pantaloncino sino sopra il ginocchio o una gonna per potere passeggiare senza sentirsi fuori luogo.

Cosa magiare a Penang

Un tour gastronomico alternato a un tour dei palazzi antichi e coloniali di Georgetown credo che sia l’ideale.
Gente dalla Cina e dall’Asia intera viene qui solo ed esclusivamente per il mangiare, una sorta di toscana asiatica dove le prelibatezze non sono, purtroppo, salami e prosciutti, sì mi mancano, ma che si difendono comunque bene vista la varietà.
Facile imbattersi in kopitiams, i coffee shops cinesi, nei Mamak, ristoranti Indo-Musulmani e venditori di strada.
Tra i principali piatti da provare consiglio: Satay, Penang assam laksa, Roti canai, Char kway teow, nasi lemak.
Il mio piatto preferito si chiama Chay Pot che è fatto con una sorta di pasta che chiamano noodles ma che non sono i classici noodles che possiamo immaginare, cucinato con verdure, uovo e carne macinata in un vaso di terracotta.
Per chi poi è un “paninaro” come me, ovvero non può vivere senza pane, a  Georgetown si possono trovare panifici con pane ottimo e cornetti.
Qui per la prima volta mi sono sentita a casa bevendo un caffè e agguantando un cornetto con la cioccolata, in realtà i cornetti erano 2.
Ho anche avuto la fortuna di scoprire questo panificio che si trova sulla strada principale accanto al Crystal GuestHouse dove il pane è ottimo e per $1 si può mangiare la focaccia, altra pietanza che una volta trovata ho dovuto acquistare in quantità industriali, per i momenti di emergenza.

Aggiornato il: 15 Marzo 2024
Scritto da: Giulia Raciti

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Scritto da Giulia Raciti

Esperta di Africa e Latino America sono in viaggio dal 2011. Attualmente a bordo di un van. Ho fatto un giro del mondo in solitaria durato 3 anni. Scrivo delle destinazioni che visito. Mi occupo di realizzazione viaggi personalizzati e su misura in Africa e Sud America sul sito dedicato Kipepeo Experience.

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